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 Il Vedanta per tutti

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
admin Inserito il - 31/12/2004 : 11:33:05
Il Vedanta per tutti


di Elen Jmittan



IL CICLO COSMICO

Il Vedaantha, basandosi sulle Upanishad, concepisce la genesi e la fine dell'universo, tanto fisico che psichico, come il respiro del Brahman, la Cui espirazione produce e proietta l'universo di nomi e forme e la Cui inspirazione riconduce gli oggetti dell'universo di nuovo nel Suo seno.

Il ciclo cosmico della creazione del mondo e della distruzione dell'universo dura miriadi e miriadi di millenni. La produzione delle creature con il potere proiettivo della Maaya viene chiamata "giorno di Brahman", mentre la loro riassunzione, la loro riduzione allo stato seminale, germinale, potenziale al termine di una creazione, viene chiamata "notte di Brahman".

Un giorno e una notte di Brahman, che possono durare miliardi di anni solari, costituiscono il ciclo involutivo ed evolutivo delle creature.

Questo processo di creazione, evoluzione, invecchiamento e morte, questa proiezione e scomparsa dell'universo, continua sempre. Questo si chiama il respiro involutivo evolutivo del Brahman, che coinvolge tutte le creature di tutti i tempi, fino a che un individuo dopo l'altro ritorna al seno dell'Eterno consapevolmente, con lo spuntare della luce gnostica, della conoscenza liberatrice.

Come le onde del mare ritornano al seno del mare dopo aver ondeggiato o danzato furiosamente alla superficie, cosi' le creature, evolvendosi gradino dopo gradino, perfezionandosi gradatamente, diventano del tutto purificate ed immacolate e non differiscono piu' dalla sorgente, dall'Essere Divino, terminando, cosi', il pellegrinaggio evolutivo nell'universo.

Tutto l'universo respira nella stessa maniera di un uomo, di un cane, di una leonessa.

Con l'inspirazione viene tirato l'ossigeno dentro i polmoni e con l'espirazione l'anidride carbonica viene espulsa. Il respiro vibratorio di Dio si puo' sentire fino alle oscillazioni elettroniche nei sassi e nelle pietre.

Mentre, nella cosmogenesi, le creature si risvegliano dallo stato germinale, potenziale del dormiente, ciascuna ricevendo nome e forma secondo il cumulo delle forze karmiche delle vite precedenti, nell'antropogenesi il livello coscienziale dell'individuo determina le caratteristiche di un dato individuo, di una monade, la cui quintessenza e' la Divinita' latente, e non l'uomo attuale.

Solo con lo sforzo, la gnosi, le pratiche virtuose e la disciplina mentale , cio' che e' latente nella profondita' della coscienza dell'uomo viene portato fuori e si evolve: una evoluzione che ognuno di noi potra' raggiungere, diventando "perfetto come il Padre Celeste e' perfetto", come Gesu' disse ai suoi seguaci.

Lo scopo della creazione dell'universo e' che le anime, le menti individuali che animano i corpi, realizzino se' stesse come Eterno, Beatitudine, Esistenza Stessa. La filosofia esoterica contenuta nei cicli di creazione e distruzione degli esseri individuali e degli universi viene condensata nel ben noto versetto vedico conosciuto come il Purusha Suukta, che si traduce come segue: "Purusha e', in verita', tutto questo (universo che si evolve).

Esso e' tutto quanto fu in passato e tutto quanto sara' in futuro. Esso e' il Signore del Regno della Beatitudine ed ha assunto questa forma caduca che e' l'universo manifestato per consentire agli esseri viventi di raccogliere i frutti delle loro azioni". (Rig Veda X.90.2). Da questo classico si deduce che l'universo stesso non e' differente, ne' distinto da Dio, dalla Consapevolezza Cosmica: quello che vediamo e' solo una proiezione della mente limitata. Iddio non crea l'universo; noi proiettiamo il mondo di nomi e forme all'esterno, coprendo con un velo la Realta' Ultima che si nasconde dietro i nomi e le forme dell'universo fenomenico. Perche' questo gioco di nascondersi e scoprire? Iddio non si nasconde dietro il mondo fisico e psichico; siamo noi che, rimanendo nell'ignoranza spirituale, accecati dall'Avidya e non conoscendo noi stessi, accettiamo l'universo con tutti gli oggetti come reale e finale.

Allora il Se' Cosmico , il Reale, viene nascosto ai nostri occhi. Percio', la verita' e' che e' la nostra ignoranza a velare la Realta', e al posto della Realta' - che e' Iddio, o Mente Universale, l'Io Cosmico, l'IO SONO - fa apparire il mondo fenomenico come reale e finale. Ecco perche' la nostra sociologia, la nostra economia, la nostra politica e la nostra religione, accettando il mondo dualistico e pluralistico come supremamente reale, vanno a rovescio. Il progresso scientifico e tecnologic= o e' stato necessitato dall'egoismo per aumentare ed intensificare gli agi e le comodita' della vita, per inventare e fabbricare gli ordigni micidiali nucleari ed elettronici con l'unico intento di sopraffare i nostri nemici politici o militari, non certamente per togliere via il velo dell'ignoranza che nasconde la Realta' Divina ai nostri occhi e ai nostri cuori. I grandi Maestri come Buddha, Krishna, Cristo sono venuti ad insegnarci la vera via giusta, la rettitudine, per farci effettuare quella catarsi necessaria a togliere il velo che nasconde la Realta' Suprema.

Con il cuore affrancato dai tentacoli dei desideri e delle motivazioni sbagliate, noi possiamo entrare nel regno di Immortalita', Beatitudine, Pace e Amore, e questo stato di Beatitudine illuminata si chiama regno di Dio nel linguaggio evangelico di Cristo, Nirvana nel linguaggio di Buddha, Mukti nell'insegnamento di Sri Krishna. E' un fatto incontestabile che l'uomo non trova pace, serenita' e beatitudine, amore e tranquillita', seguendo i suoi desideri e passioni, ne ' arricchendosi con oro e argento; ne' conquistando la fama e la reputazione di un giorno, di anni o decenni. Tutto e' vanita' e afflizione dello Spirito, tutte sono esperienze negative che cadono come flagelli sopra di noi, con peso schiacciante. E' precisamente questa insoddisfazione della mente e del cuore che spinge l'essere umano a cercare lo scopo del pellegrinaggio terrestre altrove, nella sua realta' interiore, perche' "il regno di Dio risiede dentro di noi", come dice Cristo.

Non e' nel possedere cose, amici e amori esterni, ma nell'essere noi stessi= , nel conquistare l'atteggiamento giusto della mente e del cuore, che noi troviamo il sentiero che conduce a pace, serenita', gioia e immortalita'. Noi abbiamo bisogno di una teologia sperimentale e non dogmatica come nei secoli passati, di una nuova visione di Dio come Anima della nostra anima, Mente della nostra mente, Cuore del nostro cuore, Essere dietro il nostro divenire. E questa teologia, o meglio teosofia, dev'essere vissuta giorno per giorno per poter ascendere, scalino dopo scalino, fino al silenzio realizzativo dell'Eterno Uno.

L'uomo viandante, con il suo egoismo innato, non deve considerarsi un'entita' separata dal resto dell'universo. Egli stesso e' l'universo, per cui l'uomo viene considerato come il microcosmo, il cui ingrandimento cosmico e' l'universo, che viene chiamato macrocosmo. In essenza, entrambi sono gli stessi. Ma sia il microcosmo che il macrocosmo spariscono quando viene realizzato il Se', l'Aathman immanente nel cuore di ciascuno di noi. Allora esiste soltanto Iddio e la Sua manifestazione, o teofania, nell'universo.

Maaya, quel gioco della mente col quale l'universo ci appare e poi scompare, diventa reale nello stato di veglia e poi sparisc= e nel sonno, estasi o sincope; ma cio' non significa che l'universo sia una mera illusione. Maaya significa che l'universo in se' stesso e' vuoto, irreale, illusorio, ma, collegato con Dio, il Se', il Reale, anch'esso acquista la sua realta', sia pure relativa, condizionata dalla Realta' a Se' stante e indipendente, ossia da Dio, immanente in noi come Aathman e trascendente nell'universo come Brahman, l'Intelligenza Animatrice, lo Spirito Santo rigeneratore dell'universo. Per uno che ha realizzato Iddio l'universo non e' piu' un'illusione creata da Maaya, ma una realta' piu' reale di prima, dato che esso e' visto e realizzato come espressione divina. Il mago che gioca questo scherzo, quest= o Leela (che letteralmente significa gioco) e' Iddio, il Se', la Mente Universale che apparentemente indossa varie maschere per riportare gli esseri caduti nel mare delle miserie e sofferenze all'altra sponda della vita, all'Esistenza stessa, alle spiagge divine dell'immortalita' beata, della beatitudine eterna. La vita ciclica individuale e cosmica continua fino a quando le anime separate dalla Realta' ritornano al seno dell'Eterno.

Tutti gli esseri devono ritornare all'Essere, e questa dottrina, esposta ampiamente da Origene, fu chiamata apocatastatis - la restaurazione di tutte le creature allo stato primitivo di innocenza, liberazione, emancipazione e salvezza -. Origene e Clemente d'Alessandria furono discepoli di Ammonio Sacca, il quale, nell'anno 192, fondo' la scuola neoplatonica, dove confluiva la saggezza esoterica greca, egizia, indiana e delle altre parti del mondo. Infatti Alessandro Magno, dopo la sua conquista dell'India settentrionale, ebbe l'impatto con la filosofia vedica e la cultura indo-buddhista, e la sua iniziazione nelle scienze esoteriche comincio' in India. Ecco perche' egli fondo' Alessandria in Egitto, dove l'esoterismo psicologico e scientifico dell'Occidente e quello dell'Oriente potevano confluire rimanendo, per secoli, fari di luce per l'umanita' persa nel buio dell'ignoranza spirituale, con tutte le sofferenze mentali e fisiche che ne seguono.

Menandro, il generale di Alessandro che governo' in una parte del regno, divenne buddhista e continuo' ad interessarsi degli ideali buddhisti e a propagandarli. Il dialogo tra Menandro e il filosofo buddhista Naagasena e' contenuto nel testo sacro dei Buddhisti, noto come Milindapannha, dove la quintessenza dell'insegnamento esoterico vedaanthico-buddhista viene esposta lucidamente, con tante illustrazioni ed esempi. Cio' che il Vedaantha chiama lo stato di Turya, il quarto stato della mente , non e' veramente quarto in senso numerico, ma in quanto questa Consapevolezza Universale rimane alla base degli altri stati normali e comuni per tutti gli esseri: gli stati di veglia, sogno e sonno.

Questo stesso stato di Turya, dice Naagasena al re Menandro, e' identico allo stato di Nirvana di Buddha, il quale disse ai suoi discepoli: "Atthi, bhikhave, ekam, ajaatham, abuutham, asanghatham" - Esiste, o mendicanti, l'Uno, l'Innato, l'Incomposito e l'Assoluto -. Lo scopo delle incarnazioni, del pellegrinaggio degli esseri umani, subumani e sovraumani, e' precisamente di raggiungere lo stato perfetto dell'Essere senza divenire, della Consapevolezza oltre le sensazioni, i raziocini, le emozioni, i desideri e le passioni della vita. Il ciclo di nascita e morte degli individui e degli universi continuera' fino a che tutte le creature ritorneranno a riposare nel seno dell'Eterno, nostro Padre Celeste, Madre dell'universo. (continua)





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