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 La strage della bambine. Più di 100 milioni uccise

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
admin Inserito il - 26/03/2010 : 10:54:07
La strage della bambine. Più di 100 milioni uccise...

Tratto da: www.ilgiornale.it sabato 20 marzo 2010

La strage delle bambine: più di 100 milioni uccise. La colpa? Essere donne

(di Bepi Castellaneta)


(Dalla Cina all’India alla Corea vengono abortite, ammazzate in culla
o abbandonate. Considerate un peso perché bisogna trovar loro un
marito e fornirle di dote)

Mancano all'appello ben cento milioni di femmine. Lo denuncia
un'inchiesta dell'inglese Economist (rilanciata dall'agenzia Zenit il
15 marzo). Il titolo dell'inchiesta britannica, tradotto, suona così:
«La guerra contro le bambine; genericidio (Gendercide); uccise,
abortite o abbandonate, almeno cento milioni di bambine sono
scomparse. E il numero sta aumentando». Il perché è presto detto. Se
l'Occidente coccola le sue femmine, crea appositi ministeri perché
abbiano pari opportunità e riserva loro «quote rosa» nei posti di
comando o in quelli tradizionalmente maschili come le forze armate e
la boxe, nel resto del mondo la nascita di una femmina è un dramma.

Per i poveri le figlie femmine sono un peso, perché bisogna trovar
loro marito e fornirle di dote. Era così nel mondo precristiano e così
è nel mondo che fuori dall'area cristiana è rimasto. In India, per
esempio, nelle zone più arretrate ancora oggi non poche donne sono
assassinate perché la loro dote è giudicata insufficiente. In Cina è
lo stato comunista a provocare l'ecatombe. La politica del figlio
unico obbligatorio, per contenere l'espansione demografica, fa sì che
i genitori vogliano che tale figlio sia maschio. Ciò, sia per l'antica
abitudine (anche da noi si usava augurare «salute e figli maschi») che
per un motivo più concreto: è un'assicurazione per la vecchiaia in
posti dove il welfare praticamente non esiste.

Prima, per ovviare all'indesiderata nascita femminile, si ricorreva a
metodi brutali. Oggi c'è l'ecografia, che è alla portata di tutti, e
si ricorre all'aborto. L'Economist calcola che in Cina e nell'India
settentrionale le nascite maschili superino quelle femminili di almeno
il 20 per cento. Chi ha studiato demografia all'università sa che, a
lasciarla fare, la natura sforna alla nascita più maschi che femmine;
ma i maschi hanno una mortalità maggiore e le due curve pareggiano
solo nelle età fertili, per poi divergere in quelle successive fino a
far sì che le femmine superino i maschi. Se si interviene, per così
dire, artificialmente sugli equilibri naturali si provocano gli
sconquassi ai quali stiamo assistendo. La Cina, per esempio, chiama
«rami spogli» i suoi maschi non sposati (e che non possono trovare
moglie perché le femmine occorrenti non sono mai nate), il cui numero
è uguale a quello di tutti gli americani maschi in età fertile. Ciò
provoca traffico di donne, violenze sessuali, suicidi.

Quante sono le donne «mancanti»? Il famoso economista indiano Amartya
Sen nel 1990 calcolava sui cento milioni. Ma è sicuro che oggi siano
molte di più, anche se le statistiche provenienti dai posti
incriminati non sono mai sufficientemente attendibili. Insomma, c'è
uno squilibrio innaturale tra maschi e femmine, cosa che nel mondo
globalizzato non può non avere preoccupanti conseguenze. Il problema
è, comunque, culturale più che economico. Infatti, lo si riscontra in
Paesi niente affatto «poveri», come Taiwan e Singapore, nonché in
nazioni balcaniche e caucasiche ex comuniste. Il governo indiano ha
cercato di contenere il fenomeno vietando per legge l'ecografia ma
pare che il divieto abbia avuto scarsa efficacia.

Meglio è andata alla Corea del Sud, che si sta avviando alla normalità
(ma va detto che il Paese è a maggioranza cristiana). Il problema vero
è in Cina, dove il Partito non ha alcuna intenzione di cambiare
politica demografica. Alla faccia di Mao, per il quale le donne
sostenevano «la metà del cielo». La selezione sessuale fa sì che in
certe province cinesi i maschi superino le femmine anche del trenta
per cento e a farne le spese sono le nordcoreane, non di rado vendute
ai contadini cinesi. Aveva ragione Montanelli, quando affermava che al
terzomondo non servono tanto aiuti quanto missionari. Cristiani,
naturalmente, perché solo col cristianesimo l'uomo ha smesso di
considerare la donna «inferiore». Ma vallo a dire a Hu Jintao o ai
fondamentalisti indù.








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