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 La FUSIONE fa rima con GIAPPONE

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
admin Inserito il - 01/07/2008 : 10:18:28
La FUSIONE fa rima con GIAPPONE

da redazione Scienza e Conoscenza

www.scienzaeconoscenza.it


Ecco alcune testimonianze dopo la replica dell'esperimento in Giappone, per mano di Yoshiaki Arata, nel dì 22 maggio 2008


Fusione nucleare fredda , la rivincita di Osaka
Siamo nel 1988 Fleishman e Pons alla Università dello Utah annunciano di aver ottenuto reazioni nucleari in provetta. Lo scoop scuote la carta stampata. Non pochi accademici ridicolizzano il fenomeno. Ma Il mondo globale non cede. Molti tam tam per email.



Coraggiosi ricercatori realizzano una comunità per difendere quella che verrà definita con la sigla FNF, da Fusione Nucleare Fredda. Le motivazioni dei detrattori: non esiste una teoria ufficiale dell'esperimento, che non avrebbe valore in quanto non replicabile. Il mondo della FNF replica che le grandi scoperte non sono basate su teorie ma su esperimenti che costringono a modificare paradigmi e che l'assenza di riproducibilità non può negare un fenomeno. Da noi Giuliano Preparata (Università di Milano) sviluppa una teoria sofisticata. Pochi lo studiano. Altri accettano di vederlo alla berlina.

Ma le attività continuano seppure con difficoltà in alcuni laboratori pubblici e qualche Università. Non sono mancati contributi privati. Una mailing list animata da un medico filosofo di Roma ha tenuto vivo il dibattito tra insulti proposte e critiche. Il professor Celani (INFN - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), attivo in quella mailing list, ha continuato a collaborare con l'università di Osaka.

Il tentativo di un serio progetto italo giapponese fallisce.
Ma qualcosa è cambiato. Giovedì scorso (22 maggio '08) Yoshiaki Arata ha presentato
alla Università di Osaka un dimostratore funzionante ad energia da FNF. E ora ai posteri l'ardua risposta.

Gianni Degli Antoni
Docente di informatica applicata
All' Università di Milano

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Nel frattempo, a caso ma non a caso, a Frascati (http://www.scienzaeconoscenza.it/evento.php?id=841) il Nobel B. Josephson ha tenuto un breve seminario (nobel decaduto per il Cicap, a testimonianza che ci sono nobili decaduti ma anche nobel, ovvero la Scienza Ufficiale si prende la briga di blasonare e deblasonare a suo diritto e piacimento). Si attribuisce al Josephson di occuparsi di paranormale (tra i suoi studi assidui: la fusione fredda e la memoria dell'acqua) ma di fatto come ha specificato il fisico Vittorio Marchi in una recente conferenza, il termine è fuori luogo. Si tratta di pura normalità, punto. Si affibbia infatti il termine paranormale a tutto ciò che è nuovo: della serie, se un esperimento non fa la ruggine a forza di essere replicato, è paranormale.

Il medico-filosofo di Roma a cui si riferisce Degli Antoni si chiama Vincenzo Valenzi, parte del Comitato Scientifico di Scienza e Conoscenza, ed ecco il suo comunicato sulla conferenza di B. Josephson:

“E' stata una lettura magistrale sul metodo scientifico e sulla filosofia della scienza contemporanea. Il Nobel inglese, che classicamente non dovrebbe aver problemi di conoscenze di base, ha discusso delle storie degli uomini di scienza attivi su nuove scoperte sempre in bilico nella Hall dell'ultimo viaggio, tra il paradiso di Stoccolma e l'inferno degli eretici. Una storia vecchia, già vista, che comunque assume nuove tinte in un'epoca dove la tecnologia e le conoscenze si sono diffuse e sviluppate diventando, di fatto, anche loro stesse un potere e come temeva Einstein anche una chiesa. I metodi sono i moderni format di non più santa inquisizione, magari nelle inedite vesti vitellonistiche havardiane dell'Ig-Nobel, che assieme ai James Randi e ad altre nobili istituzioni di lotta alla pseudoscienza presidierebbero i Portoni di quelle che una volta erano le torri d'avorio del potere della Sapienza.

Oggi che anche l'operaio ha il figlio dottore, e che l'elettronica e l'informatica hanno accelerato i processi di innovazione quasi alla velocità della luce, fa un certo imbarazzo vedere i presunti depositari del sapere puntare l'indice contro nuove scoperte e nuove teorie ree di non appartenere al corpus delle conoscenze comunemente accettate,

Nei laboratori dell'Industria, nei centri di ricerca militari dove si vive e si vince sull'innovazione e sullo sviluppo di nuove tecnologie non c'è spazio per questi mandarinati. La partita della conoscenza e della verità non ha quindi i tempi biblici alla Galilei, ma spesso si brucia nell'arco di qualche anno, massimo, decennio, come per la vicenda della fusione fredda e della memoria dell'acqua, che benché bollate come bufale e falsi scientifici dai nuovi sacerdoti vitelloni harvardiani, hanno continuato la loro vita carsica e stanno riemergendo nell'esperimento (ad Osaka con l'esperimento vincente di Arata per la fusione fredda) e nella teoria (a Boston con Widom e Srivastava per la memoria dell'acqua).

Srivastava presenterà la nuova teoria l'11 giugno a Frascati all'INFN (seguirà il programma definitivo), mentre ad Osaka Arata continua il suo lavoro con altri gruppi in tutto il mondo, in primis all'INFN di Frascati, dove Francesco Celani con il suo gruppo ha da tempo replicato e sviluppato il lavoro giapponese.

Nel mio piccolo sono in partenza per Yalta dove il mondo russo organizza una dieci giorni sulla biotecnologia, farmacologia etc… per passare a Kiev dove questa volta la NATO ha organizzato un seminario avanzato di cinque giorni: "Molecular Self-Organization in Micro-Nano and Macro-Dimensions: From Molecules to Water, to Nanoparticles, DNA and Protein”

Se il nostro Paese vuole recuperare posizioni nelle classifiche della competitività (dalle tristi posizioni di fondo classifica dove siamo scivolati) forse è il caso di cominciare a riflettere sulla lezione che il 27 maggio Brian Josephson ha voluto regalarci."

Cari saluti
Vincenzo Valenzi
www.cifa-icef-org <http://www.cifa-icef-org>

Seguiteci su Scienza e Conoscenza n°25 con un'intervista a B. Josephson e la prima parte di un articolo dettagliato su i corsi e ricorsi della fusione nucleare fredda. Ovviamente anche l'ultimo, l'esperimento di Osaka del 22 maggio, è stato già bollato, da fonti accademiche, come poco significativo. E ben venga, poiché niente rende più “convincente” il dirompere delle acque, come la resistenza di una diga. La sofferenza che nel frattempo si produce, però, è tanta. Tant'è… questo è l'umano, questo umano!






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