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 In pellegrinaggio sulle orme del Kriya Yoga

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
admin Inserito il - 23/02/2010 : 12:46:31
In pellegrinaggio sulle orme del Kriya Yoga e del Maestro Yogananda

di Emanuela Selogni


Dalle incantate vette dell’Himalaya alla caotica Delhi, dalle città
sante di Varanasi e Calcutta alle tropicali e seducenti spiagge del
Sud, l’India esercita da sempre il suo fascino, inconfondibile e
variopinto.

Profonda spiritualità e nera miseria, sfarzosi centri commerciali e
umilissimi venditori di riso agli angoli delle strade sono i
rappresentanti di un paese fino a poco tempo fa classificato come
appartenente al cosiddetto “terzo mondo”, ma oggi con un grande
potenziale economico in rapida espansione.

Non è mai stato facile per l’occidentale che si ponga il problema del
confronto tra stili di vita, che comprenda di rappresentare
“fisicamente” un benessere sognato e invidiato dalla maggioranza della
popolazione, recarsi, in modo completamente sereno, in un paese con
tante contraddizioni. Fortunatamente, accanto alla ormai nota
possibilità di attuare un turismo responsabile, esiste, a dire il
vero, da millenni, un altro modo di viaggiare: quello del pellegrino.

Arriviamo a Calcutta pieni di curiosità. È febbraio e veniamo dal gelo
invernale italiano, non appena la porta dell’aereo si apre siamo
investiti da un’ondata di caldo, da forti esalazioni di gas di scarico
e, poco dopo, all’uscita dall’aeroporto, da un frastuono di clacson,
grida, richiami di venditori e facchini che cercano di attirare la
nostra attenzione.

Lungo la strada, le persone ci notano immediatamente, ci additano e
sorridono, chiamano gli amici a gran voce per mostrare loro
quest’altra novità. Noi rispondiamo ai loro saluti agitando la mano e
lunghe file di denti bianchissimi e nerissimi occhi, gioiosi e
scintillanti ci rispondono dalla polvere e dal caos di auto e camion,
risciò e mucche sonnolente.

Il mattino seguente comincia l’avventura. Non siamo turisti qualunque,
le nostre mete non sono esclusivamente quelle indicate sulle guide:
siamo pellegrini, siamo ricercatori spirituali! Il nostro viaggio è
ben tracciato, scandito da Paramhansa Yogananda, uno dei più grandi
maestri di Kriya Yoga del secolo scorso, attraverso il suo famoso
libro "Autobiografia di uno Yogi".

Il giovane Mukunda, così era chiamato da ragazzo, aveva, infatti,
percorso l’India alla ricerca del suo guru e di santi e saggi che
avrebbero potuto illuminare il suo cammino. Abbiamo deciso di visitare
quei luoghi e le persone, ormai sempre più spesso i discendenti,
descritti in quel libro.

A Calcutta ci accoglie la famiglia di Yogananda. In piccoli gruppi
meditiamo in ogni angolo della casa; sappiamo che quelle mura sono
state testimoni non solo della presenza di più di un avatar
(incarnazione divina) e di quella di santi e anime spiritualmente
evolute che vi si recavano in visita, ma anche di veri e propri
miracoli, di apparizioni della Madre Divina e del grande maestro
Babaji. In silenzio, cerchiamo di metterci in sintonia con le sottili
vibrazioni che pervadono quel luogo.

L’esperienza è intensa e ci sentiamo ancora storditi, quando, a piedi,
ci avviamo verso l’abitazione di un amico d’infanzia di Yogananda. La
piccola casa è ora abitata dai suoi discendenti, la famiglia Mukerjee,
che accoglie i pellegrini seguaci di Yogananda ormai da anni. Capiamo
subito che è uno dei luoghi più preziosi che visiteremo: il salotto,
la camera da letto e la piccola stanza per la meditazione sono un vero
e proprio museo vivente di preziosissimi, unici, oggetti appartenuti
ad alcuni tra i più grandi maestri di tutta l’India e del mondo.

Chi si trova su un cammino spirituale, sa bene che i luoghi e le cose
appartenute ai santi conservano la loro speciale vibrazione; basti
pensare al potere spirituale delle mete di pellegrinaggio e alle
reliquie tanto diffuse in Italia, nel cattolicesimo e, a dire il vero,
nella maggior parte delle religioni.

La tappa successiva sono la tomba di Madre Teresa e il suo
orfanotrofio: ancora una volta c’inchiniamo interiormente e
fisicamente di fronte alla prova concreta dell’Amore divino sulla
Terra. Proseguiamo poi verso la casa di Badhuri Mahashaia, il santo
che levitava descritto nell’Autobiografia. Alcuni giorni dopo, il
viaggio prosegue, in autobus, verso Serampore, dove visitiamo la casa
del guru di Yogananda, Swami Sri Yukteswar e il famoso Rai Ghat, sul
Gange, dove Babaji apparve a questo grande maestro.

Ogni sosta è arricchita dal racconto della storia spirituale di questi
luoghi, da brevi meditazioni e da immancabili kirtan (canti
devozionali). Anche gli Indiani che incontriamo ben presto capiscono
che non siamo i “soliti” turisti, si avvicinano in silenzio, ci
osservano con discrezione, cantano con noi, con la devozione di cui
ogni granello di questa terra è intrisa.

Partiamo per Dakshineswar, la nostra meta sono il famoso Tempio di
Kali, in cui Yoganada ebbe la visione della Madre Divina, e i luoghi
santi del famosissimo maestro indiano Ramakrishna. Acquistiamo dei
fiori e del prasad (cibo sacro) e ci mettiamo in coda per ammirare e
rendere omaggio alla bellissima statua di Kali, un aspetto della Madre
Divina.

Tra una visita e l’altra non mancano le soste nei bellissimi e
coloratissimi mercati indiani. Per poche rupie acquistiamo oggetti,
stoffe, statue: piccoli trofei da riportare a casa per non perdere mai
la memoria di tanti bei momenti e di tante inaspettate benedizioni. Ci
prepariamo a lasciare la zona in treno, inaspettatamente pulito e
comodo, per dirigerci verso Sud, a Puri, una delle città indiane da
secoli meta di pellegrinaggio. Ci danno il benvenuto il forte rombo
dell’Oceano Indiano e lunghe spiagge semideserte.

La nostra meta sono il Karar Ashram, la tomba di Swami Sri Yukteswar e
l’ashram di Bhupendranath Sanyal, discepolo del grande maestro indiano
Lahiri Mahasaya. Dall’ultimo piano di un alto edificio osserviamo il
famoso Jaganath Temple, in cui solo gli induisti sono ammessi: alte
torri, grigie colonne d’incenso si levano verso il cielo. Ci sediamo
ascoltando, dalla nostra guida indiana, un infinito e affascinante
racconto tratto dalla più famosa epopea indiana, il Mahabharata.

Dei, dee, esseri celesti e umani intrecciano storie complicatissime,
tutte simboliche, che riflettono la mentalità di questo popolo: nulla,
proprio nulla, è come appare e, inaspettatamente, il corso della vita
può avere svolte del tutto impreviste…

Il viaggio è solo all’inizio, ci aspettano Varanasi (Benares) e il
Gange, gli ashram, di Swami Trailanga, di Shibindu Lahiri, di Ananda
Moy Ma e l’incontro con due suoi discepoli diretti; i loro racconti ci
commuovono e, allo stesso tempo, ci riempiono di energia e gioia. Nel
nuovo centro di Delhi incontriamo Swami Kriyananda, fondatore delle
otto Comunità Ananda nel mondo e i discepoli dell’ashram,
impegnatissimi nel proseguire la missione di Yogananda.

Proseguiamo, poi, per Haridwar dove incontriamo Rani Ma, incarnazione
vivente della Madre Divina, che, contrariamente alle sue abitudini, si
intrattiene con noi per ore, ascoltando i nostri canti, abbracciandoci
e benedicendoci... Ultima tappa,Rishikesh, punto di partenza per ogni
pellegrinaggio in Himalaya: la magica grotta di Vashista Guha e il
Gange, gelido e limpido, ci accolgono.

Come fuori dal tempo ci lasciamo abbracciare dal silenzio e dall’aria
sottile e pura; ci sembra, in questo luogo così remoto, di ritrovare
un po’ noi stessi, di percepire un passato che non conosciamo, ma che
ci sembra amico e vicino; capiamo che quella pace che ci avvolge,
silenziosamente, ci racconta di noi…







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