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Inserito il - 26/03/2019 : 10:14:50 SIAMO LUCE PRIMORDIALE
NOI SIAMO LA LUCE PRIMORDIALE
di Guido Da Todi
L'acquisita identità profonda con ogni dimensione dell'esistenza è il dono che lo spiritualista incontra lungo il sentiero dell'ascesi.
Pochi di noi saprebbero descrivere il processo dell'apertura dei petali di una rosa, nella sua crescita quotidiana al sole ed al giorno. Noi non possediamo quella percezione dei minuti movimenti della natura, così come siamo ancora distanti dall'essere padroni di ogni mutazione complessa del nostro profondissimo subconscio.
Ecco perché lo spiritualista, dopo anni ed anni utilizzati a ripetere in sé verità che sente proprie, ma non vive interamente; dopo anni ed anni di identificazione con un mondo che riconosce vero ed incombente su tutto ciò che è manifesto, ma che, tuttavia, difficilmente gestisce nella pratica, si trova - con una sorpresa inaspettata - a provare intensamente delle esperienze metafisiche che, dapprima, baluginano tenuemente nella sua consapevolezza quotidiana; poi, si affermano con perentoria e indiscussa evidenza, come prova a sé stesse.
E' il trionfo della realtà paradossale metafisica.
Quanto appariva simile ad un prepotente stato di fatto - la materia e la negazione alla radiosità dei mondi spirituali - comincia, allora, a <sfaldarsi> con gradualità. Il ruggito del vorace Guardiano della Soglia si trasforma nello scricchiolio di un vacillante mondo di cartapesta.
E' letteralmente vero che il mondo di maya (l'illusione dei tre piani dell' esistenza) poggia su delle fibre essenziali di pura luce. Ancora una volta la fisica dei "quanti" precorre la visione di una gran massa di ricercatori, nella strada dell'esoterismo arcano. L'atomo ed i suoi componenti sono strutture di luce pura, e viaggiano nello spazio cosmico a velocità simile, o pari, a 300.000 km. al secondo.
L'uomo è in continuo moto universale
Rotea attorno al baricentro terrestre, e non lo percepisce. Rotea con la terra attorno al sole, e non lo realizza. Si sposta, in una corsa vertiginosa, verso la costellazione di Ercole, e non ne sa nulla. Fa parte di un movimento cosmico dell'intera galassia, verso un centro fuori di essa, che attrae ogni componente di codesta immane parte di universo, e ritiene ancora di vivere nella <morta gora> di un ambiente quotidiano, appena ravvivato da un tran tran esistenziale.
Tutto ciò è l'aspetto sostanziale di un respiro celeste composto da luminosità pura, ove la materia è l'unico ente condizionato alla transitorietà, alla precarietà ed alla natura finita.
Non sono molti gli spiritualisti ad essere pienamente consapevoli di tale verità. Ossia, della natura implicita dell'essere che rende <mortali>, ossia definite in cicli che iniziano e sempre terminano, solo le <onde> del mare di luce universale.
Essi ritengono che tutto, invece, sia destinato a concludersi; che tutto abbia il marchio del perituro.
E non hanno compreso che la vera illusione è solo in questa loro concezione; alimentata, d'altronde, da correnti di pensiero, a loro volta stolte ed inette.
L'<argilla primordiale> su cui l'alito di Parabrahaman si innesta, agli inizi di ogni atto evolutivo, è la radice originaria indistruttibile che contiene ogni potenziale sviluppo dell'essere.
Sono le sue forme, le anse, le pieghe ad avere, invece, la natura passeggera (anche se della durata incredibile di interi universi in manifestazione).
Ed ognuno di noi, nella sua più intima essenza, è costruito con l'<argilla genetica> che è un brandello di quella luce cosmica, incomprensibile ed inafferrabile nei codici ultimi, ma l'unica, imperitura protagonista degli universi fisici e metafisici. Nessun insegnamento di vita superiore vuole togliere all'uomo codesta sua divina eredità; codesta sua natura di purissima luce assoluta, di spirito originario ed incontaminato.
Ma, ogni vangelo esoterico, ogni dettame delle Scuole Metafisiche tradizionali intende, al contrario, soltanto trasformare in "tabula rasa" il <composto primordiale> dell'uomo.
Insomma, per adoperare un banale esempio che, forse, potrà essere utile, diremo che l'intero sforzo odierno dell'umanità è quello di <dipanare> il gomitolo dorato del proprio complesso mondo soggettivo, sino a quando essa ne stringerà tra le dita solamente il filo disciolto e libero che lo costituiva.
Questo filo sarà la sua Monade immortale; il baricentro che, comunque, componeva e tesseva con sé medesimo la tela di ragno del mondo di maya, necessaria a creare quei contrasti e quei chiaroscuri che ne avrebbero riverberato il riflesso nel mondo della forma.
Ed è proprio con questa Luce ancestrale che il ricercatore ha un contatto diretto, alla fine del sentiero di evoluzione. Una Luce che è chiamata in vari modi, nella Dottrina Segreta: la Casa del Padre (la Monade), l'Assoluto, il Non Essere, il Nulla-Tutto, Shamballa, l' Uno.
Stiamo parlando dell'Oceano Divino in cui si riversano tutti i fiumi della molteplicità dell'essere.
E, tuttavia, per tornare al paradosso metafisico, dobbiamo anche riconoscere che ogni fiume, ogni ruscello, ogni rigagnolo d'acqua è sempre stato in seno a quel mare, poiché ne costituiva uno dei mille indivisi rivoli.
Beato colui che s'accende fin dentro alle fibre più occulte dei suoi atomi organici di tanta realizzazione suprema! Egli farà ardere nella propria carne il Fuoco Divino medesimo.
Si dirà, allora, che kundalini in lui è risvegliato, e che lo Spirito sarà divenuto materia e che la Materia vivrà nello spirito.
L'Alfa e l'Omega trionferanno nell'unità soggiacente in esse!
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