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Inserito il - 03/02/2010 : 12:23:18
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Elogio dell’istante
di Fabio Gabrielli
(Fai dunque come me, e guarda con la letizia del saggio l’attimo negli occhi. Non indugiare. Vagli incontro rapido, benevolo, ricco di vita, sii così nell’agire, così per la gioia nell’amare.[Goethe, Elegia di Marienbad])
Accanto all’istante eccezionale, che, secondo Goethe, non deriva dall’esterno (er-inert) ma si incarna, come pura creazione, superamento di ostacoli verso stati superiori, nel nostro divenire interiore, c’è l’istante quotidiano da vivere con altrettanta pienezza. Questa disposizione ad accogliere l’istante come vissuto autentico, come feconda modalità di saggezza esistenziale, contrassegna tutto ciò che è profondamente umano.
Si badi, concentrarsi sul presente, sull’attimo, non significa recidere i legami con il passato o con le attese del futuro, bensì vivere nella dimensione dell’attenzione all’accadimento presente, poiché “il rimuginare insuccessi trascorsi o il timore di difficoltà future” producono una policromia di sentimenti che vanno dall’angoscia, all’inquietudine, alla speranza, alla disperazione, inquinando, di conseguenza, la purezza dell’attimo, da vivere, invece, in tutta la sua “presenza”.
E, comunque, poiché la vita è metamorfosi, fluire incessante di attimi, creazione sempre rinnovantesi, il presente non è mai disgiunto dal passato e dal futuro. Il legame saldo, pieno con il presente ha, continua Goethe, un valore eterno: «Si tenga sempre saldamente legato al presente. Ogni situazione, anzi ogni attimo, ha un valore infinito perché rappresenta l’eternità nella sua interezza».
La bellezza dell’istante è eterna, nella misura in cui è momento del divino, la Natura, che “fa nascere il perpetuo divenire” .
La gioia di vivere è un quid immediato, “quasi incosciente”, è immersione degli attimi felici in quel Tutto che è la Natura, l’Universo: «Quando la sana natura dell’uomo agisce come un Tutto; quando l’uomo si sente nel mondo come in un Tutto grandioso, bello, degno e pregevole; quando l’armonico diletto gli concede una pura e libera gioia – allora l’universo, se potesse percepire se stesso, esulterebbe come se avesse raggiunto la propria meta e ammirerebbe l’acme del suo divenire e della sua essenza».
Vivere la bellezza del momento non significa, tuttavia, annullare il proprio io in un estetismo fine a se stesso e totalmente privo di radicamento comunitario. Anzi, in ogni attimo, nell’istante presente, dobbiamo compiere il nostro dovere.
Come sottolinea Hadot: « […] La vera religione consiste nell’attenzione in ogni istante al compimento del proprio dovere quotidiano, della propria missione terrena».
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