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Inserito il - 09/04/2010 : 10:56:39
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Elogio alla cortesia - La pratica di Metta
Essere cortesi è un'arte che deriva da un forte impegno a usare l'intelligenza per capire le circostanze sociali e, in particolare, gli stati d'animo degli altri. Questo impegno, a volte faticoso e dall'esito incerto, può realizzarsi solo quando è sostenuto dalla motivazione a prendersi cura dei sentimenti altrui. La persona cortese ha un anima gentile, sensibile alla sofferenza umana e con un senso di obbligo a fare del suo meglio per alleggerire la fatica del vivere. Questo senso di obbligo, tuttavia, non è pesante, noioso o pericoloso, non sceglie i grandi gesti, i violenti sacrifici o le prediche sublimi. La persona cortese e gentile usa con leggerezza, ma con costanza, i mezzi naturali in possesso di tutti gli esseri umani: un po' di attenzione, un minimo di riflessione, una scelta di parole.
La persona veramente cortese non usa la sua intelligenza in modo banale. Non si accontenta di esprimere deferenza e rispetto per l'altra persona, ma va un po' più in la. Spinge la sua intelligenza fino ad esplorare cosa possono volere gli altri e, soprattutto, ad esplorare cosa pensa l'altra persona a proposito dei reciproci pensieri e sentimenti. È un'intelligenza che non si limita a dire "Questo è il tuo territorio e io me ne sto fuori.", ma è tesa, invece, proprio alla comprensione di quel territorio. È una comprensione tacita, implicita, piena di rispetto, che si manifesta in molti modi diversi, mai intrusivi. È un'intelligenza sostenuta dall'affetto e dal rispetto di sé e degli altri. La cortesia è un fenomeno universale e alla portata di tutti, una volta trascorsa l'infanzia. È una capacità umana complessa e sofisticata, ma sorprendentemente facile, una volta che ci si dedica ad usarla. Per gli esseri umani, la cortesia e la gentilezza sono facili facili come sorridere.
"Elogio alla cortesia" di Giovanna Axia
*Il Metta Sutta*
Nel Canone buddista si narra la storia di alcuni monaci che andarono dal Buddha lamentandosi di essere tormentati da fantasmi che non li lasciavano meditare né dormire. Il Buddha non perse tempo a discutere sulla "realtà" di queste forme-pensiero, ma insegnò a quei monaci il modo di liberarsene, con la pratica dell'amorevolezza e della compassione verso tutti gli esseri, reali o immaginari che siano. Nacque così il Metta-Sutta, che viene da allora recitato nei paesi buddisti anche come protezione contro gli "spiriti".
*Ho già riportato un testo quasi simile, ma formulato in prospettiva leggermente differente. Non vorrei creare ripetizioni, ma quella presente potrebbe risultare, talvolta, ancora abbastanza interessante. Sicché leggetelo di nuovo, perché desiderare vivamente l'altrui bene implica, soprattutto, trovare il proprio.*
*Ecco il Metta-Sutta, "Sutta Nipata I, 8":*
Così dovrebbe agire chi pratica il bene e conosce il sentiero della pace: essere abile e retto, schietto nel parlare, gentile e umile, dalla vita frugale, non gravato da impegni, sereno, soddisfatto con poco, calmo e discreto, non altero o esigente.
E non fare ciò che i saggi disapprovano.
Che tutti gli esseri vivano felici e sicuri, tutti, chiunque essi siano: deboli o forti, lunghi o possenti, alti, medi o minuscoli, visibili e non visibili, vicini e lontani, già nati o ancora non nati.
Che tutte le creature siano felici!
Che nessuno inganni l'altro, né lo disprezzi, né con odio o ira desideri il suo male.
Come una madre con la sua vita protegge suo figlio, il suo unico figlio così con cuore aperto si abbia cura di ogni essere, irradiando benevolenza sull'universo intero, in alto verso il cielo, in basso verso gli abissi, in ogni luogo senza limitazioni, liberi da odio e rancore.
Fermi o camminando, seduti o distesi, sempre quando si è svegli, mantenere desta questa consapevolezza: tale è la sublime dimora.
Il puro di cuore, non legato ad opinioni, dotato di chiara visione, liberato da brame sensuali, di certo non tornerà a nascere in questo mondo.
Tratto da http://it.groups.yahoo.com/group/risveglio
* Gentilezza amorevole nella vita quotidiana
La meditazione di "Metta" o "Gentilezza amorevole" è stata insegnata dal Buddha ai suoi discepoli per sviluppare un atteggiamento di premurosità, benevolenza e affetto nei confronti di sé e degli altri. Ecco la pratica.
Una buona immagine per rappresentare la Metta, gentilezza amorevole, è quella di una madre che culla il suo bambino. Qualcuno di noi, forse, può ancora ricordare la sensazione piacevole di quando venivamo cullati prima di addormentarci, o magari rammentare un momento in cui noi abbiamo cullato un figlio.
La Metta si caratterizza come uno stato mentale che promuove aspetti del benessere: premurosità, benevolenza, affetto, gentilezza amorevole. Si tratta di uno stato mentale completamente disinteressato e puro che reca profitto a noi stessi e agli altri e non c'è modo migliore per conoscerlo che sperimentarlo così come si presenta nella nostra mente/cuore. Una volta coltivato diventa potente e utile, recando con sé pace e felicità intense e profonde.
Lo sviluppo di Metta comprende i seguenti aspetti:
La concentrazione di Metta: concentrata essa diventa forte e potente La flessibilità di Metta: può essere data a tutti, è versatile, universale e illimitata L'utilizzo di Metta: quando essa è forte e vigorosa noi possiamo usarla per produrre meraviglie e migliorare la vita di ognuno. Per sviluppare questi tre aspetti ci vuole un metodo e pazienza nell'applicarlo, poiché meditare significa agire con la mente, inclinandola nella direzione desiderata.
Proviamo ad addentrarci nella pratica, a sperimentarla.*
Assumiamo una posizione confortevole e facciamo qualche respiro profondo e rilassiamoci mentre espiriamo.
All'inizio della pratica di Metta è assai utile compiere una breve contemplazione sui benefici della stessa: possiamo riandare ad un episodio della nostra vita in cui siamo stati preda della rabbia e, senza entrare nel merito dello stesso, ricordare invece lo stato del nostro essere in quel frangente, sia a livello fisico che mentale, ricordando lo stato di disagio in cui eravamo immersi.
In seguito facciamo la stessa cosa rispetto ad un episodio dove era la gentilezza amorevole ad essere presente, cercando di ricordare, anche in questo caso, le sensazioni di quel momento: gratitudine, gioia, affetto. Questo di solito pone la mente nella giusta predisposizione, vivificando, grazie alla memoria, le qualità ricercate.
Poi rivolgiamo il pensiero a noi stessi, poiché volersi bene è un prerequisito per amare il prossimo, consapevoli del nostro desiderio di stare bene dentro e fuori di noi e, con questa attitudine, rivolgiamo a noi stessi gli auspici (sono quelli che ci giungono dalla tradizione):
Che io possa essere al sicuro, libero dal pericolo e dal male Che io possa vivere in pace, libero dalla sofferenza mentale Che io possa essere sano, libero dalla sofferenza fisica Che io possa aver cura di me stesso e vivere serenamente Queste quattro linee che possono essere adattate a proprio piacimento mantenendone validi i concetti, ripetute mentalmente un po' come dei Mantra per favorire la concentrazione, inducono il placarsi della mente discorsiva e il sorgere del flusso di Metta.
Continuiamo per qualche minuto in questo modo poi, scegliamo una persona a cui vogliamo bene, che ci è vicina, che ci ha aiutato e per la quale ci risulti facile provare affetto e desiderio di inviarle Gentilezza amorevole: essa sarà il nostro oggetto di meditazione, l'obiettivo del nostro flusso di metta. Possiamo immaginarla vicina a noi o sentirci al suo fianco e poi lasciamo che la mente/cuore sviluppi il suo flusso di Metta. Possiamo utilizzare ancora i quattro auspici precedenti, ovviamente cambiandone il soggetto, recitandoli mentalmente come se fossero il veicolo della Gentilezza amorevole che si irradia verso la persona amata.
A questo punto non dobbiamo fare altro che sprofondare sempre più in uno stato rilassato e beneaugurante, dimenticando noi stessi, dove siamo, chi siamo, il tempo e lo spazio intorno a noi. Una volta che il fluire della Metta è diventato stabile e continuo possiamo allargare il campo inviandola alle persone più vicine, agli amici, ai parenti ed espandendola sempre di più possiamo avvolgere il nostro paese o città e, rendendo il nostro flusso di Metta universale, alla nazione intera, al pianeta, al cosmo. Non ci sono limiti.
Giancarlo Giovannini
http://ww2.lifegate.it/it/eco/people/essere/meditazi one/gentilezza_amorevole_nella_vita_quotidiana1.html?back=true
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