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 Scoperto un gene che potenzia e migliora memoria

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
admin Inserito il - 03/02/2011 : 11:05:20
Scoperto un gene che potenzia e migliora la memoria

E’ stato scoperto un “esaltatore di memoria” in grado di trasformare piccoli topolini da laboratorio in moderni Pico della Mirandola, il letterato famoso per la memoria prodigiosa di cui era dotato.

Stiamo parlando dell’ormone IGF2 (fattore di crescita insulino simile 2) scoperto dal team coordinato da un “cervello italiano in fuga” all’estero, la dottoressa Cristina Alberini, che effettua le proprie ricerche presso il dipartimento di neuroscienze della Mount Sinai School of Medicine di New York.

Durante la fase sperimentale, portata avanti in collaborazione con l’equipe di Li-Huei Tsai del Mit di Cambridge (Usa), alle cavie è stato iniettato l’ormone IGF2 nell’ippocampo (regione cerebrale deputata all’archiviazione dei ricordi). L’ormone iniettato ha impresso con maggiore forza il ricordo di azioni apprese due settimane prima.

Il fattore di crescita ricombinante Igf-II nei topi è stato in grado di potenziare significativamente le capacità mnemoniche dei topi, eliminando vuoti e dimenticanze.
Il supplemento di ormone ha modificato lo status dei ricordi da memoria a breve termine a memoria a lungo termine: tale effetto potrebbe essere visibile anche negli esseri umani.

Questo ormone potrebbe rappresentare un nuovo imput per le terapie che mirano a un potenziamento cognitivo.

I risultati della ricerca, appena pubblicati sulla rivista scientifica Nature, aprono ad importanti prospettive mediche, dato che si potrebbe impiegare questo fattore di crescita su malattie particolarmente delicate, come l’Alzheimer, l’ictus e l’invecchiamento precoce e senile.

Teoricamente, la molecola scoperta potrebbe anche essere impiegata per potenziare la memoria di persone sane, per esempio in vista di un esame.

da yourself.it

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Ormone della memoria: la scoperta è italiana

Un “esaltatore di memoria”. L’ormone IGF-II (fattore di crescita insulino simile II) potrebbe essere la chiave per rafforzare la memoria nei pazienti con declino cognitivo. La scoperta è di Cristina Alberini che lavora presso la Mount Sinai School of Medicine di New York. Nei topi, l’iniezione dell’ormone ha fissato con più forza il ricordo di azioni apprese due settimane prima. Lo studio, pubblicato su Nature, apre a importanti prospettive per gli effetti di questo ormone “in modelli di malattia della memoria, come l’Alzheimer, l’ictus e l’invecchiamento”, spiega Alberini a Salute24.

“I livelli del fattore insulin like growth factor II (IGF-II) aumentano nell'ippocampo, una regione del cervello importante per la formazione di memorie a lungo termine dopo l'apprendimento - ricorda la ricercatrice -. Quando abbiamo bloccato l’aumento di IGF-II la memoria a lungo termine non si è formata”. Il risultato è che l’ormone della memoria è necessario: regolando i suoi livelli nell’ippocampo dei topi è cambiato il destino dei compiti appena eseguiti. “L'effetto di IGF-II si ha solo quando è dato in fasi ‘attive’ - commenta l’esporta - cioè subito dopo l'apprendimento o anche subito dopo il ricordo di una memoria”.

Il gruppo di ricerca guidato dalla neuroscienziata italiana ha iniettato l’ormone nell’ippocampo dei topi, modificando il processo di creazione della memoria che avviene in questa regione cerebrale deputata all’archiviazione dei ricordi di luoghi, persone o cose. I topi erano stati addestrati a eseguire un percorso evitando una zona buia. Dopo appena due giorni l’ormone della memoria era già a bassissimi livelli e infatti i topi che avevano concentrazioni minori tornavano nella zona “proibita”. Il supplemento di ormone ha cambiato le carte in tavola, ha modificato lo status dei ricordi da memoria a breve termine a memoria a lungo termine, con effetti che potrebbero essere trasportati negli essere umani.

Possibili sviluppi? L’ormone “passa la barriera emato encefalica e quindi è un approccio clinico molto attraente. Studieremo - conclude Alberini - i meccanismi in modelli di deficit di memoria o cognitivi”. È possibile che in alcune malattie neurodegenerative questo ormone sia mancante o manchi il suo recettore. Il prossimo passo, dice Alberini, sarà dare una risposta alla domanda: “Perché manca?”.

di Cosimo Colasanto (01/02/2011) - salute24.ilsole24ore.com






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