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 Elogio alla cortesia - La pratica di Metta
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admin
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8hertz

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24841 Messaggi

Inserito il - 09/04/2010 : 10:56:39  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
Elogio alla cortesia - La pratica di Metta

Essere cortesi è un'arte che deriva da un forte impegno a usare
l'intelligenza per capire le circostanze sociali e, in particolare, gli
stati d'animo degli altri. Questo impegno, a volte faticoso e dall'esito
incerto, può realizzarsi solo quando è sostenuto dalla motivazione a
prendersi cura dei sentimenti altrui. La persona cortese ha un anima
gentile, sensibile alla sofferenza umana e con un senso di obbligo a fare
del suo meglio per alleggerire la fatica del vivere. Questo senso di
obbligo, tuttavia, non è pesante, noioso o pericoloso, non sceglie i grandi
gesti, i violenti sacrifici o le prediche sublimi. La persona cortese e
gentile usa con leggerezza, ma con costanza, i mezzi naturali in possesso di
tutti gli esseri umani: un po' di attenzione, un minimo di riflessione, una
scelta di parole.

La persona veramente cortese non usa la sua intelligenza in modo banale. Non
si accontenta di esprimere deferenza e rispetto per l'altra persona, ma va
un po' più in la. Spinge la sua intelligenza fino ad esplorare cosa possono
volere gli altri e, soprattutto, ad esplorare cosa pensa l'altra persona a
proposito dei reciproci pensieri e sentimenti. È un'intelligenza che non si
limita a dire "Questo è il tuo territorio e io me ne sto fuori.", ma è tesa,
invece, proprio alla comprensione di quel territorio. È una comprensione
tacita, implicita, piena di rispetto, che si manifesta in molti modi
diversi, mai intrusivi. È un'intelligenza sostenuta dall'affetto e dal
rispetto di sé e degli altri.
La cortesia è un fenomeno universale e alla portata di tutti, una volta
trascorsa l'infanzia. È una capacità umana complessa e sofisticata, ma
sorprendentemente facile, una volta che ci si dedica ad usarla. Per gli
esseri umani, la cortesia e la gentilezza sono facili facili come sorridere.

"Elogio alla cortesia" di Giovanna Axia

*Il Metta Sutta*

Nel Canone buddista si narra la storia di alcuni monaci che andarono dal
Buddha lamentandosi di essere tormentati da fantasmi che non li lasciavano
meditare né dormire. Il Buddha non perse tempo a discutere sulla "realtà" di
queste forme-pensiero, ma insegnò a quei monaci il modo di liberarsene, con
la pratica dell'amorevolezza e della compassione verso tutti gli esseri,
reali o immaginari che siano. Nacque così il Metta-Sutta, che viene da
allora recitato nei paesi buddisti anche come protezione contro gli
"spiriti".

*Ho già riportato un testo quasi simile, ma formulato in prospettiva
leggermente differente. Non vorrei creare ripetizioni, ma quella presente
potrebbe risultare, talvolta, ancora abbastanza interessante. Sicché
leggetelo di nuovo, perché desiderare vivamente l'altrui bene implica,
soprattutto, trovare il proprio.*

*Ecco il Metta-Sutta, "Sutta Nipata I, 8":*

Così dovrebbe agire chi pratica il bene
e conosce il sentiero della pace:
essere abile e retto,
schietto nel parlare, gentile e umile,
dalla vita frugale, non gravato da impegni,
sereno, soddisfatto con poco,
calmo e discreto,
non altero o esigente.

E non fare ciò che i saggi disapprovano.

Che tutti gli esseri vivano felici e sicuri,
tutti, chiunque essi siano:
deboli o forti,
lunghi o possenti,
alti, medi o minuscoli,
visibili e non visibili,
vicini e lontani,
già nati o ancora non nati.

Che tutte le creature siano felici!

Che nessuno inganni l'altro,
né lo disprezzi,
né con odio o ira
desideri il suo male.

Come una madre con la sua vita
protegge suo figlio, il suo unico figlio
così con cuore aperto
si abbia cura di ogni essere,
irradiando benevolenza sull'universo intero,
in alto verso il cielo, in basso verso gli abissi,
in ogni luogo senza limitazioni,
liberi da odio e rancore.

Fermi o camminando, seduti o distesi,
sempre quando si è svegli,
mantenere desta questa consapevolezza:
tale è la sublime dimora.

Il puro di cuore, non legato ad opinioni,
dotato di chiara visione,
liberato da brame sensuali,
di certo non tornerà a nascere in questo mondo.

Tratto da http://it.groups.yahoo.com/group/risveglio

* Gentilezza amorevole nella vita quotidiana

La meditazione di "Metta" o "Gentilezza amorevole" è stata insegnata dal
Buddha ai suoi discepoli per sviluppare un atteggiamento di premurosità,
benevolenza e affetto nei confronti di sé e degli altri. Ecco la pratica.

Una buona immagine per rappresentare la Metta, gentilezza amorevole, è
quella di una madre che culla il suo bambino. Qualcuno di noi, forse, può
ancora ricordare la sensazione piacevole di quando venivamo cullati prima di
addormentarci, o magari rammentare un momento in cui noi abbiamo cullato un
figlio.

La Metta si caratterizza come uno stato mentale che promuove aspetti del
benessere: premurosità, benevolenza, affetto, gentilezza amorevole. Si
tratta di uno stato mentale completamente disinteressato e puro che reca
profitto a noi stessi e agli altri e non c'è modo migliore per conoscerlo
che sperimentarlo così come si presenta nella nostra mente/cuore. Una volta
coltivato diventa potente e utile, recando con sé pace e felicità intense e
profonde.

Lo sviluppo di Metta comprende i seguenti aspetti:

La concentrazione di Metta: concentrata essa diventa forte e potente
La flessibilità di Metta: può essere data a tutti, è versatile, universale e
illimitata
L'utilizzo di Metta: quando essa è forte e vigorosa noi possiamo usarla per
produrre meraviglie e migliorare la vita di ognuno.
Per sviluppare questi tre aspetti ci vuole un metodo e pazienza
nell'applicarlo, poiché meditare significa agire con la mente, inclinandola
nella direzione desiderata.

Proviamo ad addentrarci nella pratica, a sperimentarla.*

Assumiamo una posizione confortevole e facciamo qualche respiro profondo e
rilassiamoci mentre espiriamo.

All'inizio della pratica di Metta è assai utile compiere una breve
contemplazione sui benefici della stessa: possiamo riandare ad un episodio
della nostra vita in cui siamo stati preda della rabbia e, senza entrare nel
merito dello stesso, ricordare invece lo stato del nostro essere in quel
frangente, sia a livello fisico che mentale, ricordando lo stato di disagio
in cui eravamo immersi.

In seguito facciamo la stessa cosa rispetto ad un episodio dove era la
gentilezza amorevole ad essere presente, cercando di ricordare, anche in
questo caso, le sensazioni di quel momento: gratitudine, gioia, affetto.
Questo di solito pone la mente nella giusta predisposizione, vivificando,
grazie alla memoria, le qualità ricercate.

Poi rivolgiamo il pensiero a noi stessi, poiché volersi bene è un
prerequisito per amare il prossimo, consapevoli del nostro desiderio di
stare bene dentro e fuori di noi e, con questa attitudine, rivolgiamo a noi
stessi gli auspici (sono quelli che ci giungono dalla tradizione):

Che io possa essere al sicuro, libero dal pericolo e dal male
Che io possa vivere in pace, libero dalla sofferenza mentale
Che io possa essere sano, libero dalla sofferenza fisica
Che io possa aver cura di me stesso e vivere serenamente
Queste quattro linee che possono essere adattate a proprio piacimento
mantenendone validi i concetti, ripetute mentalmente un po' come dei Mantra
per favorire la concentrazione, inducono il placarsi della mente discorsiva
e il sorgere del flusso di Metta.

Continuiamo per qualche minuto in questo modo poi, scegliamo una persona a
cui vogliamo bene, che ci è vicina, che ci ha aiutato e per la quale ci
risulti facile provare affetto e desiderio di inviarle Gentilezza amorevole:
essa sarà il nostro oggetto di meditazione, l'obiettivo del nostro flusso di
metta. Possiamo immaginarla vicina a noi o sentirci al suo fianco e poi
lasciamo che la mente/cuore sviluppi il suo flusso di Metta. Possiamo
utilizzare ancora i quattro auspici precedenti, ovviamente cambiandone il
soggetto, recitandoli mentalmente come se fossero il veicolo della
Gentilezza amorevole che si irradia verso la persona amata.

A questo punto non dobbiamo fare altro che sprofondare sempre più in uno
stato rilassato e beneaugurante, dimenticando noi stessi, dove siamo, chi
siamo, il tempo e lo spazio intorno a noi. Una volta che il fluire della
Metta è diventato stabile e continuo possiamo allargare il campo inviandola
alle persone più vicine, agli amici, ai parenti ed espandendola sempre di
più possiamo avvolgere il nostro paese o città e, rendendo il nostro flusso
di Metta universale, alla nazione intera, al pianeta, al cosmo. Non ci sono
limiti.

Giancarlo Giovannini

http://ww2.lifegate.it/it/eco/people/essere/meditazi
one/gentilezza_amorevole_nella_vita_quotidiana1.html?back=true


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