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Inserito il - 04/06/2008 : 12:16:42 Economia: distorsioni in atto
di: Bruno Chastonay
La domanda e l'offerta: distorsioni in atto
Eravamo abituati da sempre, che la domanda e l'offerta determinavano il prezzo e il valore delle cose. Più la domanda sale, e più salgono i prezzi, a salire fino a che non incontra una maggiore offerta. E questo è sempre stato l'equilibrio delle cose. Ad aumentare la domanda e rispettivamente l’offerta erano dei fattori esterni, valutabili e non.
I fattori principali, e maggiormente legati a:
Naturali: Come il maltempo che creava problemi alle coltivazioni, e quindi la quantità prodotta di vegetali.
Politici: scioperi, guerre, licenze, permessi, contingentamento, merci strategiche, embargo.
Trasporti: Facilità di consegna, vie di comunicazione, mezzi di trasporto, distanza.
Quantità: annate di produzione eccezionali, nuovo produttore nel mercato, tecnologia, mano d’opera, reperibilità della merce.
Costo: concorrenziale.
Eventi straordinari: uragani, incidenti e disastri naturali.
Valore: preziosità della merce, merce strategica, fattore qualità e rifugio, ricercatezza (tartufi, armi, acqua, petrolio, oro).
Disponibilità: scarsità, (vedi Urea, zafferano).
Valore del cambio sottostante: vedasi la debolezza del dollaro e del rialzo delle materie prime (principalmente quotate in dollari, e prodotte in paesi con riferimento al dollaro).
Interventi e psicologia di mercato.
Moda: (abiti, oggetti consumo, colore, fattore esotico. Orologio Swatch).
Facilitazione di pagamento, accesso al credito, rate, leasing, carte di credito, ipoteche.
Creazione di necessità e bisogni, pubblicità e immagine (marchio o logo, medicine alternative).
Sono tutti fattori che limitano o stimolano e condizionano la domanda e l'offerta nel mercato.
Come controparte abbiamo quindi la determinazione del valore delle merci.
E questi dipendono pure da un numero elevato di fattori, che possiamo elencare come segue:
Inflazione: con l'aumento della domanda, aumenta il potenziale inflazionistico tassi interesse: il finanziamento agli acquisti costa, e con il rialzo dei tassi aumenta.
Energia: aumenta il costo di produzione, dall’estrazione, alla lavorazione, al trasporto.
Licenze-assicurazioni-fisco: sono una parte elevata e in certi casi predominante alla creazione del costo. Vedasi la benzina/diesel alla distribuzione.
Un altro fattore determinante sono le aspettative del mercato, il potenziale presente nell'investire nel settore o meno, i maggiori rischi di inflazione futura, le posizioni long o short presenti nel mercato, lo stoccaggio dei partecipanti nel mercato o dei produttori, le scorte delle nazioni e delle industrie, la domanda stagionale o periodica.
A questo dobbiamo aggiungere la speculazione, o investimento mirato nel settore con aspettative di effettuare degli utili finanziari, da elementi non prettamente operanti nei settori commerciali di base. In questa categoria metto i fondi di investimento e fondi hedge, gli operatori finanziari che operano a copertura delle esposizioni e dei propri investimenti.
Un altro fattore determinante sono i “cartelli”, o la creazione di “trust”, che in sostanza tengono il controllo del mercato, limitandone l'accesso e quindi la concorrenza. A questo si contrappone la globalizzazione, che tende ad “aprire” i mercati, riducendone le barriere. Ognuno dei fattori qui sopra menzionati, comportano uno studio maggiormente approfondito, per le loro implicazioni, effetti collaterali, e valutazione delle azioni possibili di protezione dei nostri rischi, e di anticipazione degli stessi.
Quando a causa di vari fattori, temporanei o di lungo termine, abbiamo delle distorsioni nelle quotazioni, parliamo di “bolle” di mercato. Bolle che possono essere controllate inducendo ad una maggiore offerta, se è al rialzo, o assorbendola se è al ribasso. In questo caso abbiamo pure vari metodi, come gli interventi da parte di enti ufficiali (banca mondiale, imf, ecc), governi, banche centrali. O in certi casi, il mercato stesso agisce di conseguenza, facendole scoppiare.
I mezzi a disposizione dagli enti ufficiali, sono i mezzi finanziari. Questi devono essere adeguati al mercato in cui andranno ad operare. Le banche centrali, o i governi, devono avere la certezza di poter contrastare il mercato, investendo la stessa o la maggiore quantità di denaro o mezzi finanziari di quanto non ha già fatto il mercato, al lato opposto. Certi mercati, per la loro natura, o sono troppo grandi, o molto difficili da prendere sotto controllo. Non tutti i mercati sono condizionabili dalla politica monetaria o fiscale. Il fattore fiducia che sorregge il mercato del credito non può essere sostituito con misure materiali o aleatorie. Ricordiamoci che sulle banconote c’è scritto un contratto di fiducia: è un titolo di credito emesso da un governo, e non sempre con la dovuta copertura finanziaria. Durante la crisi Argentina, è bastata la firma a garanzia, senza cessione di capitali, sui prestiti, da parte del Fondo Monetario, che i tassi sono dimezzati, e la ripresa si è innescata.
Se sono troppo grandi, come il mercato dei CAMBI, vale di più la psicologia innescata nei mercati, che non il quantitativo stesso utilizzato per contrastare una tendenza eccessiva. (indice di propensione al rischio, analisi tecnica). Se sono troppo piccoli, il mercato rimane in mano a poche persone. Solitamente si tratta di merce di elevato valore, strategica, presso limitate nazioni. In questo caso, meglio investire nella ricerca delle alternative che cercare di contrastarne la quotazione, innescando magari anche tensioni politiche extra-territoriali.
Altri metodi o mezzi di intervento sono i tassi di interesse, le linee di credito e facilitazioni al credito, le tasse e misure fiscali, le licenze e autorizzazioni, il contingentamento, e altro.
Ritornando a monte del problema, che resta confermato, sussiste. E se sussiste, è vero che la famosa equazione domanda-offerta ha fallito, o comunque non è più sufficiente per il buon andamento dei mercati, e per giustificarne la volatilità o il livello dei prezzi. Ogni intervento deve contemplare il rischio sempre maggiore di “guerre finanziarie”, effettuate tramite il controllo di prodotti chiave e di prima necessità.
Prima avevamo una domanda e una offerta di materie prime, condizionata da un numero elevato di partecipanti nel mercato, tramite un numero elevato di produttori, industrie, strutture finanziarie, paesi. Una larghezza e ampia diversificazione della offerta e della domanda.
Un esempio pratico: il mercato dei CAMBI (visto che resta il fattore primario nella determinazione dei prezzi delle materie prime e del valore del proprio investimento, e con quotazioni 24ore24 e 7giorni7). Tanti singoli investitori privati, industriali, speculazione, che comperavano e vendevano una valuta contro un’altra, in previsione di vari fattori e anticipazioni. Varie sedi di banche e finanziarie localizzate in tutte le principali città, che avevano una loro posizione in valuta. Molti agenti operatori nel mercato, molte nazioni presenti, molte più banche.
I fattori e le anticipazioni erano basate sulle informazioni avute e in possesso, che erano in molti casi sporadiche e molto differenziate nell’arco del tempo. Alcuni le avevano alla “fonte”, altri il giorno dopo, a dipendenza se si trovavano in un centro operativo/commerciale/finanziario di grande importanza o meno. Londra rispetto a Cabbio (Valle di Muggio, Ticino, Svizzera). Tramite HSBC Londra o Banca del Cimino, Napoli. Giusto per fare qualche nome.
Le fusioni e acquisizioni hanno ridotto il numero delle banche presenti sul territorio. La centralizzazione ha fatto chiudere molti centri operativi, concentrandoli su Londra, Zurigo, New York, Tokyo, HongKong. Con l'avvento dei fondi di investimento o forme collettive di investimento, sono state unificati i capitali e gli operatori partecipanti al mercato finanziario. I centri regionali, che avevano una loro autonomia, sono stati ridimensionati o eliminati, concentrando le decisioni in poche sedi, presso un numero limitato di professionisti.
Con le prime distorsioni dei prezzi, le banche centrali hanno effettuato periodi di interventi diretti, a sostenere il dollaro o altre valute, messe sotto stress. E con importi sempre più elevati, e con maggiore frequenza, e concertandosi con le altre banche centrali delle altre nazioni. (vedi recenti interventi di politica monetaria e sulla liquidità e accesso al credito nel settore subprime del mercato immobiliare). Poi hanno cambiato gradualmente molte regole, come la pubblicazione dei dati, che viene concentrata in date specifiche e ben determinate, ad un certo orario uguale per tutti. Dando maggiore informazione e trasparenza al mercato, consegnando agli operatori anche le prospettive e le previsioni, anticipando le future mosse. Vedi il lavoro della ECB, Trichet e affini. Le crisi e le tensioni nel frattempo sono diventate sempre più importanti, più vaste, più coinvolgenti. Siamo passati da crisi regionali che colpivano un singolo istituto finanziario o settore produttivo, ad una situazione maggiormente globalizzata. Vedi crisi Parmalat, Swissair, poi Messico e Argentina, e ora il subprime americano, con la crisi del settore dei mutui e crediti globale. Sempre nuove pezze e sempre più grandi, a tamponare i buchi nella mongolfiera, che si spera, possa continuare a salire.
Con la globalizzazione abbiamo un aumento netto dei capitali coinvolti e degli effetti collaterali, che vanno a toccare tutti, e non solo il diretto interlocutore (posto di innesco del problema).
Ai governi, banche centrali, istituzioni sovra-nazionali, non resta che cercare di adeguarsi, aggiustando i metodi e i mezzi a disposizione a quanto si presenta ad essi. Ma ancora una volta, il fattore “FIDUCIA” nelle istituzioni, resta il punto chiave di tutto. I mezzi finanziari a disposizione non sono infiniti, ma la volontà e la forza del mercato si. Hanno il tempo e gli utili accumulati dalla loro parte, come pure le aspettative e i fondamentali, che tendono a convergere nella loro direzione, dando ragione al loro posizionamento.
Effetti collaterali: Se abbiamo una crisi del settore ipotecario, e delle coperture dei prodotti finanziari sull'immobiliare, non è difficile anticipare un rischio di insolvibilità da parte delle banche e degli istituti finanziari coinvolti. Come pure a prevedere un calo o crollo del prodotto sottostante, gli immobili. Come conseguenze collaterali, un calo dei valori finanziari dei singoli individui, con conseguente peggioramento della qualità del credito, insolvibilità dei singoli, calo dei consumi, colo degli utili societari, calo degli investimenti fissi e nella ricerca, rischio sugli investimenti, su prodotti quali carte di credito, anticipi. Un aumento marcato del costo di finanziamento (livello dei tassi), con lo “spread” in netto rialzo rispetto al sottostante valore AAA o Nazionale/Statale (differenziale entro tassi primari di riferimento ai tassi applicati).
Peggiorando il clima finanziario, avremo quindi anche chi "gioca" o investe nel trend negativo, facendo utili sulle disgrazie altrui. È il commercio, e il mercato libero.
Se aggiungiamo il ruolo dei “nuovi” investitori, i fondi di investimento di varie tipologie e di varie strategie di investimento, e dell'uso della leva finanziaria, possiamo moltiplicare i capitali investiti e i volumi di transazioni di 10, 20 e anche di 40volte.
Questa concentrazione di capitali, (effettuata una volta da singoli individui che investivano con le proprie idee, in momenti differenti, prodotti differenti, e in direzione diversa), è avvenuta con il fallimento delle strategie di singoli (stock-picking ad esempio) a confronto di strategie mirate (Soros). Poi per contenere la grande massa di capitali da gestire, con minori costi e maggiore tempestività e incisività, abbiamo avuto la creazione di fondi di investimento strategici (Warren Buffet). Oggi abbiamo fondi, fondi di fondi, prodotti strutturati di elevata fattura matematica. Prodotti finanziari specifici per singole strategie o prodotti. La possibilità di operare “on-line” da qualsiasi posto nel mondo, basta avere un PC e una linea telefonica. Linee di credito operative che ti permettono una leva finanziaria fino a 40volte il capitale sottostante. Una informazione capillare e all’unisono, per ogni evento di mercato, sia fondamentale o di analisi o di aspettative.
Ecco quindi perché abbiamo casi di raddoppio dei prezzi senza necessariamente avere un aumento della domanda, o dei consumi. Con le necessità dei vari Governi, ulteriori interferenze sui prezzi. Un esempio chiaro è il petrolio, e di conseguenza tutta la serie di prodotti energia, o alternativi ad esso. Negli USA il prezzo della benzina è raddoppiato negli ultimi anni, anche se i chilometri percorsi annualmente sono calati. Le sigarette fumate si sono ridotte drasticamente, ma i prezzi sono quasi raddoppiati. Perché ? Chiaro, la parte fiscale è la parte preponderante del prezzo di vendita del prodotto.
I Governi hanno un livello di indebitamento elevato, con risorse finanziarie sempre più limitate, e a rischio di ridursi, dall'attuale rallentamento della crescita globale, e peggioramento del settore crediti, impoverimento generale, calo del potere di acquisto, calo entrate fiscali. Un mezzo per aumentare le entrate fiscali, senza dover innalzare la pressione fiscale del singolo individuo, è quella di spingere le tasse sul consumo. Molto più sociali, etiche, benvolute. Anche con cause umanitarie, ecologiche.
Mettiamo la tassa sui trasporti e sul Co2, per finanziare la lotta all'inquinamento e la salvaguardia della foresta amazzonica, con obiettivo di ridurre il traffico. Mettiamo la tassa sui prodotti alcolici per ridurne la dipendenza e il consumo. Mettiamo una tassa sulle sigarette per finanziare la salute. Tutto molto etico e bello. Chi consuma paga. Basta consumare meno, o non consumare………e abbiamo anche un mezzo per controllare la domanda. Ora però grazie a questo, abbiamo un peggioramento delle distorsioni già in atto per i fattori descritti qui sopra. Pensiamo al costo di un pieno di benzina fatto a Roma, che costa euro 60. Lo stesso pieno costa a Caracas euro 1.50 e euro 45 a Lugano.
Prodotti comperati da una parte della frontiera costano anche il 20/30pc in meno di quelli comperati dall'altra parte, a solo qualche chilometro di distanza. Tutto questo genera un altro commercio, un indotto dall'aumento del flusso dei clienti turisti e acquirenti, e quindi nuove opportunità per chi le sa “leggere” e anticipare, e sfruttare.
Aggiungiamo INTERNET.
Qui abbiamo il pregio della globalizzazione delle informazioni, della ampiezza dei potenziali acquirenti o venditori, della velocità e facilità nella trasmissione dei dati e delle offerte, del basso costo di utilizzo. In piccolo, i miei commenti e analisi dei mercati, inseriti quotidianamente sul sito web (www.chastonay.com), attrae oltre 1.700.000 persone.
Come esempio, letto giusto oggi:
vendo casa a euro 5.- tramite acquisto da parte vostra di un biglietto della lotteria. (Al momento attuale ne ha già venduti 2.000, ed è solo il secondo giorno). Questo esempio ci insegna e ci ricorda come sia necessario stimolare la domanda e l'interesse, in caso di assenza di richiesta.
La MODA. Un altro fattore essenziale, che non segue le regole di mercato, ma quelle della domanda/offerta in combinazione alla capacità di marketing industriale. Importante è saper e poter vendere un oggetto al prezzo massimo possibile che il mercato sia disposto a pagare per averlo.
Se non ci sono dei bisogni, li si possono creare. Ad esempio il Telefonino, o Cellulare. In Italia nel 2007 ce ne erano 3 per ogni abitante, nonne e bambini compresi. Quest'oggetto non serve solo per telefonare, ma è un oggetto "must", modaiolo, pieno di gadget che non useremo quasi mai, e altri che faremmo meglio a non utilizzare (visto il loro costo….vedi gps/connessione/scarico dati). La velocità di connessione per privati non conta molto, ma per chi vende gli abbonamenti è un ottimo argomento, come i cavalli di un motore, che sono in contrasto con i limiti vigenti di velocità.
La CREATIVITÀ: cioè la capacità di rendere maggiormente attrattivo e interessante un oggetto, e dargli cosi maggior visibilità e valore aggiunto. Ad esempio i JEANS, (o l'orologio). Tutti ne hanno almeno un paio, quindi in teoria non ci sarebbero più compratori, eccetto la sostituzione dell'usato. Ma la moda, con la creatività, ha modificato l'oggetto da tuta da lavoro, a abito, e ora a moda e visibilità. Si cambiano le dimensioni dell’altezza vita, della gamba, dell'orlo, si aggiungono gadget, si mette una firma famosa, e il gioco è fatto. Se poi lo confezioniamo in CINA, ci costerà al massimo 1euro, e lo vendiamo al miglior offerente.
Il COSTO della merce. Altro fattore che resta di elevata importanza, e sempre maggiormente influenzato da tutti i fattori esposti qui sopra. Prima era solo la quantità a decidere una riduzione dei costi, e quindi un posizionamento migliore nel mercato rispetto alla concorrenza. Oggi conta il luogo di produzione, il cambio con cui paghiamo, le sinergie entro tutta la catena produttiva, la capacità di agevolazioni fiscali e di accesso al credito, l’ampiezza del mercato per il prodotto.
Non hai i soldi per pagare la merce ? Non importa. Una volta erano necessari, in quanto il “fare credito” metteva maggiori rischi di non incasso al venditore. Ora, con le carte di credito, contratti leasing, contratto a rate, il rischio viene assunto da società assicurative, dalle ditte costruttrici, o da enti specializzati in questi settori. E cosi, ampliamo la capacità di consumo, di domanda e di vendita, pari pari all'aumento dell'accesso al credito. Compra oggi e paghi il prossimo anno. Le prime rate te le regalo. Il costo tanto lo paga ancora il compratore, che ha ricevuto la facilitazione, senza rendersene conto, o comunque, senza soffrire.
Tutto questo gioco, entro domanda e offerta ci sottolinea una cosa di fatale importanza. Il mercato per continuare a prosperare deve mantenere in buona salute i clienti o compratori, unico grande motore della produzione, import/export, fatturato, margini di profitto. Grazie a questo, avremo uno stimolo per la creatività, investimenti produttivi e alla crescita, nuove invenzioni e nuove mode, in poche parole: una crescita.
Bruno Chastonay
“The federal government is sending each of us a $600 rebate. If we spend that money at Wal-Mart, the money goes to China. If we spend it on gasoline it goes to the Arabs. If we buy a computer it will go to India. If we purchase fruit and vegetables it will go to Mexico, Honduras and Guatemala. If we purchase a good car it will go to Germany. If we purchase useless crap it will go to Taiwan and none of it will help the American economy. The only way to keep that money here at home is to spend it on prostitutes and beer, since these are the only products still produced in US. I've been doing my part, and I thank you for your help, Governor Eliot Spitzer (Governor, New york)”.
Data articolo: giugno 2008
Queste sono opinioni personali di : Bruno Chastonay Membro della Direzione Consulente Finanziario Senior LGT Bank (Svizzera) SA, Lugano Phone: +4191 912 69 69 Mobil: +4179 621.31.40
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