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Inserito il - 13/05/2010 : 10:58:52
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E' facile smettere di fumare, se sai come farlo! 11
(di Alle Carr)
(undecima parte)
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Il disagio che prova il fumatore non ha nulla a che fare con i sintomi d'astinenza: è vero che sono questi ultimi a farlo scattare, ma la pena che sente è nella sua mente e deriva dal dubbio e dall'incertezza. Poiché il fumatore vede la cosa in termini di sacrificio, inizia a sentirsi privato di qualcosa (che è una forma di tensione), e dato che, quando fumava, lo faceva in momenti di tensione, non appena smette di fumare vuole una sigaretta, ma non può averla, e questo lo rende più depresso, il che fa scattare la reazione a catena.
Il processo è reso ancora più difficile dal fatto che il fumatore aspetta che succeda qualcosa. Se il tuo obiettivo è ottenere la patente, appena superato l'esame l'avrai conseguito. Con il "Metodo della Forza di Volontà" ti dici: "Se sto senza fumare per un tempo sufficientemente lungo il desiderio di farlo se ne andrà".
Ma quando saprai che hai ottenuto quel che ti prefiggi? La risposta è che non lo saprai mai perché stai aspettando che accada qualcosa, ma non accadrà un bel nulla. Hai smesso di fumare quando hai spento la tua ultima sigaretta e quel che tu stai realmente aspettando ora è quanto a lungo reggerai prima di cedere. Come ho detto prima, il tormento di cui soffre il fumatore è mentale ed è causato dall'incertezza. Nonostante non generi dolori fisici i suoi effetti sono notevoli: il fumatore si sente infelice e insicuro; lungi dall'aver dimenticato il fumo, la sua mente ne è invero ossessionata.
Vi possono essere giorni o mesi di terribile depressione perché si sente preda di dubbi e paure.
"Quanto durerà il desiderio?"
"Potrò mai essere nuovamente felice?"
"Avrò ancora voglia di alzarmi la mattina?"
"Potrò gustarmi ancora un pasto?"
"Come farò ad affrontare i problemi?"
"Sarò in grado di divertirmi a una festa?".
Il fumatore aspetta che le cose migliorino, continua a lamentarsi e così la sigaretta diviene sempre più preziosa.
In effetti qualcosa succede, ma il fumatore non ne è consapevole.
Se riesce a trascorrere tre settimane senza aspirare nicotina, il desiderio fisico per la droga scompare. Ma, come detto prima, le crisi di astinenza sono così lievi che il fumatore non se ne accorge. Dopo tre settimane molti pensano di "avercela fatta". Si accendono quindi una sigaretta per provarlo a se stessi. La sigaretta è disgustosa ma l'ex fumatore ha rimesso in circolo la nicotina e, non appena spegne la sigaretta, il livello di nicotina inizia a scendere, ma quel che sale è una piccola voce in fondo alla sua mente che gli dice: "Ne vuoi un'altra!".
Era vero che ce l'aveva fatta, ma ora c'è ricascato.
Il fumatore generalmente non fumerà immediatamente un'altra sigaretta perché pensa: "Non voglio ricascarci". Si concede quindi un periodo di sicurezza che può essere qualche ora, qualche giorno, perfino qualche settimana. A questo punto può dire: "Bene: non ci sono ricascato e posso averne un'altra". Ma in effetti è ricaduto nella stessa trappola dove era finito la prima volta e sta già scivolando nel precipizio. I fumatori che riescono a smettere con il "Metodo della Forza di Volontà" tendono a trovare il processo più lungo e più difficile perché il problema maggiore è il lavaggio del cervello e, anche molto tempo dopo che la dipendenza fisica è svanita, l'ex fumatore si sente ancora triste al pensiero della sigaretta. Col passare del tempo, e se sopravvive senza fumare per un certo periodo, incomincia a scoprire che non cederà; smette di sentirsi triste e accetta che la vita può continuare ed essere piacevole anche senza le sigarette. Molti riescono con questo metodo, ma è difficile e faticoso e vi sono più fallimenti che successi. Anche quelli che ce la fanno vivono in una situazione di vulnerabilità perché qualche elemento del lavaggio del cervello, rimasto nella loro mente, fa loro credere che in certe situazioni, allegre o tristi, la sigaretta può dare una spinta (anche molti non fumatori hanno questa identica illusione poiché subiscono il medesimo lavaggio del cervello, ma non fumano o perché non riescono a farsi "piacere" le sigarette o perché terrorizzati dagli effetti negativi). Ciò spiega perché fumatori che hanno smesso per lunghi periodi possono ricominciare. Molti ex fumatori si concedono la sigaretta o il sigaro occasionale come un "piccolo premio" o per convincersi di quanto siano schifosi. E questo è quel che ottengono, ma non appena la nicotina inizia a diffondersi nel corpo, la vocina in fondo alla loro mente inizia a bisbigliare: "Ne vuoi un'altra". Se l'accendono continua ad avere un sapore spiacevole che fa dire loro: "Fantastico! Fino a quando sarà così disgustosa non ci ricascherò e smetterò dopo Natale/le vacanze/questo periodo difficile, etc." Troppo tardi! Ci sono già ricaduti: la trappola nella quale erano finiti con la loro prima sigaretta o sigaro ha reclamato un'altra vittima. Continuo a ripetere: il piacere non ha e non ha mai avuto nulla a che fare con il fumo! Se fosse una questione di piacere nessuno fumerebbe mai più una sigaretta. Pensiamo che ci piaccia solo perché non possiamo credere di essere così stupidi da farlo senza piacere. Questo è anche il motivo per cui buona parte delle sigarette vengono fumate senza rendersene conto poiché, se fossimo consapevoli dei fumi velenosi che ci soffocano e dovessimo dirci: "Tutto questo mi costerà più di 60.000 euro, e questa potrebbe essere la sigaretta che mi farà venire un cancro ai polmoni" perfino la più pia illusione di godimento svanirebbe. Quando ci s'impedisce di pensare agli aspetti negativi del fumo ci si sente stupidi, ma se dovessimo continuamente esserne consapevoli sarebbe impossibile fumare. Se osservi i fumatori, soprattutto a cene e feste, noterai che sono felici solo quando non si rendono conto che stanno fumando. Quando se ne accorgono si sentono a disagio e in dovere di scusarsi. Fumiamo per nutrire il piccolo mostro... e una volta che l'abbiamo eliminato dal corpo e abbiamo liberato la nostra mente dal "grande mostro", non avremo né desiderio né bisogno di fumare.
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Capitolo 23 Attenzione a fumarne meno Molti fumatori si propongono di fumare meno, o per arrivare a smettere o cercando di controllare il piccolo mostro, e molti medici ed "esperti" suggeriscono questa strategia ritenendola d'aiuto. È ovvio che meno si fuma e meglio si sta, ma diminuire il numero di sigarette come primo passo verso lo smettere si rivela fatale. Sono infatti i perdurati tentativi di fumarne meno che ci tengono imprigionati tutta la vita. Normalmente cerchiamo di fumare meno dopo un tentativo fallito. Trascorsi qualche ora d giorno di astinenza diciamo: "Non posso non avere neppure una sigaretta quindi, da ora in poi, fumerò solo quelle speciali, quelle importanti della giornata, oppure ne fumerò solo dieci al giorno: se ci riesco, posso continuare così o ridurre ulteriormente ". A questo punto iniziano a succedere cose terribili. 1. Si vive in una situazione ancora peggiore di prima poiché si è ancora dipendenti dalla nicotina e si mantengono vivi il piccolo mostro nel corpo ed il grande mostro nella mente. 2. Non si ha più una vera vita: si aspetta solo la sigaretta successiva. 3. Prima di ridurre il numero di sigarette ne accendevamo una ogni volta che volevamo, alleviando così, anche se solo parzialmente, i sintomi di astinenza. Ora abbiamo aggiunto ai normali problemi della vita quello di non soddisfare i sintomi di astinenza e questo ci fa sentire irascibili e tristi. 4. Quando si fumava a ruota libera in genere le sigarette non ci piacevano e non ci accorgevamo neppure di fumare, tanto lo facevamo automaticamente. Le uniche che ci piacevano erano quelle dopo un periodo d'astinenza (per esempio la prima della giornata, quella dopo i pasti, etc). Ora che si deve aspettare più a lungo prima di fumare, si pensa che ogni sigaretta sia gradevole, e più si deve aspettare più ci pare gradevole poiché quello che si "gusta" fumando non è la sigaretta in se stessa ma l'alleviare l'agitazione causata dal desiderio, sia esso il leggero sintomo fisico o l'angoscia mentale. Più a lungo si soffre di tutto questo più si "gode" la sigaretta. La maggior difficoltà che incontriamo quando smettiamo di fumare non è la dipendenza chimica; quella è semplice da superare. I fumatori stanno tutta la notte senza sigarette e non vengono certo svegliati dal desiderio. Molti non fumano in camera da letto, molti accendono la prima sigaretta dopo colazione, altri aspettano di essere arrivati al lavoro. Trascorrono senza problemi dieci ore senza fumare. Ma se dovessero trascorrere dieci ore durante il giorno senza fumare, si strapperebbero i capelli. Molti fumatori non fumano nella loro automobile nuova. Senza troppi problemi stanno senza fumare al supermercato, negli ospedali, al cinema, a teatro, sugli aerei, dal dentista. Altri non fumano se sono in compagnia di gente che non fuma, e quando devono viaggiare in treno spesso prenotano posti nelle carrozze non fumatori. In effetti i fumatori sono segretamente felici di stare lunghi periodi senza fumare, perché questo fa loro sperare che un giorno ne potranno fare a meno. Il vero problema di smettere è il lavaggio del cervello, l'illusione che la sigaretta sia un sostegno o un premio e che la vita non sarà più la stessa senza. Cercare di diminuire ti farà sentire più insicuro e disperato e ti convincerà che la cosa più preziosa su questa terra è la prossima sigaretta e che, privandotene, sarai infelice. Non c'è nulla di più patetico di un fumatore che sta cercando di fumare meno. S'illude che meno fuma meno vorrà fumare, mentre è vero l'opposto. Meno fuma, più a lungo soffre dei sintomi d'astinenza; più gode le sigarette più queste hanno un sapore disgustoso. Ma questo non lo farà smettere: il sapore non ha nulla a che fare con il fumare. Se si fumasse per il sapore nessuno andrebbe più in là di una sola sigaretta. Non credi sia vero? Va bene, parliamone. Qual è la sigaretta più schifosa? Sì, giusto, la prima della giornata, quella che d'inverno ti fa tossire e sputare. Ma qual è la sigaretta più preziosa per molti fumatori? Sì, giusto! La prima della giornata. Quindi non venirmi a dire che tu fumi per il gusto e l'odore! Non credi invece di farlo per alleviare le otto ore di "sintomi d'astinenza"? E essenziale smantellare tutte le illusioni che hai sul fumo prima di spegnere l'ultima sigaretta, poiché se prima di fumarla non avrai abbandonato l'illusione che ti piace il gusto di certe sigarette, non potrai verificarlo dopo senza ricascare nella trappola. Quindi, a meno che tu non stia già fumando, accendine una. Aspira sei boccate di quello splendido tabacco e chiediti che cosa c'è di stupendo in quel sapore. Magari sei convinto che solo certe sigarette abbiano un buon sapore, per esempio quella dopo pranzo. Se è vero, perché fumi tutte le altre? Perché hai l'abitudine di farlo?! Spiegami allora perché si dovrebbe prendere l'abitudine di fumare sigarette che si giudicano disgustose? E spiegami anche perché la stessa sigaretta fuoriuscita dallo stesso pacchetto dovrebbe avere un gusto diverso dopo pranzo da quello che ha alla mattina? Il cibo non ha un sapore diverso dopo la sigaretta, quindi perché quest'ultima dovrebbe essere diversa dopo il cibo? Non mi devi credere, devi controllarlo personalmente: fuma una sigaretta dopo pranzo facendovi attenzione per verificare che non ha un sapore diverso. La ragione per cui si ritiene che le sigarette siano migliori dopo un pasto, o in altre occasioni sociali dove sia possibile bere, è perché queste sono situazioni nelle quali sia i non fumatori sia i fumatori sono felici; ma un fumatore non può mai essere completamente felice se il piccolo mostro della nicotina resta insoddisfatto. Non è tanto il fatto che ai fumatori piaccia il gusto del tabacco dopo pranzo; non lo mangiamo, quindi cosa c'entra il gusto? Il fatto è che, se in quei momenti non è loro concesso alleviare i sintomi d'astinenza, si sentono infelici. E così, la differenza tra fumare e non farlo è quella che c'è tra l'essere felici o infelici. Questo è quello che fa sembrare buona la sigaretta. I fumatori che invece si accendono la sigaretta come prima cosa alla mattina sono infelici sia che stiano fumando o no. Diminuire il numero di sigarette non solo non funziona ma è una vera tortura. Non funziona perché inizialmente il fumatore spera che, abituandosi a fumare sempre meno, ridurrà il desiderio. Ma non stiamo parlando di un'abitudine ma di una tossicodipendenza e questa, per definizione, tende a farci aumentare le dosi, non a diminuirle. Quindi, per poter fumare meno il fumatore deve continuamente esercitare disciplina e forza di volontà. Il maggior problema non è la dipendenza chimica dalla nicotina. Quest'aspetto, come ho già più volte ripetuto, è facile da affrontare. Il problema è la falsa convinzione che le sigarette diano piacere. Questa credenza viene dal lavaggio del cervello a cui siamo sottoposti sin dalla nascita e, quando iniziamo a fumare, viene rinforzata dalla nostra effettiva dipendenza. Ridurre il numero delle sigarette fa solo rafforzare ulteriormente questa menzogna al punto che fumare diviene il fattore dominante della vita del fumatore e lo convince che la cosa più preziosa di questo mondo sia la sua prossima sigaretta. Dunque ridurre non funziona mai, perché necessita di un continuo autocontrollo per il resto della vita. Se non hai abbastanza forza di volontà per smettere come puoi averne a sufficienza per diminuire il numero? Smettere è di gran lunga più facile e meno penoso. Ho sentito di migliaia di casi nei quali ridurre non ha funzionato, e i pochissimi successi sono stati ottenuti dopo un breve periodo di diminuzione del numero delle sigarette seguito dal cold turkey (letteralmente "tacchino freddo", che nel lessico dei tossicodipendenti sta a indicare il periodo dei sintomi d'astinenza non soddisfatti). Questi fumatori hanno smesso sebbene avessero diminuito il numero delle sigarette; la loro mossa aveva solo prolungato l'agonia. Un fallito tentativo di fumare meno lascia il fumatore con i nervi a pezzi e ancora più convinto che non riuscirà mai a smettere. Questo basta di solito per farlo continuare a fumare per altri cinque anni prima di tentare di nuovo. D'altra parte ridurre il numero serve a illustrare l'assurdità del fumo, poiché fa capire che una sigaretta è piacevole solo dopo un periodo di astinenza: devi sbattere la testa contro il muro (cioè soffrire di sintomi d'astinenza) per trovar piacevole smettere di farlo. La scelta quindi è: 1. diminuire per il resto della vita. Questa è una tortura autoimposta e non sarai comunque in grado di farlo. 2. soffocarti ogni giorno di più per il resto della vita. Ma perché? 3. essere buono con te stesso e smettere. Altro punto importante che viene evidenziato dal cercare di fumare meno è che non esiste la sigaretta singola o occasionale. Fumare è una reazione a catena che dura tutta la vita, a meno che tu non faccia una mossa decisiva per spezzarla. Ricordati: diminuire il numero delle sigarette ti farà sentire sempre peggio.
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