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 Troppe bugie, sul Tibet. Il mondo cerchi la verità

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
admin Inserito il - 30/09/2011 : 11:27:31
Troppe bugie, sul Tibet. Il mondo cerchi la verità

di S.S. il XIV Dalai Lama del Tibet

DISCORSO DI S.S. IL XIV DALAI LAMA DEL TIBET -

(Dharamsala (India), 7 aprile 2008)


Dal 10 marzo di quest'anno stiamo assistendo a molteplici proteste e
dimostrazioni in molte zone del Tibet - e perfino di studenti in alcune città
della Cina - che rappresentano il punto di esplosione di un'angoscia fisica e
psicologica provata per lungo tempo dai tibetani, nonché l'espressione di un
profondo risentimento contro l'oppressione dei diritti umani del popolo
tibetano.

Risentimento per la mancanza della libertà religiosa, per il tentativo di
distorcere in ogni occasione possibile la verità. (...) L'uso delle armi e della
violenza per reprimere e disperdere le manifestazioni pacifiche del popolo
tibetano mi rattrista profondamente. Tali interventi hanno scatenato disordini
in Tibet, hanno provocato molte vittime e moltissimi feriti, molteplici arresti.
(...) Di fronte a questo io mi sento del tutto impotente. Prego per
tutti i tibetani
e i cinesi che hanno perso la vita.

Le recenti proteste in tutto il Tibet hanno non soltanto contraddetto ma anche
fatto a pezzi la propaganda della Repubblica popolare cinese, secondo la
quale ad eccezione di pochi "reazionari" la stragrande maggioranza dei
tibetani vive una vita prospera e felice. Queste proteste hanno invece
chiaramente evidenziato che i tibetani di tre province - U-tsang, Kham e
Amdo - hanno le stesse aspirazioni e speranze. Inoltre hanno fatto
comprendere al mondo intero che la questione tibetana non può più essere
trascurata. (...)

Il coraggio e la determinazione dei tibetani che hanno
rischiato il tutto per tutto (...) sono molto ammirevoli e l'opinione pubblica
internazionale ha compreso e sostenuto lo spirito di questi tibetani. (...)
Presidenti, primi ministri, ministri degli Esteri, Premi Nobel, parlamentari e
cittadini preoccupati di ogni angolo del mondo stanno inviando un messaggio
forte e chiaro alla leadership cinese affinché ponga immediatamente fine alla
violenta repressione contro il popolo tibetano. Hanno incoraggiato il governo
di Pechino a seguire una strada per raggiungere una soluzione
reciprocamente vantaggiosa. Dovremmo creare l'occasione affinché i loro
sforzi diano risultati positivi. So che siete provocati a ogni livello
possibile, ma
è importante che vi atteniate alla pratica della non-violenza.

Le autorità cinesi hanno fatto dichiarazioni menzognere contro di me e contro
l'Amministrazione Centrale Tibetana, accusandoci di aver istigato e
orchestrato gli avvenimenti in Tibet. È assolutamente falso: io ho
ripetutamente lanciato appelli affinché un ente indipendente e internazionale
si facesse carico di un'inchiesta approfondita per valutare quanto è accaduto.
(...) Se la Repubblica Popolare Cinese ha in mano prove e testimonianze a
supporto delle affermazioni fin qui fatte, dovrebbe renderle note al mondo
intero. Fare dichiarazioni non supportate da prove non è sufficiente.

Per il futuro del Tibet, ho deciso di trovare una soluzione nell'ambito della
Repubblica Popolare Cinese: dal 1974 sono rimasto fedele all'approccio
reciprocamente vantaggioso della Via di Mezzo. Ormai il mondo intero lo
conosce: significa che tutti i tibetani devono essere governati da
un'amministrazione che goda di una significativa autonomia regionale e
nazionale, con tutto ciò che questo comporta - autodeterminazione, piena
responsabilità decisionale - tranne che per le questioni inerenti alle relazioni
estere e alla difesa nazionale. Tuttavia, sin dall'inizio ho detto che
i tibetani
hanno il diritto di decidere il futuro del Tibet.

Ospitare i Giochi Olimpici quest'anno è motivo di grande orgoglio per il
miliardo e duecento milioni di cinesi. Fin dall'inizio ho appoggiato
la decisione
di disputare le Olimpiadi a Pechino. La mia posizione è immutata. Credo che i
tibetani non dovrebbero ostacolare in nessun modo i Giochi: ma è diritto
legittimo di ogni tibetano lottare per la propria libertà e il
rispetto dei propri
diritti. D'altro canto, sarebbe inutile e non gioverebbe a nessuno se facessimo
qualcosa che creasse odio nell'animo del popolo cinese. Al contrario:
dobbiamo favorire la fiducia e il rispetto nei nostri cuori al fine di
creare una
società armoniosa, in quanto essa non può nascere sulla violenza e
l'intimidazione.

La nostra lotta è contro alcuni esponenti della leadership della Repubblica
Popolare Cinese e non con la popolazione cinese. Pertanto non dovremmo
mai dare adito a incomprensioni o fare qualcosa che possa nuocere alla
popolazione cinese. (...)

Se l'attuale situazione in Tibet dovesse perdurare, temo che il governo cinese
possa esercitare ancora più forza e aumentare l'oppressione del popolo
tibetano. (...) Ho ripetutamente chiesto alla leadership cinese di fermare
immediatamente l'oppressione in ogni zona del Tibet e di ritirare i suoi soldati
e le sue truppe armate. Se ciò desse risultati, consiglierei ai tibetani di
interrompere le proteste.

Voglio sollecitare i miei concittadini tibetani che vivono fuori dal Tibet a
essere quanto mai vigili. (...) Non dovremmo impegnarci in nessuna azione
che possa anche minimamente essere considerata violenta. Perfino in
presenza di provocazioni, non dobbiamo mai permettere che i nostri valori più
preziosi e profondi siano compromessi. Credo fermamente che conseguiremo
il successo seguendo la strada della non-violenza. Dobbiamo essere saggi,
comprendere da dove nascono l'affetto e il supporto dimostrati senza
precedenti per la nostra causa.

Infine, desidero ripetere ancora un'ultima volta il mio appello ai tibetani
affinché pratichino la non-violenza e non si allontanino mai da questo
cammino, per quanto grave possa essere la situazione.

(Discorso pronunciato a Dharamsala, India, il 7 aprile 2008.
Traduzione di Anna Bissanti)








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