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V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E
admin
Inserito il - 27/12/2005 : 12:28:48 La legge dei miracoli - di Yoganandaji
CAPITOLO XXX della:
Autobiografia di uno Yoghi
- di Paramahansa Yogananda -
visto su lista Sadhana >> it.groups.yahoo.com/group/lista_sadhana
LA LEGGE DEI MIRACOLI
Il grande scrittore Leone Tolstoi scrisse una deliziosa leggenda: i Tre Eremiti, che il suo amico Nicola Roerich riassume come segue: "In un'isola vivevano tre vecchi eremiti. Erano tanto semplici che l'unica preghiera che dicevano era questa: - Siamo tre; Tu sei Tre; abbi pietà di noi. - Durante questa ingenua preghiera avvenivano grandi miracoli.
«Il vescovo del luogo seppe dei tre eremiti e della loro inammissibile preghiera, e decise di andare a visitarli per insegnare loro le invocazioni canoniche. Giunse all'isola, disse agli eremiti che la loro supplica al cielo non era dignitosa, e fece loro imparare molte delle solite preghiere; poi il vescovo se ne andò. Imbarcatosi su un battello, si accorse che esso era seguito da una luce radiosa. Mentre la luce si avvícinava sempre più, distinse i tre eremiti che tenendosi per mano, correvano sulle onde sforzandosi di raggiungere il battello:
"- Abbiamo dimenticato le preghiere che ci hai insegnato, - essi gridarono appena ebbero raggiunto il vescovo, - e ti siamo corsi dietro perché tu ce le ripeta. - Il vescovo, pieno di profonda reverenza, scosse il capo:
- Miei cari, - rispose umilmente, - continuate con la vostra vecchia preghiera».
Come mai i tre Santi potevano camminare sull'acqua?
Come poté il Cristo risuscitare il proprio corpo crocifisso?
Come potevano Lahiri Mahasaya e Sri Yukteswar compiere i loro miracoli?
La scienza moderna non ha ancora trovato la risposta a tali domande, sebbene con l'avvento della bomba atomica e le meraviglie dei radar il campo intellettuale dell'umanità si sia bruscamente allargato. La parola "impossibile" occupa un posto sempre più ristretto nel linguaggio dell'uomo.
Le antiche Scritture Veda dichiarano che il mondo fisico sottosta a un'unica legge fondamentale: quella di maya, il principio della relatività e della dualità. Dio, l'Unica Vita, è Unità Assoluta.
Egli non può apparire come manifestazioni separate e multiple della Sua creazione, se non coprendosi di un velo ingannevole e irreale. Questo velo dualistico, illusorio è la maya.
Molte grandi scoperte scientifiche dei tempi moderni sono valse a confermare questa semplice affermazione dei rishi antichi. La legge del moto di Newton è una legge della maya: "Ad ogni azione corrisponde una equivalente reazione contraria; le azioni in mutuo rapporto di due corpi qualsiasi sono sempre equivalenti e seguono direzioni opposte". Perciò l'azione e la reazione si bilanciano esattamente. "Trovare una forza singola è impossibile; vi deve essere, e sempre vi è, una coppia di forze equivalenti e contrarie".
Le fondamentali attività naturali tradiscono, tutte, la loro origine maya. L'elettricità, ad esempio, è un fenomeno di repulsione e di attrazione; i suoi elettroni e protoni sono opposti elettrici. Un altro esempio: l'atomo, o particella "ultima" della materia è, come la terra stessa, un magnete con i due poli: positivo e negativo. Tutto il mondo fenomenico è sotto l'inesorabile dominio della polarità; nessuna legge fisica o chimica e nessun'altra legge naturale è stata mai esente da principi opposti o contrastanti.
La scienza fisica, dunque, non può formulare leggi al di fuori della maya, che è il materiale e la struttura stessa della creazione.
La natura stessa è maya; la scienza naturale deve per forza occuparsi della sua ineluttabile essenza. Nel proprio campo essa è eterna e inesauribile; gli scienziati dell'avvenire non potranno fare altro che esaminare un aspetto dopo l'altro della sua varietà infinita. La scienza, perciò, rimane in un perpetuo fluttuare, incapace di raggiungere l'ultima conoscenza; è atta a formulare le leggi di un cosmo già esistente e funzionante, ma incapace di svelare il Compilatore delle leggi e Unico Operatore. Le grandiose manifestazioni della legge di gravità e dell'elettricità sono note, ma che cosa siano la gravitazione e l'elettricità nessun mortale conosce .
Superare la maya era il compito assegnato al genere umano dai profeti di millenni. Sollevarsi al di sopra della dualità della creazione e percepire l'unità del Creatore è considerato il più alto compito che sia stato assegnato all'uomo. Coloro che si afferrano all'illusione cosmica debbono accettare la sua legge essenziale della polarità: flusso e riflusso, salita e discesa, giorno e notte, piacere e dolore, bene e male nascita e morte.
Questo schema cíclico assume una certa angosciosa monotonia dopo che l'uomo è passato attraverso qualche migliaio di nascite umane; egli incomincia a guardare speranzoso oltre le coercizioni di maya.
Strappare il velo di maya è penetrare il segreto della creazione. Colui che in tal modo svela l'universo è l'unico vero monoteista. Tutti gli altri venerano immagini idolatriche. Fin quando l'uomo sarà schiavo del dualistico inganno della natura, la sua dea è maya dal volto di Giano, ed egli non può conoscere l'unico, vero Dio.
Mentre opera nella mente dell'uomo, l'illusione del mondo, maya, è chiamata avidya e cioè letteralmente: non-conoscenza, ignoranza, inganno. Maya o avidya non si distrugge mai attraverso una convinzione intellettuale o un'analisi, ma solo raggiungendo lo stato interiore del nirbikalpa samadhi. I profeti dell'Antico Testamento, i veggenti di tutti i paesi e di tutte le età parlarono da questo stato di coscienza. Dice Ezechiele (43, 1-2): 'Poi egli mi condusse alla porta che guardava verso l'Oriente. Ed ecco la gloria dell'Iddio d'Israele che veniva dall'Oriente; e la sua voce era simile al suono di grandi acque; e la terra risplendeva della sua gloria'.
Attraverso l'occhio divino sulla fronte (oriente) lo yoghi pilota la propria coscienza verso l'onnipresenza udendo la Parola, Om, suono divino di molte "acque": vibrazioni di luce che costituiscono l'unica realtà della creazione. Fra gli infiniti misteri del cosmo, il più straordinario è la luce. A differenza delle onde sonore, la cui trasmissione richiede 'aria o altro elemento vettore, le ondeluce passano liberamente attraverso il vuoto dello spazio interstellare.
Perfino l'ipotetico etere, considerato come un medium interplanetario di luce nella teoria ondulatoria, può essere scartato basandosi sulla teoria di Einstein, la quale afferma che le proprietà geometriche dello spazio rendono inutile il concetto dell'etere. In ambedue le ipotesi, l luce rimane la manifestazione naturale più sottile e la più libera dalle dipendenze materiali.
Nelle titaniche concezioni di Einstein, la velocità della luce - 186.300 miglia al secondo - domina l'intera teoria della Relatività. Egli fornisce la prova matematica che la velocità della luce è - per quanto riguarda la mente finita dell'uomo - l'unica tante in un universo instabile e fluttuante. Sull'unico 'assoluto' della velocità della luce si basano tutti i criteri umani di empo e spazio. Non astrattamente eterni, come venivano considerati una volta, tempo e spazio sono fattori relativi e finiti, la cui isura risulta valida solo in rapporto a quella della velocità-luce.
Ponendosi al lato allo spazio come relatività dimensionale, il tempo ha rinunciato alla sua secolare pretesa a un valore immutabile.
Il tempo è ormai ridotto alla sua vera natura: una semplice essenza di ambiguità! Con pochi temi di equazioni tracciati con la penna, Einstein bandì dal cosmo qualsiasi realtà fissa, fuorché quella della luce.
Sviluppando ulteriormente i suoi studi con la teoria del campo unificato, il grande fisico sintetizza in un'unica formula matematica le leggi di gravità ed elettromagnetiche. Riducendo la struttura cosmica a delle semplici varianti di un'unica Legge, Einstein si unisce, attraverso i secoli, ai rishi, i quali affermarono che la creazione ha una struttura unica: quella della maya proteiforme. Dalla famosa teoria della relatività sono sorte le possibilità matematiche di esplorare l'atomo ultimo. Grandi scienziati affermano ora arditamente non solo che l'atomo è energia e non materia, ma che l'energia atomica è essenzialmente di natura mentale.
"La franca ammissione che la scienza fisica è in rapporto con un mondo di ombre, è uno dei progressi più significativi" scrive Sir Arthur Stanley Eddington in The Nature of Physical World. "Nel mondo della fisica noi osserviamo, proiettato in un gioco d'ombre, il dramma della vita d'ogni giorno. Il mio gomito-ombra riposa sul tavoloombra, come l'inchiostro-ombra fluisce sulla carta-ombra. Tutto è simbolico, e i fisici lasciano che rimanga simbolo. Poi viene la Mente alchimista che trasforma i simboli... Per dirla in parole povere, la stoffa di cui è fatto il mondo è di natura mentale ......
Con la recente invenzione dei microscopio elettronico abbiamo avuto la prova definitiva dell'essenza-luce degli atomi e dell'inevitabile dualità della natura. Il New York Times pubblicò il seguente resoconto sulla dimostrazione del microscopio elettronico data nel 1937 davanti a una riunione dell'Associazíone Americana per il Progresso della Scienza:
"La struttura cristallina del tungsteno, conosciuta prima solo indirettamente per mezzo dei raggi X, ci stava dinanzi arditamente delineata su uno schermo fluorescente, che presentava nove atomi nel loro esatto reticolo spaziale: un cubo con un atomo in ogni angolo, e uno al centro. Gli atomi nello spazio cristallino del tungsteno apparivano sullo schermo fluorescente come punti di luce, disposti in forma geometrica. Contro questo cubo cristallino di luce le molecole d'aria bombardanti si rivelano come punti luminosi danzanti, simili a puntini di sole che scintillano sulle acque mosse...
Il principio del microscopio elettronico fu scoperto per la prima volta nel 1927 da Clinton J. Davisson e Lester H. Germer dei Laboratori Telefonici Bell di New York City; essi scoprirono la duplice personalità dell'elettrone, che possiede le caratteristiche sia di una particella, sia di un'onda . La qualità 'onda' dava all'elettrone la caratteristica della luce. S'iniziò così la ricerca dei mezzi per mettere a fuoco gli elettroni in modo simile alla messa a fuoco della luce, per mezzo di una lente. "Per la sua scoperta delle qualità "Jekyll-Hide" dell'elettrone, che corroborò la predizione fatta nel 1924 dal De Broglie (lo scienziato francese, premio Nobel per la fisica, il quale dimostrò che l'intero campo della natura fisica ha una doppia personalità), Davisson ottenne anch'egli il Premio Nobel per la fisica".
"La corrente del sapere", scrive Sir James jeans in The Mysterious Universe "tende verso una realtà anti-meccanica; l'universo comincia ad assumere l'aspetto, invece che di una grande macchina, di un grande pensiero". La scienza del XX secolo fa pensare perciò a una pagina degli antichi Veda.
Dalla scienza, dunque, se così deve essere, l'uomo apprenda la verità filosofica che non esiste un universo materiale; il suo ordito e la sua trama sono maya, illusione. L'analisi annulla tutti i suoi miraggi di realtà. Man mano che le rassicuranti prove di un cosmo materiale s'infrangono l'una dietro l'altra, l'uomo percepisce oscuramente il carattere idolatrico della sua falsa sicurezza, e la sua antica trasgressione al divino comandamento: "Non avrai altro Dio al di fuori di Me".
Nella sua famosa equazione che esprime l'equivalenza della massa e dell'energia, Eínstein dimostrò che l'energia in ogni particella di materia è uguale alla sua massa, o peso, moltiplicata per il quadrato della velocità della luce. La liberazione dell'energia atomica è causata dal dissolvimento delle particelle materiali. La "morte" della materia fu la "nascita" dell'Era Atomica.
La velocità-luce è una costante matematica non perché 186.300 miglia al secondo siano un valore assoluto, ma perché nessun corpo materiale, la cui massa aumenta con la velocità, può mai raggiungere la velocità della luce. Detto in altre parole: la velocità della luce potrebbe essere eguagliata solo da un corpo la cui massa fosse infinita.
Questo concetto ci porta alla legge dei miracoli.
I Maestri che sanno materializzare e smaterializzare i loro corpi o qualsiasi altro oggetto, muoversi con la velocità della luce, e utilizzare i raggi di luce creativa per portare alla vista istantaneamente qualsiasi manifestazione fisica, hanno raggiunto la condizione inderogabile posta da Einstein: la loro massa è infinita.
La coscienza di uno yoghi giunto alla perfezione s'identifica senza sforzo non con un corpo limitato, ma con la struttura universale. La gravítazione - si tratti della 'forza' di Newton o della 'dimostrazione d'inerzia' di Einstein - è incapace di costringere un Maestro ad assumere la proprietà del 'peso', che è la condizione particolare di gravitazione che distingue tutti gli oggetti materiali. Colui che conosce se stesso come lo Spirito Onnipresente, non è più soggetto alle costrizioni di un corpo nel tempo e nello spazio.
Il suo impenetrabile carcere si è arreso ed è svanito dinanzi all'io sono Lui".
"Fiat Lux". E la Luce fu! (Genesi, 1, 3). Nella creazione dell'universo, il primo comandamento di Dio diede origine all'essenza d'ogni struttura: la luce. E' sui raggi di questo mezzo immateriale che avvengono tutte le divine manifestazioni. Devoti di tutti i tempi resero testimonianza dell'apparizione di Dio quale fiamma e luce. " ... i suoi occhi (erano) come fiamma di fuoco... e la sua faccia come il sole (allorchè) splende nella sua potenza - ".
Lo yoghi che per mezzo della meditazione perfetta ha fuso la propria coscienza col Creatore, percepisce l'essenza cosmica quale luce; per lui non v'è differenza tra i raggi di luce che compongono l'acqua e quelli che compongono la terra. Affrancato dalla coscienza della materia, non più legato alle tre dimensioni dello spazio e alla quarta dimensione del tempo, un Maestro trasferisce il suo corpo di luce con uguale facilità sopra o attraverso i raggi di luce della terra, dell'acqua, del fuoco e dell'aria. "Se perciò il tuo occhio è singolo, tutto il tuo corpo sarà pieno di luce". (Matteo, 6, 22). Una lunga concentrazione sull'occhio spirituale liberatore rende lo yoghi capace di distruggere ogni illusione concernente la materia e il suo peso di gravità; da allora in poi egli vede l'universo come una massa essenzialmente indifferenziata di luce.
"Le immagini ottiche", dice il dottor L.T. Troland, dell'Università di Harvard, "si basano sullo stesso principio delle comuni incisioni a mezzatinta, sono fatte cioé di minutissimi puntini o lineette, troppo piccoli per essere scorti dall'occhio... La sensibilità della retina è tanto grande che una sensazione visiva può esser prodotta da un quantitativo relativamente scarso della giusta qualità di luce".
La legge dei miracoli può esser resa operante da qualsiasi uomo che abbia raggiunto la consapevolezza che l'essenza della creazione è luce. Mediante la divina conoscenza dei fenomeni della luce, un Maestro può istantaneamente proiettare in manifestazioni percettibili gli atomi di luce presenti ovunque. La forma reale di tale proiezione, qualunque essa sia: un albero, una medicina, un palazzo o un corpo umano, risponde al volere dello yoghi e ai suoi poteri di volontà e di visualizzazione.
Di notte, l'uomo entra nello stato di coscienza del sogno e evade dalle false limitazioni egoistiche che ogni giorno lo cingono e lo imprigionano. Nel sogno egli riceve una ripetuta dimostrazione dell'onnipotenza della propria mente. Ecco, nel sogno, gli amici morti da tempo, i più remoti continenti, le scene risorte della sua fanciullezza. Questo stato di coscienza libero e incondizionato che ogni uomo può conoscere, sia pur brevemente, nelle esperienze di taluni sogni, è lo stato permanente della mente di un Maestro in armonia con Dio. Essendo privo d'ogni movente personale, e impiegando la volontà creativa concessagli dal Creatore, lo yoghi riorganizza gli atomi-luce dell'universo per soddisfare qualunque preghiera sincera di un fedele.
A questo fine Dio creò l'uomo e la creazione: affinché egli si elevasse da padrone sulla maya, conoscendo il proprio dominio sul cosmo. "Poi Dio disse: - Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza; ed abbia signoria sopra i pesci dei mare, e sopra gli uccelli del cielo e sopra le bestie, e sopra tutta la terra, e sopra ogni rettile che striscia sopra la terra". (Genesi, 1, 26).
Nel 1915 ero da poco entrato nell'Ordine degli Swami, quando ebbi una visione piena di violenti contrasti. Per mezzo suo riuscii a comprendere la relatività della coscienza umana e a percepire con limpida chiarezza l'unità dell'Eterna Luce dietro la penosa dualità della maya. Ebbi questa visione una mattina mentre sedevo nel mio piccolo attico in casa di mio padre, in Gurpar Road. Già da mesi la prima guerra mondiale infieriva sull'Europa, e io riflettevo tristemente su quell'immenso tributo richiesto dalla morte.
Mentre chiudevo gli occhi in meditazione, la mia coscienza si trasferì a un tratto nel corpo di un capitano che comandava una nave da guerra. Il rombo dei cannoni fendeva l'aria mentre le batterie della costa e i cannoni di bordo sparavano gli uni sugli altri. Un'enorme scheggia colpì la polveriera della mia nave ed essa affondò. Saltai nell'acqua con i pochi uomini che erano sopravvissuti all'esplosione; col batticuore, giunsi salvo alla riva. Ma ahimè! Una pallottola sperduta terminò il suo furioso volo penetrando nel mio petto. Gemendo, caddi a terra: tutto il mio corpo era paralizzato, eppure ero cosciente di averlo, come si è consci di una gamba addormentata. Pensai: - Alla fine il misterioso passo della morte mi ha raggiunto. - Con un ultimo respiro stavo per piombare nell'incoscienza, quand'ecco, mi ritrovai seduto nella posizione del loto nella mia cameretta di Gurpar Road.
Lacrime isteriche sgorgavano dai miei occhi, mentre pieno di gioia accarezzavo e pizzicavo il mio ritrovato possesso: un corpo intatto da qualsiasi foro di proiettile Mi dondolai, aspirando ed espirando per convincermi di esser vivo. Mentre mi congratulavo con me stesso, sentii di nuovo che la mia coscienza si trasferiva nel corpo delcapitano morto sulla riva insanguinata. Fui vinto da un'enorme confusione mentale. "Signore", invocaí, "sono morto o vivo?".
Un grande sprazzo di luce illuminò tutto l'orizzonte. Una lieve mormorante vibrazione si tramutò in parole: "Che cosa hanno a che fare vita e morte con la Luce? A ímmagine della mia Luce Io ti ho fatto. La relatività della vita e della morte appartiene al sogno cosmico. Guarda il tuo essere senza più sognare! Svegliati figlio Mio, svegliati!".
Quali passi graduali verso il risveglio degli uomini, Dio ispira agli scienziati di scoprire, a tempo e luogo opportuni, i segreti della Sua creazione. Molte moderne scoperte aiutano gli uomini a comprendere il cosmo come espressione infinitamente variata di un'unica forza, la luce, guidata dall'Intelligenza Divina. Le meraviglie del cinematografo, della radio, della televisione, del radar e della cellula fotoelettrica - "l'occhio elettrico" che tutto vede, - o delle energie atomiche, si basano tutte sul fenomeno elettromagnetico della luce.
Il cinematografo può produrre qualsiasi miracolo. Dal punto di vista dell'impressione visiva, nessuna meraviglia è negata ai trucchi cinematografici. Un uomo può essere visto come trasparente corpo astrale uscente dalla sua solida forma fisica; può camminare sulle acque, risuscitare i morti, invertire la naturale sequenza degli eventi e distruggere tempo e spazio. Raggruppando come gli aggrada le immagini fotografiche, l'esperto compie miracoli ottici che un vero Maestro produce con veri raggi di luce.
Con le sue immagini simili alla vita, il cinematografo illustra molte verità della creazione. Il Regista Cosmico scrisse le sue commedie e chiamò sulla scena un immenso numero di attori per lo spettacolo dei secoli. Dall'oscura cabina dell'eternità, Egli invia i Suoi raggi di luce attraverso i film delle successive età, e le scene si proiettano sullo schermo dello spazio. E come le immagini di una pellicola cinematografica sembrano reali, pur non essendo altro che combinazioni di luce e d'ombra, così la varietà universale non è che un'ingannevole apparenza. Le sfere planetarie con le loro innumerevoli forme di vita altro non sono che figure di un film cosmico, temporaneamente reali alla percezione dei cinque sensi; le transitorie scene vengono proiettate dal Suo Infinito raggio creativo sullo schermo della coscienza umana. Gli spettatori in un cinematografo possono constatare, alzando gli occhi, che le immagini prendono forma sullo schermo per mezzo di un unico raggio di luce scevro di figure.
Anche il variopinto dramma universale scaturisce dall'unica bianca luce di una Fonte Cosmica. Con inconcepibile genio, Dio pone in scena un super-spettacolo per i Suoi figli umani, facendoli a un tempo attori e spettatori nel Suo teatro planetario.
Un giorno entrai in un cinema per vedere un documentario ripreso sui campi di battaglia europei. In Occidente si combatteva ancora la prima guerra mondiale; il documentario riproduceva la carneficina con tale realismo, che lasciai il cinema col cuore sconvolto.
"Signore", pregai, "perché permetti simili sofferenze?". Con mia intensa sorpresa mi giunse un'immediata risposta, sotto forma di una visione dei reali campi di battaglia europei: il quadro di tutti quei morti e morenti superava di gran lunga in orrore e crudeltà qualsiasi immagine del documentario. "Guarda intensamente", disse una Voce soave alla mia coscienza interiore. "Vedrai che queste scene che ora si svolgono in Francía non sono altro che un gioco di chiaroscuri. Sono le pellicole cinematografiche del cosmo, tanto reali e tanto irreali quanto lo spettacolo cinematografico cui hai assistito: una scena in una scena".
Ma il mio cuore non trovava ancora conforto. La Voce Divina continuò: "La creazione è luce e ombra, altrimenti nessun quadro sarebbe possibile. Il bene e il male di maya devono alternamente prevalere l'uno sull'altro. Se la gioia fosse incessante in questo mondo, l'uomo ne cercherebbe mai un altro? Senza la sofferenza, l'uomo non si curerebbe di rammentare che ha abbandonato la sua casa eterna. Il dolore è un incentivo a ricordare. L'unica via di scampo è la saggezza! La tragedia della morte è irreale; coloro che tremano dinanzi ad essa sono come l'attore ignorante che muore di paura, sulla scena, quando sparano su di lui con una pistola caricata a salve.
I Miei figli sono creature di luce;non rimarranno per sempre assopiti nell'inganno". Sebbene avessi letto di maya nelle Scritture, pure non ero riuscito e penetrarne il significato così profondamente come attraverso le mie visioni personali e le parole consolanti che le accompagnavano. Tutti i nostri valori vengono profondamente mutati quando ci rendiamo finalmente conto che la creazione è solo una grandiosa pellicola cinematografica, e che non in essa, ma al di là di essa si trova la nostra realtà.
Terminato che ebbi di scrivere questo capitolo, sedetti sul mio letto nella posizione dei loto. La mia stanza era fiocamente illuminata da due lampade velate. Levando lo sguardo, mi accorsi che il soffitto era punteggiato di piccole luci color senape, che scintillavano e tremavano con un luccichio fosforescente; miriadí di raggi di luce, simili a cortine di pioggia, si radunavano a fasci e scendevano silenziosamente su di me.
In quell'istante il mio corpo perdette la sua consistenza fisica e si tramutò in materia astrale. Provai una sensazione fluttuante quando, toccando appena il letto, il mio corpo senza peso ondeggiò leggermente e alternamente da sinistra a destra. Mi guardai intorno nella stanza: i mobili e le pareti erano come sempre, ma la piccola massa di luce si era moltiplicata tanto da rendere invisibile il soffitto.
Fui colpito da meraviglia. "Questo è il meccanismo del cinema cosmico", disse una Voce, che sembrava provenire dalla luce stessa. "Spargendo i suoi raggi sul bianco schermo della coltre del tuo letto, esso produce la figura del tuo corpo. Guarda! La tua forma non è altro che luce"' .
Guardai le mie braccia, le mossi avanti e indietro, eppure non ne sentivo il peso. Un'estatica gioia mi travolse. Quel cosmico stelo di luce che fioriva nella forma del mio corpo sembrava una copia divina dei raggi di luce uscenti dalla cabina di proiezione di un cinematografo, e che si manifestano sullo schermo sotto forma di immagini.
A lungo osservai quella proiezione del mio corpo nel teatro fiocamente illuminato della mia camera da letto. Sebbene io abbia avuto molte visioni, nessun'altra fu più singolare di questa. Quando l'illusione di avere un corpo solido si fu completamente dileguata, e si fu approfondita in me la coscienza che l'essenza di tutti gli oggetti è luce, alzai lo sguardo verso il pulsante fiotto di vitatroni e supplicai: "- Luce Divina, assorbi, ti prego, in Te l'umíle figura del mio corpo, come Elia, che fu tratto in cielo da un turbine di fiamma!".
Questa preghiera era evidentemente troppo ardita, poiché il raggio scomparve. E mio corpo riprese il suo peso normale e ricadde sul letto; lo stuolo di abbaglianti luci sul soffitto oscillò e svanì. L'ora in cui mi sarebbe stato concesso di abbandonare questo mondo evidentemente non era ancora giunta. - E per di più, - pensai filosoficamente, - il profeta Elia potrebbe ben dispiacersi della mia presunzione!