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Inserito il - 20/10/2009 : 11:46:48
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IPNOSI
di Marco Pacori
fonte: www.psicoweb.net
Al di là di quello che sono le credenze comuni e quello che ci fanno pensare gli ipnotisti (o pseudo-tali) da baraccone, non c’è nulla di magico, soprannaturale o miracoloso nell’ipnosi. In realtà, si tratta di un fenomeno frequente che ognuno di noi sperimenta (senza averne consapevolezza o dando a esso un nome diverso), nel suo vivere quotidiano e, in particolare, nelle proprie interazioni con gli altri. Esempi di queste forme di ipnosi ordinarie sono la situazione in cui siamo così “presi” da un film che guardiamo alla televisione, da non sentire una persona che ci chiama anche se è accanto a noi; oppure la circostanza in cui qualcuno ci parla e, ad un certo punto, ci rendiamo conto che non abbiamo la minima idea di cosa ci ha detto; o, ancora, il fatto di trovarci con una persona di cui siamo innamorati e sentirci a qualche palmo dal suolo oppure avere la sensazione di essere “calamitati” da lei. Come si può intuire, l’ipnosi possiede molteplici sfaccettature. Definire questa realtà diventa quindi piuttosto arduo.
In ogni caso l’interpretazione attualmente più in voga è che l’ipnosi sia “una forma particolare, esclusiva, profonda e regressiva di relazione”. In altre parole, il legame tra ipnotista e soggetto (chiamato “Rapport”), è molto simile a quello che l’individuo aveva da bambino con i propri genitori. Sebbene con un’eccessiva semplificazione, potremmo dire che come la mamma aveva il potere di far scomparire il dolore con un bacio, così chi pratica un’ipnosi, acquisisce la capacità di sconfiggere ansie e angosce con le parole e azioni (che assumono in un certo senso una proprietà "magica": cioè producono un cambiamento reale e constatabile sia da chi è ipnotizzato, sia a un esame obiettivo). Certo per risolvere problemi complessi non basta “poggiare” le labbra sulla parte dolente (anche perché in genere non c’è alcun punto del corpo che faccia male). Tuttavia il parallelo è molto confacente se si parla di effetti più modesti. Nell’esperienza di chi scrive, una donna aveva chiesto di rivivere quella che riteneva, pur ricordandosene appena, un evento traumatico. Tornata all’episodio con un procedimento di “Regressione d’età”, ha cominciato ad agitarsi, singhiozzare e ad essere scossa da sussulti. Per prima cosa, le è stato amplificata la sensazione, così da darle modo di sfogarsi (il termine appropriato è “avere una catarsi”). Poi, per dare termine alla sua sofferenza, l’ipnologo ha appoggiato la propria guancia a quella di lei, così come fanno i genitori o le persone con cui siamo in intimità quando vogliono confortarci. Proprio in funzione del tipo di rapporto che si era creato, questo semplice contatto è stato sufficiente per placare completamente e nell’arco di nemmeno un minuto tutto la sua inquietudine.
Il tipo di relazione che si sviluppa non è lasciato al caso, ma viene creato attraverso un modo di comunicare altrettanto coinvolgente. Detto altrimenti, l’operatore ipnotico, attraverso il suo linguaggio verbale e quello del corpo (gesti, suoni, toni di voce, distanza interpersonale e contatto fisico) crea un tipo di comunicazione su misura per l’individuo che ha di fronte; inoltre, questi messaggi sono creati ad hoc, in modo da far vibrare le “corde emozionali” del soggetto.
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