admin
Webmaster
    

Regione: Italy
Prov.: Pisa
Città: Capannoli
24830 Messaggi |
Inserito il - 13/04/2010 : 10:38:04
|
UMANITA' NELLA BHAGAVAD GITA
A cura di Andrea Boni
da http://scienzaespiritualita.blogspot.com/
La Bhagavad Gita non parla dell'uomo in astratto, ma dell'uomo incarnato, con i suoi condizionamenti, le sue paure e le sue crisi, e lo aiuta ad uscire fuori da questa situazione sgradevole che causa solo sofferenza. L'aiuto concreto portato da Krishna è andare oltre il contingente, quel contingente che è insostenibile dagli umani. In questo senso la Bhagavad Gita costituisce un patrimonio dell'umanità, infatti tutti gli esseri viventi, pur essendo frammenti infinitesimali di Dio, e quindi pur godendo con Lui di una relazione unica e distinta propria della nitya svarupa di ogni frammento eterno, poiché costituiti di energia marginale, possono essere soggetti all'azione ammaliatrice (maya) della potenza intrinseca della natura materiale. Se avviene il contatto tra purusha e prakriti, conseguenza comunque del libero arbitrio del purusha stesso, l'essere si ritrova incarnato e condizionato e lotta così contro le influenze della natura materiale e contro i sensi e la mente:
Mamaivamsho jiva-loke Jiva-bhutah sanatanah Manah-shashthanindriyani Prakriti-sthani karshati
“Gli esseri viventi, in questo mondo di condizioni, sono Miei frammenti eterni, ma essendo condizionati lottano duramente con i sei sensi, tra cui la mente. (Bhagavad Gita XV.7)”
Apparentemente è una lotta impari poiché la materia (prakriti) ha una potenza superiore, che il jiva non riesce ad affrontare con le sue forze, ma può farlo tramite l'abbandono fidente a Colui che è fonte dell'energia stessa
Daivi hy esha guna-mayi Mama maya duratyaya Mam eva ye prapadyante Mayam etam taranti te
“Questa Mia energia Divina, costituita dalle tre influenze della natura materiale, è difficile da superare, ma coloro che si abbandonano a Me ne varcano facilmente i confini. (Bhagavad Gita VII.14)”.
Il Jivabhuta è quindi costituito di spirito e materia. Lo spirito costituisce l'energia di Amore del Divino, mentre la materia, priva di coscienza, costituisce le coperture fisiche e psichiche, ed è per questo la causa vera della sofferenza (quando il soggetto si identifica completamente con tali coperture):
Bhumir apo 'nalo vayuh Kham mano buddhir eva ca Ahamkara itiyam me Bhinna prakrtir ashtadha
Apareyam itas tv anyam Prakrtim viddhi me param Jiva-bhutam maha-baho Yayedam dharyate jagat
“Terra, acqua, fuoco, aria, etere, mente, intelligenza e falso ego – questi otto elementi, distinti da Me, costituiscono la Mia energia materiale. O Arjuna dalle braccia potenti, oltre a questa energia ne esiste un'altra, la Mia energia superiore, costituita dagli esseri vivienti che sfruttano le risorse dell'energia inferiore, la natura materiale. (Bhagavad Gita VII.4-5).”
In questi versi troviamo quindi l'uomo dal punto di vista fisico, psichico e spirituale, l'uomo nei suoi tre piani antropologici così come spiegato da Krishna nella Bhagavad Gita. La fonte della sofferenza dell'uomo risiede quindi in questa scissione della personalità. La natura Divina che si identifica con la natura transitoria di corpo e psiche, dovuta al riflesso del sé: l'ego. L'essere pensa di essere l'autore dell'azione che in realtà è attuata sotto l'influenza dei tre elementi della natura materiale per mezzo della distorsione provocata dalla percezione erronea di sé (l'ego, ahamkara):
Prakrteh kriyamanani Gunaih karmani sarvashah Ahankara-vimudhatma Kartaham iti manyate
“Sviata per l'influenza del falso ego, l'anima spirituale, crede di essere l'autrice delle proprie azioni, che in realtà sono compiute dalle tre influenze della natura materiale. (Bhagavad Gita III.27)”.
A causa dell'ego l'Amore puro che costituisce la natura più intima della personalità, entrando a contatto con rajio-guna, diventa kama (desiderio di natura egoica). Ed é la vera causa di sofferenza, il nemico da combattere per riscoprire la centralità della personalità, l'umanità vera. Krishna stesso ad una domanda di Arjuna che chiedeva quale fosse la causa della sofferenza, afferma:
Kama esha krodha esha Rajo-guna-samudbhavah Mahashano maha-papma Viddhy enam iha vairinam
“E' desiderio egoico soltanto, o Arjuna. Nata al contatto con l'influenza della passione e poi trasformatasi in collera, è il nemico devastatore del mondo intero e la fonte del peccato. (Bhagavad Gita III.37)”.
Dove risiede il desiderio egoico? Risiede a vari livelli e secondo differenti coperture dipendenti dalla struttura fisico-psichica e dal grado di condizionamento con la materia:
Dhumenavriyate vahnir Yathadarsho malena ca Yatholbenavrto garbhas Tatha tenedam avrtam
Come il fuoco è coperto dal fumo, lo specchio dalla polvere e l'embrione dall'utero, così l'essere vivente è coperto dalla dal desiderio egoico? in differenti gradi. (Bhagavad Gita III.38)
E' il desiderio egoico che sia annida nella psiche il vero ostacolo all'evoluzione. E' esso che occorre combattere con l'arma del distacco e della pratica costante:
Indiriyani mano buddhir Asyadhishthanam ucyate Etair vimohayaty esha Jnanam avrtya dehinam
“I sensi, la mente e l'intelligenza sono i luoghi in cui si annida il desiderio egoico. E' in questo modo che il desiderio egoico copre la vera conoscenza dell'essere vivente e lo confonde. (Bhagavad Gita III.40)
Questi versi descrivono quindi l'umanità, fatta di corpo, psiche e desiderio egoico, che li si annida, e che occorre conquistare con l'arma della conoscenza e del distacco che insieme portano ad un stabile cammino di realizzazione interiore e conseguente piena armonizzazione della personalità. Conoscenza significa conoscere le dinamiche che portano al dannoso condizionamento, e la natura superiore dell'essere vivente che trascende ogni involucro materiale e psichico:
La Bhagavad Gita è quindi un perfetto manuale che consente di conoscere la l'umanità dell'essere vivente nel suo insieme e la sua natura intima che lo lega a Dio. Tale conoscenza (jnana) diventa strumento vero di evoluzione quando realizzata (vijnana), attraverso una pratica spirituale costante e coerente. Solo allora l'armonizzazione della personalità sarà completa e il purusha potrà godere della beatitudine divina.
|
|