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Inserito il - 13/03/2018 : 13:06:55 La battaglia del vivere
di anonimo
La vita di tutti i giorni è spesso una battaglia continua, una guerra. La stanchezza, il sonno, la fame, le preoccupazioni, i desideri, gli amori, le speranze. Questa è la vita. Ma anche ciò che noi abbiamo chiamato l'animalità. Bisogna assecondarla o viceversa? Bisogna ottenere qualcosa o bisogna, sfruttandola, accrescere la possibilità di fare le esperienze?
L'onestà, la fedeltà, l'accettare ogni cosa come se venisse dal Cielo. Vedete, questa è la vita. Questo è vivere sulla strada del Maestro. Accettare tutto ciò che viene, con fede, con la consapevolezza che accade per insegnarci qualcosa, per aiutarci a sciogliere i nostri nodi. E che noi dobbiamo combattere ed uccidere non solo i nostri sentimenti, la nostra famiglia, i nostri soldi. Ma anche arrivare ad uccidere il Maestro.
Vuol dire saper ascoltare chi ci sta intorno. Vuol dire accettare tutto ciò che ci viene dall'esterno, pensando "questa cosa, questa esperienza, me la manda il Maestro e io devo riuscire a superarla, ad andare avanti. Ad andare al di là di tutte queste cose".
Questo significa essere ultimi. Mettersi sempre all'ultimo posto. Poi non conta se nella vita siete ricchi o siete poveri. Siete intelligenti o ignoranti. Sapete scrivere, leggere, o siete analfabeti. Questo non conta. Questa è la strada della saggezza, della cultura. Ma vi è una saggezza diversa, una cultura, una luce diversa che dovreste saper vedere, portare agli altri, andare al di là di ciò che sentite.
Abbiamo sentito dire: "E' morta mia madre, la mia donna, mio figlio… Maestro, perché?" Tuo figlio, tua madre, la tua donna non sono morti. Non sono finiti. Chi mai ha detto questo? Hanno solo finito l'esperienza insieme a te. Ma sono di là che ti aspettano. Forse cercano di aiutarti. O forse non possono farlo, perché tu sei sordo, cieco, muto. E non capisci. E continui ad arrovellarti nell'ego. In ciò che hai dentro. "Io sono così. Io faccio così. Io dico così".
Sta scritto che chi non lascia suo padre, sua madre, i suoi figli, sua moglie e prende la sua croce… non può essere un illuminato, cioè il figlio di Dio. Questa è la verità. Ognuno di voi deve riuscire a vivere solo ed essere felice nella condizione nella quale è.
Deve riuscire ad essere, non ad avere. Le parole volano. Le azioni rimangono. Essere significa pregare, meditare. Attuare il silenzio. Il silenzio è infondere intorno la serenità. È un'altra vita. È un altro modo di vivere. È non seguire l'animalità. È cercare di armonizzarla nella propria vita. È non scatenare invidie, gelosie, tensioni, ripensamenti, arrabbiature, paure infantili. Se non hai soldi, è perché non devi averne. È semplice. Se non hai la salute, è perché non devi averne. È semplice. Se non hai i figli, è perché non devi averne. È semplice.
E voi dite "Maestro, ma l'emozione… quando tu parli di malattia, dentro io mi sento morire…"
Quando tu dici: "Rimarrai da solo, i figli se ne andranno… io mi sento morire. Soffro di questo. Poi capisco, che i figli devono seguire la propria strada, che forse la malattia può guarire… io lo capisco con la mente, non con l'anima."
La malattia non esiste. Se tu non vivi la malattia. E se tu accetti la morte come un evento naturale. Come se fosse bere un bicchiere d'acqua; e allora la malattia non esiste. È una possibilità che l'anima ha per finire il calvario terreno. È diverso.
I figli se ne vanno, muoiono, partono, ritornano. Perché questa è la loro esperienza. Ed ognuno di voi ha la sua. Con o senza figli. Da solo o in compagnia. Ora ognuno ha la sua esperienza. E ognuno di voi ha la sua esperienza. Potete andare da uno, dieci, cento sensitivi o medium. Nessuno vi dirà mai questo.
Dovete pensare che ciascuno di voi è sceso in questa vita con un talento e ciascuno deve mettere il suo talento in ciò che fa. Spendere la sua vita per accrescere il suo talento. Per alcuni sarà un certo lavoro, per altri il vendere, per altri il creare, per altri l'andare per le strade ad incontrare uomini. Per altri parlare. Ognuno ha dentro il suo talento.
Lo scopo della vostra vita è che ognuno di voi deve far germogliare questo granello di senape che ha dentro. Questo talento e farlo diventare una grande pianta; forse sbagliando, forse non capendo. Ma l'importante è dire sempre: "Signore, sia fatto di me ciò che vuoi". Lo scopo è questo. Ed è inutile che voi cerchiate di cambiarlo o modificarlo attribuendovi meriti o demeriti che non avete. Lasciate che il vostro talento dia uno scopo, un valore alla vostra vita. E non temete. Non è sbagliato affermare il proprio ego nella vita. È sbagliato affermarlo di fronte alla Luce, al Maestro. O peggio dimenticandosi del Maestro.
Sappiate essere umili, ma forti. Sappiate essere una canna al vento, che si piega, ma non si spezza.
Ogni cosa che succede nella vita - prendere un lavoro importante, ammalarsi, perdere l'amore, rompere con un figlio, perdere la casa - deve farvi capire il perché delle cose. Deve darvi la spinta ad andare avanti. A lottare sempre. A combattere. Senza perdere mai la speranza. E se vincerete, o se perderete, dovrete essere capaci di dire "grazie Signore", perché in ogni caso, mi stai insegnando qualcosa.
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