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 Le leggi frattali dello sviluppo delle città

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
admin Inserito il - 25/06/2013 : 11:09:36
Le leggi frattali dello sviluppo delle città

21 giugno 2013

Un modello quantitativo permette di spiegare l'incredibile varietà delle strutture urbane in funzione delle loro dimensioni e di pochi altri parametri, come il tasso di crescita delle infrastrutture e la forza delle interazioni sociali a piccola scala. La proliferazione di forme e di livelli di efficienza delle diverse città è dovuta al fatto che le leggi che ne governano lo sviluppo sono quelle tipiche dei sistemi complessi (red)

lescienze.it

Un modello quantitativo unificato dei meccanismi che regolano la crescita, lo sviluppo e l'efficienza produttiva di beni materiali, servizi e cultura degli agglomerati urbani di qualsiasi dimensione è stato elaborato da Luís M. A. Bettencourt, fisico teorico del Santa Fe Institute, che lo illustra in un articolo pubblicato su “Science”.

Nonostante esistano da millenni e la loro importanza abbia inesorabilmente continuato a crescere, le città rappresentano un'autentica sfida alla comprensione scientifica delle dinamiche che le governano, tant'è che la capacità pratica di governarle è sempre rimasta limitata.

Le difficoltà maggiori nella definizione di un modello del genere hanno sempre riguardato molteplici fattori interdipendenti - sociali, economici, infrastrutturali e spaziali – che, pur presentandosi in forme simili, danno origine esiti molto variabili su un'ampia gamma di scale. Basti pensare alle evidenti differenze fra le città della provincia statunitense, una grande metropoli asiatica e una tipica città europea.

Forte di una vasta esperienza nella modellizzazione di sistemi caotici, Bettencourt si è chiesto se, nonostante questa situazione apparentemente inestricabile, anche per le città fosse possibile isolare un numero ridotto di parametri chiave in grado di rendere conto dell'evoluzione dei centri urbani. Il ricercatore ha prima raccolto un'enorme massa di dati statistici relativi a numerose aree urbane del mondo, a cui poi ha applicato metodi matematici della geometria frattale, riuscendo a isolare un piccolo insieme di principi che operano a livello locale, sulla cui base è possibile prevedere le proprietà sociali, territoriali, e infrastrutturali medie delle città in funzione della loro scala.

Partendo dalla considerazione che le città sono concentrazioni non tanto di persone quanto di interazioni sociali, l'autore ha definito quattro variabili relative alla possibilità di rimescolamento spaziale della popolazione, al tasso di crescita delle infrastrutture, alla forza delle interazioni sociali (come amicizie, conoscenze, lavoro e così via) a livello locale e a un indice che esprime il beneficio o il costo sociale medio per interazione sociale. Successivamente ha confrontato le previsioni del modello con i dati relativi a diverse regioni del globo molto differenti fra loro, come un complesso di 1800 città svedesi e l'area metropolitana di Tokyo.

Secondo il modello elaborato da Bettencourt, le città costituiscono un sistema complesso fondamentalmente diverso e più articolato rispetto a organismi viventi o reti fluviali, a cui spesso sono paragonate, che sono evoluti sostanzialmente sotto la sola spinta della riduzione al minimo del dispendio energetico. Nel caso dello sviluppo degli agglomerati urbani altrettanto determinante risulta la spinta alla massimizzazione delle interazioni sociali.?

Particolarmente degno di nota, osserva Bettencourt, è che in base al modello l'efficienza urbana, intesa come bilancio fra prodotto della città e costi socioeconomici infrastrutturali, è in realtà indipendente dalla dimensione della città. Un risultato che può rivelarsi molto utile per valutare le strategie di pianificazione urbana.

http://www.sciencemag.org/lookup/doi/10.1126/science.1235823





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