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 Cos'e' il peso mentale invisibile

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
admin Inserito il - 09/08/2025 : 10:19:45
Cos'è il peso mentale invisibile e perché colpisce maggiormente le donne?

Ci hanno insegnato ad avere tutto sotto controllo, ma a non chiederci perché siamo sempre noi a tenere tutto sotto controllo. Anche questa è disuguaglianza: si chiama carico mentale.

Ogni giorno è una lotta. Una per rompere il soffitto di cristallo, un’altra per dimostrare che anche noi possiamo guidare e occupare spazi che un tempo erano esclusivi degli uomini. E, sebbene riusciamo a farci strada sul posto di lavoro, socialmente e politicamente, c’è una battaglia più silenziosa, ma altrettanto estenuante: quella che combattiamo in casa. Questo crea un peso mentale invisibile e ha un impatto profondo sulle donne.

Si dà per scontato che siamo noi a doverci occupare della cura della famiglia, soprattutto quando ci sono neonati coinvolti. Eppure, al giorno d’oggi, sembra che la maternità implichi un obbligo di cura; mentre la paternità no. Questa disparità ha dato origine a quella che molti studi chiamano “la doppia presenza”: donne che lavorano e che si occupano anche di lavori domestici non retribuiti.

Ed è proprio da qui che nasce questa forma invisibile di disuguaglianza: il peso mentale, quella pressione costante ad anticipare e risolvere tutto, anche quando nessuno se ne accorge. Questo fa sì che molte donne vivano sull’orlo dell’esaurimento, quindi è necessario comprenderlo per iniziare ad alleviarlo.

Cos’è il peso mentale?

Si tratta di una forma di sovraccarico cognitivo ed emotivo che deriva dalla necessità di gestire contemporaneamente più aspetti della vita domestica e familiare. Implica il rimanere in uno stato di allerta costante per anticipare i bisogni, prendere decisioni e garantire che tutto funzioni correttamente. È uno sforzo continuo che occupa spazio mentale, anche quando si svolgono altre attività.

È stato descritto dalla sociologa Susan Walzer nel 1996, nel suo studio Thinking about the baby, quando ha analizzato come molte donne si sentissero sopraffatte dal dover pensare a tutto ciò che riguardava la vita familiare: dalla logistica domestica al benessere emotivo dei figli, oltre alle proprie responsabilità lavorative.

Questo peso, quando non riconosciuto e non apprezzato, viene spesso vissuto in silenzio. Ma i suoi effetti sono tutt’altro: stress, esaurimento cronico, ansia e difficoltà di concentrazione o di riposo. Oltre a riflettere una persistente disuguaglianza di genere, questo peso mentale invisibile influisce sulla salute delle donne, sulla loro vita personale e sulle loro opportunità di sviluppo.

Le cause principali di questa disuguaglianza

Il peso mentale ha radici profonde nel modo in cui siamo stati cresciuti, in ciò che la società si aspetta da donne e uomini e nelle strutture che rafforzano queste differenze. Per comprenderlo, è necessario analizzare il funzionamento dei ruoli di genere, dei vincoli culturali e della mancanza di responsabilità condivisa.

Ruolo di genere e socializzazione fin dall’infanzia

Il peso psicologico sulle donne deriva da un modello educativo differenziato fin dall’infanzia. Fin da piccole, imparano ad essere attente agli altri, ad anticipare i bisogni e a essere organizzate. Al contrario, gli uomini sono incoraggiati a essere indipendenti e a non preoccuparsi delle faccende domestiche. Questa socializzazione diseguale continua fino all’età adulta, quando le donne si assumono automaticamente la responsabilità emotiva e logistica della vita familiare.

Queste idee sono rafforzate anche dai media, dal discorso religioso, dal sistema educativo e dalle politiche pubbliche che concedono il congedo di cura solo alle madri. L’intero ambiente contribuisce a perpetuare il mito secondo cui le donne sarebbero più capaci – e responsabili – di sostenere la vita domestica. Il risultato è un mandato silenzioso: se non si prendono cura di tutto, stanno fallendo.

La maternità come obbligo totale

Culturalmente, la figura materna è ancora idealizzata come sinonimo di dedizione assoluta. Ci si aspetta che sia presente, coinvolta e disponibile in ogni momento. La paternità, d’altra parte, raramente comporta lo stesso livello di richiesta. Questa differenza rafforza l’idea che le donne dovrebbero assumere l’accudimento come parte naturale del loro ruolo, mentre agli uomini viene riconosciuto il ruolo occasionale.

Mancanza di reale corresponsabilità

Molti uomini partecipano maggiormente alle faccende domestiche e alla cura dei bambini, ma nella maggior parte delle famiglie sono ancora le donne a guidare la gestione quotidiana. Sono loro a identificare le necessità, a distribuire i compiti, a stabilire gli orari e a garantire che tutto proceda senza intoppi. Invece di condividere il carico di lavoro, spesso manca la condivisione dell’onere di pensare, pianificare e coordinare.

Conseguenze del carico mentale nelle donne

Occuparsi quotidianamente dell’organizzazione invisibile della vita familiare non è solo una questione di stanchezza o mancanza di tempo. Questa richiesta costante, a volte mascherata da virtù – come se fosse “naturale” per una donna avere il controllo su tutto – ha effetti cumulativi che deteriorano la salute fisica, emotiva e mentale, oltre a limitare lo sviluppo personale e professionale.

Nel sonno e nel riposo: può causare insonnia, risvegli frequenti o stanchezza al risveglio.
Nel corpo: lo stress prolungato si riflette su contratture, mal di testa, disturbi digestivi, stanchezza e tensione, anche se tutto sembra sotto controllo.
Benessere mentale: alcune donne sperimentano ansia, irritabilità o difficoltà di concentrazione. Possono anche insorgere sensi di colpa, frustrazione o inadeguatezza. Influisce anche sull’attenzione, sulla memoria e sul processo decisionale, e può ridurre le prestazioni lavorative e aumentare il rischio di errori o incidenti.
Nell’autostima e nella relazione con gli altri: non ricevere riconoscimento o supporto indebolisce l’autopercezione di una donna. Alcune si mettono troppo alla prova ; altre si sentono sole, incomprese o isolate dal loro ambiente. E se non affrontato, questo disagio erode le relazioni affettive e crea una sensazione di vuoto o di sopraffazione emotiva.

Strategie per alleviare questo peso

Ridurre il carico mentale non dipende solo da una migliore gestione del tempo, ma anche dal mettere in discussione abitudini, dinamiche familiari e le strutture che le perpetuano. Queste strategie possono aiutare ad alleviare questo sovraccarico invisibile e a favorire una distribuzione più equa delle responsabilità.

Rendere visibile ciò che non si vede

Dare un nome al carico mentale è il primo passo. Molte donne si sentono private dei propri diritti se non hanno una pila di panni piegati o una lista di cose da fare spuntate a sostenerlo. Ma il burnout deriva anche dal passare la giornata a organizzare mentalmente ciò che serve, ricordandosi costantemente degli impegni e prendendo decisioni in continuazione. Parlare di questi compiti invisibili, con esempi chiari, aiuta gli altri a comprenderne il peso e apre le necessarie discussioni, anche sul posto di lavoro.

Chiedi una responsabilità condivisa, non un aiuto una tantum

Come spiega lo psicologo Alberto Soler, non si tratta di qualcuno che “aiuta” se richiesto. La vera corresponsabilità si verifica quando entrambe le parti sono attente a ciò di cui hanno bisogno e lo accettano come proprio, senza bisogno di istruzioni. Pianificare, decidere ed eseguire dovrebbero essere funzioni condivise, non delegate a una singola persona che funge da direttore della casa.

Omogeneizzare il resto

Un altro suggerimento chiave di Soler è “smetterla di condividere le faccende domestiche come in un appartamento per studenti”. Non è giusto che uno pulisca mentre l’altro riposa. Condividere il tempo libero è importante quanto condividere gli impegni. Sedersi insieme a fine giornata, rimandare i compiti a domani e riconoscere la stanchezza reciproca non solo bilancia il carico di lavoro, ma rafforza anche il legame di coppia.

Utilizzare strumenti esterni per organizzare

Liberarsi dalla testa di cose che potrebbero essere presenti in una lista condivisa o nel calendario familiare aiuta a ridurre il carico di lavoro. App per dispositivi mobili, lavagne o promemoria visibili consentono di passare dalla gestione individuale delle attività a un’organizzazione condivisa.

Dare priorità

Imparare a stabilire le priorità aiuta a evitare il burnout che deriva dal cercare di realizzare tutto in una volta. Ti aiuterà anche a capire che non riuscire a fare tutto non significa fallire. Secondo uno studio pubblicato su Sex Roles, alcune madri si sentono così sopraffatte da questo peso da non riuscire a trovare tempo per sé. Tuttavia, liberarsi da questa pressione autoimposta fa parte del percorso.

Trova spazi di cura di sé

Prendersi cura di sé non è una ricompensa per aver fatto tutto; è una necessità. Anche se brevi, pause, hobby, esercizio fisico o pratiche come la scrittura di un diario o la respirazione consapevole aiutano a ricaricarsi e a organizzare i pensieri. È un atto di rispetto per se stessi, non un lusso. Includere questi momenti nella propria routine impedisce inoltre che il sovraccarico quotidiano si trasformi in esaurimento emotivo.

Delegato di fiducia

Delegare non significa assegnare compiti con istruzioni, ma delegare completamente la responsabilità. Chiunque si assuma un’attività – come preparare la cena, coordinare un appuntamento o prendersi cura dell’uniforme scolastica – deve gestirla dall’inizio alla fine, senza affidarsi a promemoria o conferme. Supervisionare tutto non fa che mantenere il controllo nelle proprie mani e perpetuare il sovraccarico. Fidarsi è anche un modo per lasciare andare.

Promuovere politiche a sostegno della conciliazione

Alcune organizzazioni implementano già politiche che promuovono l’equilibrio tra lavoro e vita privata: orari flessibili, congedi parentali equi, spazi per l’allattamento e assistenza all’infanzia in loco. Queste misure non solo avvantaggiano le donne, ma alleviano anche la pressione di dover conciliare lavoro e vita familiare e migliorano il benessere dell’intero team. Sebbene la loro attuazione rimanga disomogenea, estenderle in modo concreto e sostenibile è fondamentale per ridurre lo stress mentale.

Contrastare gli stereotipi di genere significherebbe condividere equamente l’onere

Molti stereotipi continuano a sostenere, inosservati, la distribuzione ineguale del carico mentale invisibile. Espressioni come “lei è più brava a organizzare” o “lui non sa prendersi cura degli altri” rafforzano l’idea che alcuni compiti siano intrinseci a un genere. Sfidare questi presupposti non è un dettaglio di poco conto: è un modo concreto per aprire lo spazio alla responsabilità condivisa.

Cambiare questa logica inizia con il riesaminare ciò che consideriamo “normale” a casa, al lavoro e nella genitorialità. Quando smettiamo di considerare l’assistenza come un’abilità femminile e la trattiamo come un compito condiviso, iniziamo a rompere un modello che esaurisce molti e limita tutti.

Bibliografia

Tutte le fonti citate sono state esaminate a fondo dal nostro team per garantirne la qualità, l'affidabilità, l'attualità e la validità. La bibliografia di questo articolo è stata considerata affidabile e di precisione accademica o scientifica.

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