| adminWebmaster
 
      
 
 
 Regione: Italy
 Prov.: Pisa
 Città: Capannoli
 
 
   24880 Messaggi
 | 
                    
                      |  Inserito il - 17/05/2010 :  10:23:06     
 |  
           	| E' facile smettere di fumare, se sai come farlo! 13 
 (di Alle Carr)
 
 (tredicesima parte)
 
 ---------
 
 Capitolo 26
 
 - Il fumatore che si nasconde -
 
 Chi fuma di nascosto dovrebbe far parte dei fumatori occasionali, ma
 gli effetti del fumare in segreto sono così insidiosi che possono
 perfino condurre alla rottura di relazioni personali e meritano un
 capitolo a parte; nel mio caso furono quasi la causa di un divorzio.
 
 Ero nella terza settimana di uno dei miei falliti tentativi di
 smettere, tentativo intrapreso perché mia moglie era preoccupata per
 il mio respiro affannoso e per la tosse. Io le avevo detto che non ero
 preoccupato per la mia salute e lei rispose: "So che non lo sei, ma
 come ti sentiresti tu se dovessi vedere qualcuno che ami
 sistematicamente distruggersi davanti ai tuoi occhi?". Era
 un'obiezione alla quale non potevo rispondere per cui decisi di
 provare, ma il tentativo fallì dopo tre settimane per un litigio con
 un vecchio amico. Fu solo anni dopo che capii che la discussione era
 stata deliberatamente causata dalla mia mente alterata di fumatore.
 
 All'epoca mi sembrò che la mia ira fosse più che giustificata, ma ora
 non credo che fosse una semplice coincidenza il momento del diverbio,
 perché non avevo mai litigato con lui prima né lo feci dopo; la causa
 era stata ovviamente il "piccolo mostro al lavoro".
 
 Fatto sta che trovai la scusa che inconsciamente cercavo, e
 ricominciai a fumare.
 
 Non potevo vedere mia moglie dispiaciuta, quindi fumavo solamente
 quando ero solo. Poi incominciai a fumare anche in compagnia di amici
 e arrivai al punto che tutti sapevano che avevo ricominciato tranne
 mia moglie. Ricordo che all'epoca ero piuttosto felice. Pensavo: "Per
 lo meno fumo meno". Un giorno, però, lei mi accusò di fumare e di
 averle mentito, e mi parlò di tutte le volte che avevo causato un
 litigio ed ero uscito di casa sbattendo la porta, di altre volte in
 cui avevo impiegato ore a fare delle commissioni da cinque minuti o di
 altre occasioni in cui l'avrei invitata a venire con me e invece avevo
 inventato qualche pietosa scusa per uscire da solo.
 
 Poiché la divisione tra fumatori e non fumatori socialmente si amplia,
 aumenta il numero delle occasioni nelle quali la compagnia di amici o
 familiari è ristretta (o addirittura evitata) a causa del fumo. Il
 peggior aspetto del fumare di nascosto è che alimenta nella mente del
 fumatore la menzogna, il senso di privazione e, nello stesso tempo, la
 mancanza di autostima per avere ingannato amici e familiari. È
 probabilmente successo anche a te o sta ancora succedendo.
 
 A me è accaduto varie volte. Hai mai visto alla televisione quella
 serie di film del detective Colombo? La trama di ogni episodio è
 simile. Il malvivente, normalmente un ricco e rispettato uomo
 d'affari, commette quello che lui ritiene essere l'omicidio perfetto e
 la sua sicurezza nel fatto che la farà franca è ulteriormente
 rafforzata dallo scoprire che a capo dell'indagine è stato messo
 l'ispettore Colombo, dall'aspetto trasandato e privo di qualunque
 forma di carisma.
 
 Colombo usa sempre la tattica frustrante di chiudere la porta dopo
 l'interrogatorio durante il quale ha rassicurato la persona sospetta
 di essere stata scagionata, ma prima che il sorriso di soddisfazione
 svanisca dal volto dell'assassino, Colombo riappare dicendo: "Vorrei
 solo che Lei mi chiarisse un piccolo dettaglio...".
 La persona sospetta tartaglia un po' e Colombo finirà col farla confessare.
 
 Indipendentemente dall'atrocità dell'assassinio, la mia simpatia
 andava al colpevole. Era come se io fossi il criminale, e così era
 esattamente come mi sentivo quando fumavo di nascosto: le ore nelle
 quali non mi era concesso farlo, e poi quando mi rifugiavo in garage
 per una fumatina, i dieci minuti passati tremando al freddo
 chiedendomi dov'era il piacere, la paura di venir scoperto da mia
 moglie che avrebbe trovato dove nascondevo le sigarette, l'accendino e
 i mozziconi, il sollievo di ritornare a casa senza essere stato
 smascherato, seguito immediatamente dalla paura che lei avrebbe potuto
 sentire l'odore di tabacco nel mio alito o sui miei vestiti. Mano a
 mano che i rischi aumentavano, cresceva anche la certezza di poter
 venire colto in fallo. Poi l'umiliazione finale e la vergogna quando
 questo accadde, seguito dal tornare immediatamente a fumarne una dopo
 l'altra.
 
 Oh , le gioie di essere un fumatore!
 
 Capitolo 27
 
 - Un'abitudine collettiva -
 
 Il numero delle persone che smettono di fumare è apparentemente in
 aumento; dico apparentemente perché insieme alle persone tra i trenta
 e cinquanta anni che decidono di smettere, vi è un numero sempre
 maggiore di donne e di giovani che invece fumano.
 
 È innegabile che l'attitudine sociale verso il fumo è mutata negli
 ultimi anni. La salute e il danaro sono i motivi principali per cui
 vorremmo smettere, motivazioni peraltro sempre esistite. Non abbiamo
 bisogno degli avvisi riguardanti il cancro per sapere che le sigarette
 ci distruggono: i nostri corpi sono macchine molto sofisticate e
 qualunque fumatore sa, appena tirata la prima boccata, che il fumo è
 un veleno.
 
 Il solo motivo per cui si inizia a fumare è l'influenza che gli altri
 hanno su di noi e l'unico aspetto (insidiosamente) positivo che il
 fumo ha mai avuto è che una volta era considerato un'abitudine sociale
 perfettamente accettabile. Oggi viene riconosciuto dai fumatori stessi
 un atteggiamento che crea imbarazzo in società.
 Un tempo gli uomini forti fumavano e chi non lo faceva veniva
 considerato una pappamolle e noi tutti ci siamo sforzati per cascare
 nella trappola. In ogni circolo, osteria o bar la maggioranza degli
 uomini inalava ed esalava con orgoglio volute di fumo, che,
 trasformandosi in nubi, avvolgevano permanentemente gli avventori, e
 ristagnando sulle loro teste finivano con il colorare di marrone i
 soffitti.
 
 Oggi la situazione si è capovolta: l'uomo forte non ha bisogno di
 fumare, non ha bisogno di dipendere da alcuna droga.
 
 Con la mutata percezione sociale del fumo moltissimi considerano
 seriamente di smettere, e oggi i fumatori vengono generalmente
 ritenuti dei deboli.
 
 La tendenza più significativa che ho notato da quando ho scritto la
 prima versione di questo libro (nel 1985) è l'enfasi sempre maggiore
 che viene posta sull'aspetto di rifiuto sociale verso il fumo e i
 fumatori.
 
 I tempi in cui la sigaretta era il distintivo della donna sofisticata
 e del "duro" sono ormai passati. Tutti sanno che l'unica ragione per
 cui la gente continua a fumare è perché non è riuscita a smettere o ha
 troppa paura per provarci. Ogni giorno il fumatore è assediato da
 cartelli di divieto in luoghi pubblici e negli uffici, ed è attaccato
 continuamente dalle prediche di non fumatori ed ex fumatori, ragion
 per cui deve mutare il suo atteggiamento. Ho visto di recente gesti
 che vedevo fare da ragazzo ma da decenni non notavo più, come far
 cadere la cenere nella mano o nelle tasche per non subire l'imbarazzo
 di chiedere un portacenere.
 
 Anni fa mi trovavo in un ristorante, era mezzanotte e quasi tutti
 avevano finito di mangiare. Questo era solitamente il momento dei
 sigari e delle sigarette, ma nessuno fumava. Pensai con presunzione:
 "Beh, evidentemente il mio lavoro incomincia a dare i suoi frutti", e
 chiesi al cameriere se era un ristorante per non fumatori. Rispose di
 no. Pensai: "So che parecchia gente sta smettendo ma qui ci deve pur
 essere un fumatore!". Poco dopo qualcuno in un angolo della sala
 accese una sigaretta e il risultato fu una serie di fiammelle che
 brillarono in tutto il ristorante. Tutti quei fumatori erano rimasti
 seduti pensando: "Di certo non posso essere l'unico che fuma qua
 dentro!".
 
 Molti non fumano più tra una portata e l'altra perché si sentono a
 disagio: molti non solo si scusano con le persone sedute al loro
 tavolo, ma si guardano in giro per vedere se qualcun altro li sta
 guardando male.
 
 Man mano che sempre più gente lascia la nave che affonda, quelli che
 rimangono sono terrorizzati di essere gli ultimi rimasti.
 
 Cerca di non essere tu l'ultimo!
 
 Capitolo 28
 
 - Il momento giusto -
 
 È ovvio che, dato che il fumo fa male, il momento per smettere è ora;
 tuttavia ritengo sia importante scegliere il momento giusto. La nostra
 società tratta il fumo con leggerezza, come un'abitudine un po'
 disdicevole che può far male alla salute. Non lo è. È invece una
 tossicodipendenza, una malattia, nonché la causa principale di decessi
 nella società occidentale. La cosa peggiore che accade nella vita dei
 fumatori è venire accalappiati dal tabacco e nella trappola possono
 succedere cose molto gravi. Scegliere quindi il momento giusto è molto
 importante per poterti offrire la possibilità di una cura realmente
 efficace.
 
 Prima di tutto cerca di capire quali sono le occasioni o le situazioni
 in cui il fumo ti sembra particolarmente importante. Se sei un uomo
 d'affari e t'illudi che il fumo allevi la tensione scegli un periodo
 di relativa calma, per esempio le vacanze annuali. Se invece fumi
 soprattutto in momenti di rilassamento e di noia, scegli un periodo di
 attività intensa. Comunque sia, tratta la cosa con serietà e fai del
 tentativo di smettere la cosa più importante della tua vita.
 
 Considera un periodo di tre settimane e cerca di prevedere eventuali
 ostacoli che potrebbero farti fallire. Eventi come matrimoni o Natale
 non devono ecessariamente essere visti come deterrenti, purché tu ne
 tenga conto in anticipo e non li veda come momenti che ti faranno
 sentire la mancanza di qualcosa. Non cercare di fumare meno perché
 questo renderebbe ogni sigaretta più preziosa; anzi è di aiuto cercare
 di "ingollare" il maggior numero possibile di queste porcherie. Mentre
 fumi la tua ultima sigaretta, sii cosciente della puzza e del cattivo
 sapore e pensa com'è meraviglioso non doverlo fare più.
 
 Qualunque cosa tu faccia non cascare nel tranello di iniziare a dirti:
 "Non ora. Dopo!" Cercando di allontanare il pensiero dalla mente.
 Stabilisci adesso la tua tabella di marcia e aspettala conimpazienza.
 Ricordati che non stai per fare un sacrificio ma, al contrario, stai
 per ottenere dei vantaggi fantastici. Da anni affermo di essere la
 persona che meglio conosce i misteri del fumo. Il problema è questo:
 anche se tutti i fumatori lo fanno puramente per alleviare il
 desiderio chimico di nicotina, non è la dipendenza da quest'ultima che
 tiene prigioniero il fumatore ma il lavaggio del cervello che
 l'accompagna. Una persona intelligente può venir truffata una volta,
 ma solo uno sciocco potrebbe continuare a venir ingannato pur avendo
 capito che si tratta di una truffa. Per fortuna la maggior parte dei
 fumatori non è imbecille, pensa solo di esserlo. Ogni fumatore è
 sensibile a un suo particolare lavaggio del cervello e questo è il
 motivo che ci fa pensare che esistano tipi diversi di fumatori,
 aumentando così il mistero che circonda il fumo.
 
 Tutti i riscontri che ho avuto fin dalla prima edizione del libro,
 insieme a quello che ogni giorno imparo o capisco meglio del fumo, mi
 hanno dato con gran piacere la conferma che la teoria esposta nella
 prima edizione è ancora valida. Quello che ho imparato in questi anni
 mi ha insegnato a comunicare meglio a ogni fumatore le mie idee,
 perché il fatto che io sappia la verità (ovvero che ciascun fumatore
 non solo può smettere facilmente ma può trovare piacevole farlo)
 diventa inutile e terribilmente frustrante se non sono in grado di
 trasmetterla.
 
 Molti mi dicono: "Lei scrive di continuare a fumare fino alla fine del
 libro. Questo può far sì che il fumatore impieghi anni a leggerlo, o
 semplicemente non lo finisca. Lei dovrebbe cambiare il consiglio".
 
 Questo può sembrare logico, ma sono certo che se dicessi: "Smetti
 immediatamente di fumare" molti non inizierebbero neppure a leggere.
 
 Un fumatore ricorse a me quando ero ancora agli inizi. Esordì dicendo:
 "Mi pesa molto chiedere il suo aiuto perché sono una persona volitiva
 e perfettamente padrona della mia vita, tranne che per le sigarette.
 Come mai gli altri fumatori riescono con la forza di volontà ed io
 devo rivolgermi a Lei?" e aggiunse: "Penso che potrei farcela da solo
 se potessi fumare mentre lo faccio".
 
 Questa può apparire come una contraddizione, ma so quel che voleva
 dire. Noi giudichiamo smettere di fumare una cosa terribilmente
 difficile. E che cosa facciamo quando fumiamo se dobbiamo affrontare
 un compito difficile? Ci appoggiamo al nostro "amico", ricorriamo alla
 sigaretta. Quindi smettere di fumare ci appare doppiamente difficile
 poiché non solo quel che dobbiamo fare è arduo (e già questo ci appare
 uno sforzo) ma non possiamo neppure avvalerci della "stampella" che
 useremmo in casi simili.
 
 Solo dopo parecchio tempo che quella frase era stata detta mi sono
 reso conto che il bello del mio metodo è proprio poter fumare mentre
 si smette di farlo. Prima ci si libera dei dubbi e delle paure
 cosicché, quando si spegne l'ultima sigaretta, si è già un non
 fumatore felice di esserlo.
 
 L'unico capitolo che mi ha fatto riflettere a lungo sui consigli che
 davo nella prima edizione è proprio questo, relativo alla scelta del
 momento giusto.
 
 Poco fa ho consigliato di scegliere momenti di rilassamento se
 consideriamo speciali le sigarette che fumiamo in situazioni di
 tensione, e di fare l'opposto in caso contrario. In effetti questo non
 è il modo più semplice di smettere. Quest'ultimo sarebbe invece
 scegliere quello che, a tuo giudizio, è il momento più difficile: un
 periodo di tensione, un'occasione sociale, una situazione di
 concentrazione o di noia. Una volta infatti che hai provato a te
 stesso che puoi viverlo senza la sigaretta, e sei anche felice di
 farlo, ogni altra situazione diventerà un gioco da ragazzi. Ma
 dicendoti questo sotto forma di comando, prenderesti lontanamente in
 considerazione l'idea di provare a smettere?
 
 Usiamo un'analogia. Mia moglie e io andiamo in piscina con
 l'intenzione di nuotare insieme, anche se ciò accade raramente. La
 ragione è che lei entra in acqua lentissimamente, centimetro dopo
 centimetro, e mezz'ora dopo sta finalmente nuotando. Io d'altra parte
 non sopporto questa lenta tortura e so che, indipendentemente da
 quanto fredda sia l'acqua, prima o poi dovrò immergermi, quindi ho
 imparato a farlo nel modo più semplice: mi tuffo subito. Immagina ora
 che io sia nella posizione di dare a mia moglie un aut-aut: o si tuffa
 subito o non potrà nuotare. Io so che mia moglie piuttosto
 rinuncerebbe al nuoto. Capisci il mio problema?
 
 So che molti fumatori hanno usato il mio consiglio riguardo la scelta
 del momento giusto per procrastinare quel che ritengono sarà una
 tragica decisione. Per un po' ho pensato di usare uno stratagemma
 simile a quello del Capitolo 21, e quindi scrivere qualcosa del tipo:
 
 "La scelta del momento è molto importante e nel prossimo capitolo ti
 consigliere qual è il momento migliore per fare il tuo tentativo".
 
 Girata la pagina avresti trovato un gigantesco "Ora". Questo è in
 effetti il miglior consiglio, ma lo accetteresti?
 
 Ecco l'aspetto più sottile della trappola del fumo. Quando stiamo
 attraversando un periodo di tensione non lo riteniamo il momento
 giusto per smettere; quando la tensione se ne va si porta via anche il
 desiderio di smettere.
 
 Poniti le seguenti domande:
 
 Quando hai acceso la prima sigaretta, hai deciso di continuare a
 fumare per il resto della vita, ogni giorno, tutti i giorni, senza
 poter smettere?
 
 Ovviamente no!
 
 Continuerai a fumare per il resto della vita ogni giorno, tutti i
 giorni, senza poter smettere?
 
 Ovviamente no!
 
 Quindi quando smetterai? Domani? L'anno prossimo? Quello successivo?
 
 Non sono queste le domande che ti sei posto da quando hai capito di
 essere stato intrappolato? Speri di svegliarti una mattina senza più
 voglia di fumare? Non prenderti in giro! Io ho aspettato quella
 mattina per trentatre anni. Le tossicodipendenze accalappiano sempre
 di più, non di meno. Pensi che sarà più facile domani? Stai ancora
 prendendoti in giro. Se non lo puoi fare oggi cosa ti fa pensare che
 sarà più facile domani? Continuerai ad aspettare fino a quando
 scoprirai di avere una malattia terminale? Sarebbe un pochino troppo
 tardi, non ti pare?
 
 La vera trappola è credere che ora non sia il momento giusto e che
 sarà più facile domani.
 
 Noi riteniamo di vivere in continua tensione ma in effetti non è vero.
 Abbiamo infatti eliminato molte difficoltà basilari dalla vita. Quando
 esci di casa non temi di venir attaccato da un animale feroce.
 
 La maggior parte di noi sa che avrà da mangiare questa' sera e che
 avrà un tetto sopra il capo. Pensa invece alla vita di un animale
 selvatico; ogni volta che una lepre, per esempio, mette la testa fuori
 dalla tana deve lottare per la sopravvivenza. Ma la lepre ce la fa, ha
 l'adrenalina e altri ormoni che 1' aiutano; e così noi.
 La verità è che il periodo di maggior tensione e problematicità della
 nostra vita è l'infanzia e la prima adolescenza, e milioni di anni di
 selezione naturale ci hanno fornito di sistemi per far fronte alla
 tensione. Quando scoppiò la II Guerra mondiale avevo cinque anni e per
 evitare i bombardamenti venni mandato a stare per due anni con una
 famiglia che viveva lontano da Londra. Non erano persone gentili e fu
 un periodo molto infelice della mia vita, ma fui in grado di
 fronteggiarlo. Non credo mi abbia segnato per il resto dell'esistenza,
 anzi credo mi abbia fatto diventare una persona più forte. Quando
 ripenso alla mia vita c'è stata solo una cosa che era fuori dal mio
 controllo: la mia schiavitù dal tabacco.
 
 Qualche anno fa pensavo di avere tutti i problemi del mondo. Mi
 sentivo suicida, non nel senso che volevo buttarmi dalla finestra ma
 sentivo che il fumo mi avrebbe presto ammazzato. Del resto mi dicevo
 che la mia vita, se con la sigaretta era pesante, senza il mio
 sostegno sarebbe divenuta invivibile. Non capivo che, se ci si sente
 depressi fisicamente e mentalmente, qualunque cosa ci fa sentire
 ancora peggio. Ora mi sento di nuovo come un ragazzino, e questo
 cambiamento è dovuto ad una sola cosa: essere uscito dalla trappola
 del fumo.
 
 So che è un luogo comune dire: "Quando si ha la salute si ha tutto'',
 ma è assolutamente vero.
 
 All'epoca pensavo che eseguire esercizi e tenersi in forma fosse una
 noia mortale e dicevo che nella vita ci sono cose più importanti come
 bere e fumare. Ma quanto mi sbagliavo! Quando ti senti forte
 fisicamente e mentalmente puoi goderti di più i periodi belli e
 affrontare meglio quelli difficili. Noi tendiamo a confondere
 responsabilità con stress, ma la responsabilità diventa stressante
 solo quando non ci si sente forti a sufficienza per affrontarla. I
 Richard Burton, i Jaques Brel o i Fabrizio de André di questa terra
 sono state persone forti fisicamente e mentalmente e quel che li ha
 distrutti non è stata la tensione della vita, o il loro lavoro o la
 vecchiaia ma le cosiddette "stampelle" a cui si sono appoggiati che,
 non solo sono un'illusione, ma nel loro caso come per altri milioni di
 persone, li hanno uccisi.
 Considera la questione in questi termini.
 
 Tu hai già deciso che non vuoi stare nella trappola per il resto della
 vita, quindi prima o poi, sia che tu lo trovi facile o difficile,
 dovrai fare quel che occorre per liberarti. Fumare non è un'abitudine
 o un piacere, ma una tossicodipendenza e una malattia; l'abbiamo già
 stabilito. Smettere domani non sarà più facile ma diverrà sempre più
 difficile. E con una "malattia" che va peggiorando il momento per
 liberarsene è ora, o prima che puoi. Pensa come ogni settimana della
 nostra vita passa in fretta, e questo è tutto il tempo di cui hai
 bisogno. Pensa a come sarà più piacevole il resto della tua esistenza
 senza quelle ombre sempre più grandi e sempre più cupe che ti
 opprimono la mente. Se segui tutte le mie istruzioni non dovrai
 neppure aspettare cinque giorni; non solo troverai facile smettere di
 fumare spenta l'ultima sigaretta ma ti piacerà farlo.
 
 ...
 
 
 
 |  |