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Inserito il - 16/05/2006 : 10:58:52 Le Scritture che sono alla base del più grande di tutti i mantra
IL MAHA-MANTRA
Il canto del MAHA-MANTRA Hare Krishna, diffuso da Sri Caitanya e dai Suoi seguaci affonda le sue radici negli antichi testi vedici.
di Satyaraja Dasa
La preghiera più importante del movimento Hare Krishna Hare Krishna, Krishna Krishna Hare Hare, Hare Rama Hare Rama, Rama Rama Hare Hare — è così tradotta: "O Signore! O energia del Signore! Per favore impegnatemi nel Vostro divino servizio." Essa è tradizionalmente conosciuta come il maha-mantra o "il grande mantra", perché contiene e supera tutti gli altri suoni sacri e perché è una preghiera completamente pura e disinteressata; essa chiede soltanto di servire il Signore Supremo senza aspettarsi niente in cambio. Stando così le cose, è sorprendente che i tre più importanti testi del movimento Hare Krishna, lo Srimad-Bhagavatam, la Bhagavad-gita e la Caitanya-caritamrita non citino il mantra neanche una volta.
Naturalmente Srila Prabhupada, nelle sue spiegazioni e a volte nelle sue traduzioni, c'informa quando un verso sottintende il maha-mantra, anche se il sanscrito e il bengali non lo citano in modo esplicito. Nella sua qualità di acarya, maestro esemplare della successione disciplica che insegna con l'esempio, le sue spiegazioni contengono la vasta gamma degli insegnamenti vedici, come pure le intuizioni dei santi e dei saggi del passato. Sebbene i testi principali sopra citati non contengano riferimenti diretti al mahamantra, essi certamente glorificano il canto del santo nome. Io però ho pensato che, per coloro che vogliono approfondire la conoscenza, sarebbe utile ricercare le esplicite citazioni del maha-mantra contenute nelle scritture.
Alcuni risultati delle mie ricerche sono riportati sotto. Per i riferimenti più antichi, ho incluso il testo in sanscrito, in particolare per quelli specialisti che possono avere dubbi sulla mia traduzione. Per quanto riguarda le citazioni più recenti raccolte dalla tradizione Hare Krishna o Gaudya vaisnava do solo il testo in inglese, dato che tutta la tradizione a noi più vicina concorda con la traduzione qui riportata.
PERCHÉ IL SILENZIO?
Per quanto ne so, nessun acarya della nostra tradizione ha mai spiegato la vera ragione per cui i testi principali non riportano il maha-mantra per intero. Forse gli acarya non l'hanno considerata una questione importante. Dopo tutto, le nostre scritture principali glorificano il canto del santo nome, anche se il maha-mantra non c'è. Inoltre le scritture e i maestri della tradizione parlano dell' aspetto confidenziale di alcuni mantra. Sri Sanatana Gosvami, per esempio, nel suo commentario Dig-darsinisulla Brihad-Bhagavatamrita, afferma che tali mantra dovrebbero essere cantati solo da persone qualificate che li hanno ricevuti con una vera e propria iniziazione.
Egli dice che, anche quando certe scritture parlano di questi mantra, vengono posti in atto particolari accorgimenti per celarne le sillabe esatte, oppure che la loro spiegazione viene resa intenzionalmente difficile da comprendere per coloro che non hanno familiarità con i codici criptati della letteratura trascendentale. Krishnadasa Kaviraja Gosvami, l'autore della Caitanyacartamrita, la più autorevole biografia di Sri Caitanya, esprime un'idea simile (Adi 4.231-232): "Tutte queste conclusioni non sono adatte ad essere rivelate pubblicamente, ma se non verranno rivelate, nessuno le capirà. Perciò, le citerò, rivelandone solo l'essenza, in modo che siano comprese dai devoti amorevoli, ma non dagli sciocchi."
In altre parole, talvolta le scritture e i saggi rivelano mantra esoterici come il maha-mantra e qualche volta no. Allora il problema non è tanto capire perché i testi principali non citano il mantra, quanto perché altri testi lo fanno. La risposta è, come afferma Krishnadasa Kaviraja Gosvami, che le anime sincere saranno capaci di capirlo. Inoltre anche i grandi santi, durante le loro estasi, qualche volta non riescono a trattenersi e così il maha-mantra sfugge dalle loro labbra. Per queste ragioni e altre, l'intero mantra appare nei testi sacri e negli scritti dei saggi. Detto questo, non c'è alcuna restrizione per cantare il mahamantra e, dopo averlo ricevuto in modo appropriato, la pratica del canto è facile e piena di gioia.
Qualcuno potrebbe chiedere: "Che importanza ha? Se la tradizione insegna che il canto Hare Krishna è essenziale per la pratica della coscienza di Krishna, che interesse ha il fatto che il maha-mantra non si trovi nei testi principali del movimento?" ln un certo senso non interessa. E tuttavia la coscienza di Krishna è basata sulla tradizione delle scritture. La verità viene riscontrata nel confronto con tre autorità: il guru, le scritture e i saggi, in particolar modo i grandi maestri spirituali della successione disciplica. La tradizione insegna che se questi tre riferimenti non concordano tra loro, c'è qualcosa che non va.
Nella tradizione vaisnava, i guru e i saggi testimoniano l'importanza del maha-mantra. Ma le scritture? Una lettura superficiale potrebbe far pensare che non lo fanno, anche se i riferimenti lo suggeriscono con forza — i testi più importanti parlano del santo nome, ma non citano mai direttamente il mahamantra. È solo in quella che gli eruditi definiscono come letteratura "più tarda" che generalmente si trova il mantra. Gli eruditi moderni, che non appartengono alla tradizione, affermano che i quattro Veda e le Upanisad costituiscono i più antichi testi vedici (chiamati Sruti), mentre i Purana e i poemi epici apparvero più tardi. Di conseguenza, seguendo questa teoria, anche il vai snavismo o la coscienza di Krishna sono apparsi più tardi, poiché la loro pratica specifica è riportata solo nella letteratura "più tarda".
Gli eruditi arrivano a queste conclusioni usando il loro sistema di "controlli bilanciati" che è meno affidabile di quello composto da guru, saggi e scritture. Essi usano tecniche di linguistica storica comparata con riferimenti a testi la cui datazione è nota con maggiore certezza. Naturalmente questi metodi sono soggetti ad errori e in genere gli eruditi lo ammettono abbastanza apertamente. Esperti ed eruditi all'interno della tradizione comunque, insegnano che la coscienza di Krishna è eterna e che i testi vedici, sia antichi che recenti, sono basati su una tradizione orale rivelata agli albori dei tempi. Il maha-mantra fa certamente parte della tradizione orale vedica. Inoltre, il mantra stesso, come anche i riferimenti ad esso, può essere veramente trovato negli "antichi" testi vedici che sono sopravissuti nel tempo.
I RIFERIMENTI PIÙ ANTICHI
1l) La Kali-santarana Upanisad, che fa parte dello Yajur Veda, afferma:
hare krishna hare krishna krishna krishna hare hare hare rama hare rama rama rama hare hare
iti sodasakam namnam kali-kalmasa-nashanam
natah parataropayah sarva-vedesu driyate
"I sedici nomi del maha-mantra Hare Krishna — Hare Krishna Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare / Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare — distruggono le iniquità dell'era di Kali. Questa è la conclusione definitiva di tutti i Veda."
Il significato della citazione sopra riportata è importante: questo testo delle Upanishad è un dialogo tra Brahma, il primo essere creato, e Narada, suo discepolo, che gli chiede quali siano i mezzi più efficaci per ottenere la liberazione in questa era. Brahma risponde con i versi sopra citati e in un verso precedente informa Narada che il maha-mantra è "il vero segreto della letteratura vedica", sottolineando in tal modo la natura confidenziale del mantra e la sua importanza per la tradizione vaisnava.
2) La Rama-tapani Upanishad (1.6) spiega il significato del nome Hari (Hare nel maha-mantra):
harati tri-vidham tapam janma-koti-satodbhavam papam ea smaratam yasmat tasmad dharir iti smritah
"Il Signore è conosciuto come Hari perché porta via i peccati — e anche i tre tipi di sofferenza che ne derivano — di coloro che lo ricordano. Questi sono peccati accumulati in milioni di nascite."
Il Mahabharata (Udyoga-parva 71.4) spiega il significato di Krishna:
krishir bhu-vacakah sabdo nas ca nirvriti-vacakah tayor aikyam param brahma krishna ity abhidhiyate
"La radice krish indica il fascino supremo del Signore; il suffisso na indica la gioia suprema. Quindi il nome Krishna indica il Supremo Brahman [spirito], che è il culmine di queste due caratteristiche." Nel Padma Purana, il Sata-nama-stotra (8) del Signore Ramacandra definisce Rama in questo modo:
ramante yogino 'nante satyanande cid-atmani iti rama-padenasau param brahmabhidhiyate
"Gli yogi o coloro che desiderano unirsi a Dio traggono piacere dal Supremo Sé, che si manifesta con una forma assoluta di eternità, conoscenza e felicità. Questa stessa verità, conosciuta come Parabrahman, è chiamata anche Raa."
3) La Caitanya Upanishad (versi 11-12), parte dell'Atharva Veda, ci dice che il maha-mantra Hare Krishna è composto interamente dai nomi di Krishna:
svanama-mula-mantrena sarvam hladayati vibhuh sa eve mulam-mantram japati haririti krishna iti rama iti
harati hridaya-granthim vasana-rupam iti harih krishih smarane tac ca nas tad ubhaya-melanam iti krishnah, ramayati sarvam iti rama ananda-rupah atra shloko bhavati
"Hari è colui che scioglie il nodo del desiderio materiale che si è formato nel cuore. Ci possiamo unire al Signore ricordando la radice krish e il suffisso na che costituiscono il fondamentale inno di glorificazione: Krishna. E Rama è colui che dà piacere a tutto ed è la forma della felicità."
Poiché la parola hare è al vocativo sia per hari (un nome di Krishna) sia per hara (un nome di Radha), alcuni testi, come quello appena citato, interpretano "Hare" del maha-mantra come un'invocazione a Krishna. Commentatori più recenti, comunque, sostengono con forza che, nella sua più estesa e sublime interpretazione spirituale, Hare si riferisce a Radha, l'eterna consorte di Krishna e la vera manifestazione della sua potenza di piacere spirituale. Sri Jiva Gosvami, acarya della linea Gaudiya vaisnava, ci spinge in questa direzione quando nella sua spiegazione del maha-mantra, la Maha-mantratha-vyakhya, scrive (versi 1 e 2):
hare krishna hare krishna krishna krishna hare hare hare rama hare rama rama rama hare hare
sarva-ceta-harah krishnas tasya cittam haraty asau vaidagdhi-sara-vistarair ato radha hara mata
"Hare Krishna Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare / Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare. Krishna ruba la mente di tutti gli esseri viventi [che è il significato di "Hari"], ma Radharani ruba perfino la Sua mente quando usa le sue qualità spirituali. Perciò è conosciuta come Hara, come nel maha-mantra."
4) La Ananta-samhita, un altro testo antico, ci dice:
hare krishna hare krishna krishna krishna hare hare hare rama hare rama rama rama hare hare
sodashaitani namani dvatrimshad varnakani hi kalau yuge maha-mantrah sammato jivatarane
varjayitva tu namaitad durjanaih parikalpitam chandobaddham susiddhanta viruddham nabyaset padam
tarakam brahma-namaitad brahmana gurunadina kalisantaranadyasu shruti-svadhigatam hareh
praptam shri brahma-shisyena shri naradena dhimata namaitad-uttamam shrauta- paramparyena brahmanah
utsjyaitan-maha-mantram ye tvanyat kampitam padam maganameti gayanti te shastra-guru langhanah
tattva-virodha-sampriktam tadrisam daurjanam matam sravataha pariharyam syad atma-hitarthina sada
hare krishna hare krishna krishna krishna hare hare hare rama hare rama rama rama hare hare
"Hare Krishna Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare / Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare."
Questo mantra di sedici nomi e di trentadue sillabe è il maha-mantra dell'era di Kali ed è con questo mantra che tutti gli esseri viventi possono essere liberati. Non si dovrebbe lasciare questo mantra per seguire altri cosiddetti metodi religiosi praticati da anime meno qualificate, né si dovrebbero cantare combinazioni inventate dei nomi di Krishna che contraddicono le pure conclusioni delle scritture o contengono emozioni incongruenti. A proposito di questo divino maha-mantra spirituale, che libera dall'esistenza materiale, il guru originale, il Signore Brahma, ha detto: 'La Kali-santarana Upanishad ha dichiarato che questo mantra è il miglior mezzo per ottenere la liberazione nell'era di Kali.' Udito questo da Brahma, i suoi figli e discepoli, a cominciare da Narada, accettarono tutti il maha-mantra Hare Krishna e, dopo aver meditato su di esso, ottennero la perfezione."
5) Nel Brahma Yamala tantra, un antico libro di istruzioni sui rituali, si trova ciò che segue:
harim vina nasti kincat papani-starakam kalau tasmal-lokoddharanartham hari-nama prakashayet
sarvatra mucyate loko maha-papat kalu yuge hare-krishna-pada-dvandvam krishneti ca pada-dvayam
tatha hare-pada dvandvam hare-rama iti dvayam tad-ante ca maha-devi rama rama dvayam vadet
hare hare tato bruyad harinama samud dharet maha-mantram ca krishnaya sarva papa pranashakam iti
"Senza Hari, non c'è modo di sradicare i peccati dell'era di Kali e perciò è essenziale che il nome di Hari (hari-nama) risuoni in tutti i mondi. Con il risuonare di questo mantra, tutte le dimensioni possono essere liberate dai gravi peccati dell'era di Kali. Prima si deve cantare due volte 'Hare Krishna' , poi due volte 'Krishna', poi due volte 'Hare', poi due volte 'Hare Rama' ed infine, O Mahadevi, si deve cantare due volte 'Rama' e poi 'Hare Hare'. In questo modo si deve pronunciare l'hari-nama-maha-mantra, che distrugge tutti i peccati."
6) Dal Radha Tantra:
shrinu matarmahamaye vishva-bija-svarupini hari namno mahamaye kramam vad sureshvari
"Ascoltami, O madre Mahamaya, seme dell'universo, amante degli esseri celesti! Ti chiedo per favore di spiegarmi la sequenza dell'harinama."
hare krishna hare krishna krishna krishna hare hare hare rama hare rama rama rama hare hare
dvatrimshad aksaranayeva kalau namani sarvadam etan mantram suta shrestha prathamam shrinuyan narah
"Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare / Hare Rama Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare." O migliore dei figli, questo è il modo in cui devi cantare queste trentadue sillabe e questi sedici nomi nell'era di Kali. Questo mantra dovrebbe essere ascoltato da tutti gli esseri umani."
7) Dhyanacandra Gosvami, uno dei primi seguaci di Caitanya Mahaprabhu, nel suo Gaura-govindarcana-smarana-paddhati (132-136) per descrivere il maha-mantra Hare Krishna fa riferimento ad un antico testo vedico:
Ci sono tre mantra di Krishna che sono molto puri e potenti. Sono famosi per donare l'amore per Dio a coloro che li cantano. La Sanat-kumara-samhita fa riferimento al primo mantra: "Le parole Hare Krishna sono ripetute due volte e poi Hare e Krishna si ripetono due volte separatamente nello stesso modo. Poi anche Hare Rama, Rama e Hare sono ripetuti due volte. Così il mantra fluisce come segue: Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare, Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare."
Anche nella Sanat-kumara-samhita si trova la meditazione che accompagna questo maha-mantra: "Sri Krishna sta giocando nelle fresche acque della Yamuna o all'ombra di un albero kadamba nella bella foresta di Vrindavana. È in compagnia delle mucche, dei pastorelli e di Sri Radha. È molto abile a suonare il flauto, mentre in piedi assume un'affascinante posa a tre curve, riversando sempre misericordia e gentilezza sui devoti."
8) Gopala Guru Gosvami, il successore di Dhyanacandra, fa questa citazione tratta dal Brahmanda Purana, che parla dei nomi del maha-mantra:
Il Signore è conosciuto come Hari perché toglie l'ignoranza ai Suoi devoti. Anzi, rivela loro la Sua vera natura e la Sua forma personale spirituale. Poiché Radha, la gioia di Krishna, ruba la mente di Krishna, è conosciuta con il nome di Hara. Lo scuro Signore dagli occhi di loto, il maestro della più grande felicità, Colui che porta piacere a Gokula, il figlio di Nanda, è conosciuto come Krishna. Egli è noto anche come Rama perché le gioie della vita coniugale sono l'essenza del Suo essere, perché Egli è la divinità incarnata dei divertimenti d'amore e perché dà piacere a Srimati Radharani.
IL MAHA-MANTRA NELLA LETTERATURA PIÙ RECENTE
Mentre quelli riportati sopra sono i pochi riferimenti al maha-mantra che si trovano nei testi vedici più antichi, la grande maggioranza dei riferimenti si trova nel corpus più recente della letteratura vaisnava. In questi riferimenti qualche volta il mahamantra è riportato interamente, oppure con una semplice abbreviazione con le parole "Hare Krishna". Ecco alcuni esempi di entrambi i casi:
(1) Rupa Gosvami, il più importante dei primi associati di Caitanya Mahaprabhu, nella sua Laghu-Bhagavatamrita (1.4) così loda il canto Hare Krishna: "Le sillabe 'Hare Krishna' pronunciate dalle labbra di Sri Caitanya Mahaprabhu inondano l'universo dell'amore per Dio. Che questi nomi vengano glorificati!"
(2) Sri Rupa desidera intensamente di ottenere di nuovo un'udienza da Sri Caitanya che canta sempre Hare Krishna. Nella Stavamala, Prathama Caitanyastakam (5) "Quando Sri Caitanya Mahaprabhu — la cui lingua danza sempre al canto ad alta voce di Hare Krishna; che conta il numero di volte che canta sulla meravigliosa striscia di stoffa che circonda i Suoi fianchi, legata con nodi per cantare; i cui occhi sono così grandi che sembra si dilatino fino a raggiungere i Suoi orecchi e le cui braccia arrivano fino alle ginocchia — diverrà nuovamente visibile ai miei occhi?"
(3) Baladeva Vidyabhushana, un famoso insegnante della tradizione Gaudiya del diciottesimo secolo, nella sua Stava-malavibhushana-bhasya conferma che "Hare Krishna" nel verso prima citato di Rupa Gosvami si riferisce al maha-mantra di trentadue sillabe: "Il mantra Hare Krishna risuonava nella bocca di Caitanya Mahaprabhu. Il mantra che contiene sedici nomi e trentadue sillabe danzava sulla Sua lingua."
(4) Raghunatha Dasa Gosvami, uno dei famosi sei Gosvami di Vrindavana, nella sua Shaci-sunvastakam (5) scrive: "Quando il figlio di Madre Saci [Sri Caitanya] — che, considerando i residenti del Bengala come Suoi, li ispirava a cantare Hare Krishna un numero prescritto di volte al giorno e che come un padre dava loro molte affettuose istruzioni — sarà ancora visibile ai miei occhi?"
(5) Sarvabhauma Bhattacarya, un intimo associato del Signore Caitanya, nella sua Caitanya-satakam (64) afferma: "Vedendo le persone del mondo afflitte dai peccati dell'era di Kali, Sri Caitanya Mahaprabhu in persona dette loro il santo nome e ordinò loro di eseguire ad alta voce il canto congregazionale di questo mahamantra, danzando e accompagnandosi con strumenti musicali."
(6) L'esempio seguente del modo in cui Caitanya Mahaprabhu cantava il maha-mantra si trova nel Caitanyamangala di Locana Dasa: "Una volta Mahaprabhu fece visita alla casa di un brahmana e lo abbracciò. Il kirtana che seguì rese quel luogo simile a Vrindavana e una moltitudine di persone si riunì per ascoltare e cantare i santi nomi: Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare / Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare."
(7) Nella Caitanya-bhagavata (2.23.7578), la prima biografia di Sri Caitanya, Vrindavana Dasa Thakura cita direttamente il maha-mantra: "Con molta gioia il Signore ordinò a tutti: 'Ascoltate il maha-mantra dei nomi di Krishna: Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare / Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare. lo ho pronunciato questo maha-mantra. Recitate sul japa questo mantra un numero prescritto di volte e otterrete tutte le perfezioni. Cantate questo mantra in ogni momento. Non c'è nessun'altra regola."
(8) Nella Caitanya-bhagavata (1.14.143147), Vrindavana Dasa Thakura cita le istruzioni di Sri Caitanya a Tapana Misra: "Tutto viene realizzato dall'hari-namasankirtana, compreso lo scopo della vita e i mezzi per conseguirlo. In questa era di Kali, l'unico mezzo per liberarsi è il canto dei nomi di Hari. Non c'è altro modo, non c'è altro modo, non c'è altro modo. Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare / Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare. Questo verso composto di nomi è chiamato mahamantra, contiene sedici nomi del Signore ed è formato da trentadue sillabe. Cantare ripetutamente questo mantra risveglierà il germoglio dell'amore per Dio che è nei nostri cuori. Pertanto attraverso il canto si comprende lo scopo della vita e il modo di raggiungerlo."
CONCLUSIONE
I grandi acarya della successione disciplica di Sri Caitanya (la linea rappresentata dal movimento Hare Krishna) hanno dato al mondo numerose indicazioni e istruzioni a proposito del canto del maha-mantra. Perciò, sebbene non esplicitamente citato nei tre principali testi, come detto all'inizio di questo articolo, il riferimento implicito al mantra pervade la tradizione. Tutto lo Srimad-Bhagavatam, infatti, mette al centro l'ascolto e il canto Hare Krishna — con molti riferimenti all'hari-kirtana e all'hari-sankirtana — come pure la Bhagavad-gita. Ambedue i testi glorificano le grandi anime che sanno che il canto dei nomi del Signore è la pratica centrale della vita spirituale. Come anche per la Caitanya-caritamrita, la biografia più approfondita di Caitanya Mahaprabhu, ogni cambiamento importante della vita del Signore è evidenziato dal canto. Per esempio, noi sappiamo come il canto del maha-mantra abbia cambiato presto il corso della Sua vita e come il Suo canto abbia ispirato e illuminato altri.
Ma, come affermato prima, il mahamantra deve essere trasmesso da un maestro spirituale autentico a un discepolo sincero. Naturalmente, la tradizione insegna che tutti possono cantarlo e che non ci sono regole fisse e difficili per farlo. Ma l'esempio personale di Caitanya Mahaprabhu mostra che Egli, solo dopo aver ricevuto il maha-mantra da Isvara Puri suo precettore spirituale, fu intossicato dall'amore per Dio. In altre parole, il vero frutto del mantra è dato da una persona che sta già gustando questo frutto. E le scritture, mentre incoraggiano i devoti a prendere l'iniziazione, generalmente si limitano ad indicare il mantra e la sua efficacia, ma l'effetto totale si manifesta quando una persona si abbandona al maestro spirituale della successione disciplica.
Ma rivediamo per un momento il problema del perché il maha-mantra non si trova nei testi principali del movimento Hare Krishna. Prima di tutto, originariamente era un mantra della Sruti, che si trovava in testi come la Kali-santarana Upanishad, citata prima. Stando così le cose, era considerato un mantra confidenziale e come tale normalmente sarebbe stato rivelato in modo implicito piuttosto che esplicitamente, come attestano sia Sanatana Gosvami sia Krishnadasa Kaviraja Gosvami. Questo spiegherebbe come mai non si trova citato in modo esplicito nella Bhagavad-gita o nello Srimad-Bhagavatam, anche se queste scritture sottolineano l'importanza del canto del santo nome di Krishna. Comunque, Caitanya Mahaprabhu rese disponibile a tutti l'amore per Dio e così facendo dette inizio alla vera gloria del maha-mantra, nel senso della sua infinita potenza e della sua accessibilità per tutti coloro che lo volessero. Anzi, lo rivelò come una speciale elargizione per l'attuale era di discordia e di ipocrisia.
Perché nella Caitanya-caritamrita non c'è il maha-mantra? Krishnadasa Kaviraja Gosvami scrive che non ripeterà impropriamente ciò che era stato rivelato dal biografo precedente Vrindavana Dasa Thakura, che, come abbiamo visto, aveva citato il maha-mantra. Basandosi sull'informazione esplicita dei suoi predecessori, Krishnadasa Kaviraja Gosvami scrive molti versi che glorificano il canto del santo nome. Quando usa parole come hari-nama e maha-mantra, i suoi lettori sapevano già a cosa si riferiva. In conclusione le scritture e i grandi acarya talvolta rivelano il maha-mantra per intero e talvolta no. Ma una cosa è certa: coloro che sono sinceri alla fine riceveranno il santo nome e perciò otterranno la perfezione.
Satyaraja Dasa, discepolo di Srila Prabhupada, collabora con regolarità a BTG e ha scritto più di venti libri. Vive con la moglie e la figlia vicino a New York City.
(Tratto da Ritorno a Krishna)
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