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Inserito il - 27/01/2017 : 11:42:31 L'Ottuplice Sentiero - 1
Introduzione al Buddhismo Theravada:
Terzo Dialogo: L’Ottuplice Sentiero (parte1)
di Guido Da Todi
Prima parte del terzo capitolo di ”Introduzione al Buddhismo Theravada”, di Guido Da Todi:
“L’Ottuplice Sentiero” (Indice dell’intero capitolo)
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Riassunto del contenuto dei due precedenti Dialoghi (00,10) - Oggi, esistono circa 300.000.000 di buddisti nel mondo (01,00) - La Dottrina di Buddha ci salva non solo dalla sofferenza di questa nostra vita, ma da cicli di rinascite doloranti (03,23) - "L'isola, oltre la quale non di può andare" (04,12) - L'Insegnamento di Buddha viene raccolto, sulla terra, solo da quei spiritualisti, oramai divenuti adulti, nel significato più vasto del termine (05,00) - Le due meditazioni: la samatha e la vipassana (05,20) - Come la scimmietta sta attaccata al pelo della mamma, così gli spiritualisti - prima di conoscere il Buddha - si tengono avvinti a qualunque rituale, guru, forza esteriore, che essi pensano possano salvarli e proteggerli (06,30) - Riassunto di quanto detto in precedenza sulla vita e sul contenuto della Dottrina di Buddha (08,00) - La "Città della Sofferenza" in cui ogni uomo,ogni donna ed ogni creature vivono, senza rendersi conto del loro dramma (10,15) - La Quarta Nobile Verità contiene in essa l'intero Ottuplice Sentiero (14,00) - Che cosa è la sofferenza, di cui parla l'Illuminato? (15,30) - Pure gli dei e gli angeli "invecchiano" e il loro ciclo espressivo decade –La Legge del Dharma vale, ovviamente, anche per essi (17,00) - Analisi approfondita di "dukkha", ossia della natura della sofferenza di cui parla Buddha (19,00) - Du=vuoto - kha=difettoso - Dukkha significa, in pali, "vuoto difettoso" - Ed è paragonabile al mozzo "slabbrato" di una ruota, che crea un sobbalzo continuo, mentre essa procede, proprio come Dukkha ferisce costantemente la vita e gli animi di ogni individuo (19,30) - La sofferenza costante e soffusa nell'animo, caratteristica di ogni essere - anche se, intervallata da più o meno brevi schiarite di serenità e gioie impermanenti (21,30) - La profonda e indicibile gioia del Non Sé, latente in ogni cosa e radice medesima del Nirvana (23,30) - I fanatici che prendono i normali desideri della vita come peccati da evitare. Ciò, invece, che va annullato sono la bramosia e la passione cieca, non certo i naturali aromi della vita ["La Giusta Via di Mezzo"...] (25,30) - Non esiste forma espressiva più equilibrata e dolce della Via del Dharma (26,00) - Buddha viene all'umanità, percorrendo il medesimo, antico Sentiero già calpestato dai precedenti Buddha, in epoche antichissime ed in eoni passati. La Via della salvezza, quindi, è una: il Dharma (29,00) - "Io ho rintracciato il medesimo Sentiero, indicato da tutti i passati Salvatori del Mondo" - afferma l'Illuminato (29,20) - "Testa di smeraldo di questo Dragone, di questo Cammino, sono le 4 Nobili Verità (30,00) - La Quarta Nobile Verità indica, sperimentalmente e in dettaglio, le chiavi che tu devi utilizzare per uscire facilmente dal recinto del dolore: ossia, le Chiavi dell'Ottuplice Sentiero (30,20) - Buddha insistette ad affermare che è possibile, per molti di noi, uscire in questa stessa nostra vita dal recinto (30,30) - La massima importanza che Buddha pone sulla sperimentazione della Sua Dottrina, unica possibilità di prova e di redenzione concreta (32,00) - Non si arriva a Gotamo Buddha casualmente; ma, le vostre migliaia di rinascita dolorose vi hanno forgiato l'intuito, sì da potere, oggi, comprenderel'intraducibile armonia delle Sue Parole (33,00) - L'abate buddista Ajahn Chandapalo esorta, in uno dei suoi dialoghi:"Decidetevi a camminare [ed a vedere] con le vostre gambe..." (34,30) - Cessate di dipendere da esistenze e credi esteriori, da guru e potenze celesti; trovate in voi la realtà del Dharma e delle cose, "così come sono", senza interventi celestiali, o demoniaci. L'Ottuplice Sentiero, oggetto di questo Dialogo, vi immergerà, ben presto, in questa ottica istintiva ed interiore (36,30) - E' all'interno di questo Ottuplice Sentiero che appare il metodo della meditazione vipassana (38,10) - L'Ottuplice Sentiero è il percorso "concreto" della santità impersonale e priva di un io (39,00) - Gli otto scalini, gli otto aspetti del Sentiero vengono vissuti all'unisono dal buddista, e non secondo l'ordine in cui solitamente essi vengono enunciati (44,00) - Il Sentiero si divide, usualmente, in tre sezioni - ognuna delle quali contiene 3 scalini dello stesso: Saggezza (Retta Comprensione e Retta Aspirazione) - Moralità (Retta Parola, Retta Azione, Retti Mezzi di Sostentamento) - Concentrazione (Retto Sforzo, Retta Consapevolezza, Retta Concentrazione) (44,30) - Viene qui indicata la specifica analisi del subconscio, precipua di Buddha, con la quale il seguace del Dharma riesce a gestire le sue più sottili sensazioni, trovando il "nido della libertà". (49,30) - L'importanza fondamentale dell'amore e della gentilezza, nella Dottrina buddista, che debba prevalere fortemente sui metodi originali di concentrazione e di consapevolezza, insegnati da essa (51,l4) - Il Dalai Lama afferma che la forma perfetta di atteggiamento interiore che vorrebbe vedere realizzata in sé è quello della "costante gentilezza" (Metta), verso tutti (52,30) -Quindi:"Amate!..Amate!..Amate!.." ((56,00) - A questo punto dei Dialogo vengono analizzati, a fondo, ed uno ad uno, tutti gli "scalini" dell'Ottuplice Sentiero: Retta Comprensione, Retta Aspirazione, Retta Parola, Retta Azione, Retti Mezzi di Sostentamento, Retto Sforzo, Retta Consapevolezza, Retta concentrazione - (56,30) – Il Buddismo delle origini considerava Buddha come essere umano - beninteso, ricco di un potenziale immenso di luce; ma, tuttavia, uomo, e non divinità (01,01) - L'assoluto è "una qualità dell'essere", e non può venire ospitato nella piccola calotta cranica dell'uomo. Tuttavia, ognuno di noi ha la facoltà di percepirlo! Questa indicazione si riferisce anche al Non Sè - che Buddha aveva rintracciato, solo in quanto opposta polarità della struttura formale delle cose (01,02) - "Niente da ottenere e niente da cui liberarsi" (01,03) - Quando i discepoli, gli yoghi, la gente comune domandava al Buddha di spiegare loro cosa fosse la "Non Forma" - quella, realizzata la quale, si piomba nel nibbana della beatitudine assoluta, Egli non rispondeva. Può, forse, spiegarsi ciò che sta al di là di ogni parola? (01,05) - Un parallelo interessante fra le qualità e l'azione dei "buchi neri" nello spazio astronomico e la potenza metafisica del Non Sè, in rapporto al Mondo della Forma (01,07) - "Poggiando l'orecchio interiore sulla conchiglia della Forma, si riesce a percepire l'intraducibile eco celata della Non Forma (01,08) - Soltanto conoscere le 4 Nobili Verità e viverle quotidianamente (Retta comprensione) immerge in attimi quotidiani di gioia indicibile (01,10) – La Retta Aspirazione è quella luce che vibra, ora costante, ora acuta, in fondo al vostro animo e che vi ha condotti a questi Dialoghi. La Retta Aspirazione è la sete di Verità che vi accompagna dall'età della ragione, e che ben conoscete! (01,14) - Ogni seguace della Via del Dharma è profondamente morale e la moralità è la caratteristica che raggruppa le tre regole del secondo androne dell'Ottuplice Sentiero ("Retta Parola, Retta Azione, Retti Mezzi di sostentamento") - Cosa dicono queste tre regole, in dettaglio? (01,16) - L'antica cerimonia dei voti laici che si svolge tra un seguace, o una seguace del Dharma, di fronte ad un padrino monaco , o monaca , in un Tempio buddista, per entrare "nella corrente" e nel "Terreno di Buddha" ("I voti della retta azione") (01,20) – Il vegetarianismo, nella Dottrina Buddista (01,21) - Seguire e praticare l'Ottuplice Sentiero riempie, sempre più, di gioia e di entusiasmo (01,27) - Il terzo "Androne" dell'Ottuplice Sentiero - Concentrazione:"Retto sforzo, Retta Consapevolezza, Retta Concentrazione" - è dedicato all'"uomo meditante" (01,27) - "Cessa di fare del male, fai del bene, purifica la tua vita" (01,28) - La Retta Consapevolezza e la Retta Concentrazione formeranno l'oggetto del prossimo Dialogo, poiché in questi due ultimi scalini dell'Ottuplice Sentiero è racchiusa l'intera e complessa metodologia della meditazione vipassana e dell'atteggiamento interiore alla "consapevolezza", come anche l'analisi degli skanda e del mistero cosmico della fisicità corporale (01,34). Inoltre, sempre nel prossimo Dialogo, mostreremo il rapporto tra la meditazione "samatha" (quella che non porta alla libertà) e la meditazione vipassana (quella, insegnata da Buddha e che, invece, può liberare chi la pratica, in questa stessa sua vita) (01,34)
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3. L’OTTUPLICE SENTIERO
Buongiorno a tutti e ben trovati!
Questo è il nostro terzo incontro, il nostro terzo dialogo, con un gigantesco argomento: i contenuti di quanto il grande Amico dell'uomo, il primo essere completamente risvegliato sulla terra, alla realtà retrostante delle cose, ha voluto insegnarci.
La Vita ed il Pensiero di Buddha.
Abbiamo parlato, nei primi due dialoghi, in maniera molto complessa, molto turgida, della vita di Buddha, dello sviluppo storico, della collocazione ed espansione della sua Dottrina. A tutto oggi esistono circa 300 milioni di buddisti; ma, da 2.600 anni prosegue il Sangha..
Esiste ancora in noi la eco delle Quattro Verità Fondamentali, che ha enucleato Buddha (non starei a ripeterle, perchè è importante che, poi, si sentano questi dialoghi, e si risentano!..)..
Praticamente - tra noi ce lo possiamo dire - oggi, e da tempo e da millenni – direi anche di più - l'umanità (e, di conseguenza, tu… noi…) cammina come addormentata…
…Vi ricordate quel peso che indicava Buddha…?
Però, in qualcuno il peso non è tanto, perché questo qualcuno - e speriamo siate voi, che ascoltate - ha soltanto un po’ di polvere sulle palpebre; e fu per questo che il dio Brahama disse a Buddha:
“…Vai, vai, a insegnare quello che tu hai veduto, perchè non pochi ti capiranno.”
… Le Quattro Nobili Verità …
Molti non sanno … non sanno di essere sottoposti a questo costante lavacro di sofferenza, di insoddisfazione, di mancate realizzazioni, mentre seguono un agognato desiderio, per poi vedere che il desiderio, man mano, incanutisce, e non offre, alla fine, insomma, quello che promette. Abbiamo parlato, e stiamo parlando, del punto di vista dell'uomo medio; ma, il vero spiritualista sa che addirittura non sono giornate, non sono mesi, non sono anni che si susseguono, per lui; ma, addirittura reincarnazioni, rinascite, a cui tutti siamo sottoposti.
L'intuito che ci fa credere a questa verità, ci fa anche sentire che c’è un ciclo in cui si è tutti immersi…
Le rinascite!
Ed ecco!... siamo spuntati, come dei fiori, in quella famiglia… abbiamo conosciuto quelle date persone… ci applichiamo a quei dati lavori…ma, poi, tutto cesserà ed apparirà altro dolore, altra sofferenza…perchè verrà la morte di chi ci sta vicino, la nostra… e così via….
Proprio qui si trovava Buddha, quando disse:
“No!...fermi…! Io voglio capire cosa sta succedendo.!...”
Parlammo, allora, della sua Illuminazione, mentre, ora, stiamo approdando in quella che viene chiamata “l'Isola oltre la quale non si può andare”…
Io mi auguro, nei sogni più ardenti, che attorno a me siate tutti seduti, in un angolo di questa isola - che non è certamente un’ isola esistente… è un simbolo - oltre la quale non si può andare…
..Perché?
Perché, vedete, quando si giunge alla rivelazione del grande Illuminato, del rasoio di Okkam, che taglia tutte le fronde inutili che ci coprono la visuale, e ci fa poggiare il piede, finalmente, lì, da dove non lo toglieremo più…ebbene, quando si giunge qui lo spiritualista è diventato adulto.
Ed io voglio che tu, sorella, tu fratello siate, oggi, adulti.
Perché, adulto?
...Ma, non sono adulti gli spiritualisti?
No! non sono adulti
Parleremo, tra non molto, addirittura, di quegli elementi simbolici che rappresentano il cardine dell'evoluzione di ogni spiritualista – ad esempio, la meditazione - e vedremo come gli spiritualisti, ancora non adulti, adottino un tipo di meditazione, largamente diffuso, mentre il buddista segue quel che gli insegnò Buddha.
Ma, il seguace del Dharma riesce veramente a grattare il fondo della terra madre, della realtà interiore e sentirne il profumo ultimo…!
...La meditazione Vipassana.. …
Non è ancora il momento di parlare di questa meditazione.
Spesso, il ricercatore è pieno di incertezze e costruisce dei vaselli doro, dei castelli di cristallo…
Per lui, è sempre una primaria necessità l’avvincersi a una forza esteriore, sia essa chiamata Dio, sia essa chiamata guru. Egli si identifica in qualche torre a cui aggrapparsi.
Proprio come la scimmia, la piccola scimmia, che, spasmodicamente, si stringe al pelo della mamma e, lì, rimane, attaccata, così tutti, prima di conoscere il Buddha, si afferrano ad una corda simbolica…
Invece, ecco che giunge Buddha, e ci vuole( …vi potrà sembrare paradossale quanto dico, ma le cose semplici, spesso e volentieri, non ci fanno capire la loro importanza…)… ci vuole un Buddha per fare sì che la nostra coscienza realizzi il segreto meccanismo delle cose, a cui non avremmo mai pensato.
E noi abbiamo seguito Buddha, attraverso la sua nascita in un palazzo principesco, attraverso il suo risveglio primo, quando egli si ribellò a quello stato di quasi di inebetimento felice in cui viveva; e quando lui usci dalla città, e andò alla ricerca della verità, e comincio a provare sulla sua pelle tutto ciò che gli offriva l'India di allora: ossia, il fachirismo, un certo tipo di vessazioni sullo spirito, la cui risacca ancora dura, attualmente, in molti ambienti di ricerca spirituale, dalla natura medioevale.
E, poi, vedemmo che, finalmente, Egli si oppose – essendo, appunto, un animo gentilissimo, ricco di molte rinascite, e quindi conoscendo qual è il armonioso della vita - egli si oppose a queste sue ricerche dure e dolorose, negando che potessero portarlo ad alcunché.
Diciamo che la crema della verità stava già riempiendo le pareti del suo immenso Io cosmico, quando Buddha esclamò, riferendosi al Mistero della Vita:
“Io, adesso, devo capire di che si tratta!”
Noi abbiamo descritto, nel dialogo passato, la visione che egli ebbe….ma, attenzione!....lui dice, molte volte:
“…Io, per la prima volta in questa vita…ebbi questa visione”
Come in un film di fantascienza, di cui stiamo, adesso, inventando la trama…noi descriviamo della gente legata da un laccio invisibile, e abituate alla Città della Sofferenza; in cui tutti quanti, dai bambini agli adolescenti, agli adulti, ai vecchi, siano serrati da una catena che stride, che brucia, che propone loro sempre un angoscia, una sofferenza ecc. ..
Ma, quel popolo non lo sa e continua ad andare avanti, addormentato… e così via…….
Finché giunge qualcuno che prende tutti per un braccio e muove, facendola tintinnare, la loro catena, dicendo
“…Guarda che tu stai soffrendo!…Adesso, devi reagire!...”
A questo punto, è già importante che lo si dica, che esiste un dolore; anche se, ovviamente, questo l’uomo lo sa .
Ma, ci vuole un Buddha che mostri l’aspetto completo del problema, in cui l’umanità sta immersa…che mostri questa sofferenza … Ci vuole anche un Buddha che dica:
“ La sofferenza nasce solo perchè noi lo vogliamo”.
Quindi, quella catena, paradossalmente, se l’è legata al piede ogni individuo di quella città - che simboleggia il mondo della sofferenza - prima ancora di nascere.
Il Buddha, infine, aggiunge che la sofferenza può cessare.
Come può cessare?
Egli non si limita ad affermare che, in un più o meno lontano avvenire, tu smetterai di soffrire….
Ma, ti offre anche gli strumenti per riuscirci.
Nei due dialoghi precedenti ci siamo immersi, felici, in questa bellissima rivelazione.
E’, difatti, una caratteristica di tutti coloro che conoscono e vivono la verità del grande Gotamo essere gioiosi, quando sentono quanto che Egli declama…
Lo abbiamo visto giungere davanti all’àncora della beatitudine, afferrarla, e, finalmente, darci le Quattro Nobili Verità.
Abbiamo compiuto, nel precedente incontro, l’analisi profonda delle tre prime verità: cioè, che la sofferenza esiste e del come noi dobbiamo affrontarla.
Ci è stato insegnato a sentirla in noi, piuttosto che sfuggirla. Perché ogni tipo di sofferenza, immergendosi nell’ animo dell'uomo risvegliato… ne viene riassorbita.
Abbiamo, poi, parlato di come nasce la sofferenza…
A questo proposito, più avanti, entreremo ancora nel dettaglio… ed io spero di riuscire a dimostrarti che è proprio lì, nel tuo interiore, che nasce la sofferenza, come ci spiega Buddha…
E poi abbiamo, finalmente, abbiamo studiato che la sofferenza può cessare…
Il modo per riuscirci è l'Ottuplice Sentiero.
Mi vorrei ancora un attimo soffermare, prima di affrontare l'Ottuplice Sentiero – la Quarta Verità di Sakyamuni Buddha; che, se non è spiegata a fondo, rimane un po’amputata
In effetti, qual è la sofferenza di cui parla Buddha?
E ovvio che in questa vita noi trascorriamo molte giornate allegre, in contentezza
E’ inutile essere lugubri e ammantarci il volto con un modo di vedere la vita, piuttosto “ iellatorio”
Certo che siamo stati felici, in passato…!
Ma, io vorrei, per un attimino, sedermi accanto a voi, e tutti stare l’uno accanto all’altro ed analizzare ogni momento in cui stiamo stati felici. Quel momento fu una vampata, che, gradatamente, però,… si è estinta, ed è finita…
Ogni attimo di gioia che noi abbiamo avuto, ogni istante di soddisfazione poi, è comunque cessato… e quindi, se una cosa finisce, amici miei, io non voglio più andare alla ricerca di quelle esperienze, se alla fine, mi ritrovo il nulla in mano….io voglio una cosa eterna,…e, grazie a Dio, grazie al cielo l’ho ricevuta, con il grande Illuminato, e spero di trasmettervela…
Quindi, il desiderio è questo!
Però, torno a ripetere, in effetti cosa è la sofferenza?
Che cos'è vogliamo significare, con quel termine?
Allora ascoltate…
Vi dissi dall’inizio che Buddha (questa è una visione che hanno un po’ tutti quanti i veri seguaci del Dharma) quando parla del dolore dell’uomo, evidentemente non nega che l’uomo e la donna abbiano avuto dei momenti positivi e validi, e buoni nella vita… ma, intrappolati in questo corpo di carne, innegabilmente non hanno speranza.
Perchè qualunque momento gioioso è eliso, è cancellato, poi, da questa, diciamo cosi, spinta gravitazionale di tutte le cose, di cui abbiamo parlato; le quali hanno il sigillo dell’ impermanenza; cioè, ogni realtà esistenziale nasce, vive e si esprime…e, qui, ci mettiamo le situazioni… qua, ci mettiamo gli uomini… qua, ci mettiamo gli amori… qui, ci mettiamo le divinità e i demoni…. Tutta la manifestazione dell’essere è bella e affascinante, fino a quando non si estingue; questa è l'indicazione che noi analizzeremo tra poco.
La sofferenza è per coloro che si vogliono attaccare a quel che, comunque, ha una fine, ha un invecchiamento naturale…ma, non analizziamo solo l’umanità…invecchia anche una situazione.
Sapete che anche nel mondo degli dei e delle divinità e degli angeli c’è l’invecchiamento? Eh beh! Questo sì, perché - poi ne parleremo - la materia, anche se brillante, anche se radiosa, è pur sempre materia…che è incisa,…che è, diciamo così, caratterizzata dall’universale senso dell'impermanenza, della manifestazione…una verità che riguarda anche i soli e anche gli universi.
Pralaya e Manvantara…
Cioè, si espandono, nascono i pianeti, i soli; e, poi, finalmente, tutto quanto ricade un’altra volta nel nulla.
Ce lo insegnano i Veda - l'antichissima, la più antica delle scienze, nata in terra hindu - che tutto ha un termine.
Allora, come dicevo, il volersi attaccare è dolore; perchè l’impermanenza esiste, sia negli universi, come anche nei piccoli oggetti che abbiamo in tasca…esiste anche nelle cose più minute. Ed allora dobbiamo deciderci a vivere, vivere con gioia….perchè abbiamo visto che il “torrente” ci lava e va avanti, produce… e va avanti ancora… ecco…e il fatto ci insegna a conoscere la gioia del rinnovo… questo, sì…ma, senza attaccamenti. Allora, torniamo a dire, la sofferenza, in effetti, che interessa così il Buddha, non è ovviamente la sofferenza fisica, quella che si vede durante le guerre; la sofferenza delle ferite, la sofferenza del cancro, la sofferenza delle malattie…. . Certo, esiste la sofferenza di chi ama le persone malate, e, molte volte, non può far nulla.
L'analisi della sofferenza, nella Via del Dharma, risiede in quello che è chiamato dukkha, in linguaggio Pali.
Mi spiego meglio, forse, con un esempio accademico.
Questo tipo di sofferenza, o di insoddisfazione, che è il sigillo di tutti quanti noi; in cui, bene o male, alla fine, cadiamo dentro, con tutti due i piedi, in qualunque nostra esperienza, è chiamato dukkha .
Ascoltate… dukkha, etimologicamente, è formato da due radici: da DU e da KA
Questo, per quanto riguarda il termine Pali.
DU significa, in genere, difettoso; e KA, significa vuoto.
Quindi un “vuoto difettoso”!
E ciò cosa, ancora, vuole dire?...
Immaginiamo una ruota…e che questa ruota abbia, al centro, il mozzo…sapete, dove si infila il bastone che unisce le due ruote…
Considerando le altre due, avremo il carro.
Ebbene, questo mozzo è, proprio, DUKKA; cioè, è un vuoto. Immaginate, ora, che sia un “vuoto difettoso”.
Questo tondo è frastagliato, interrotto, smozzicato, non livellato e non oliato bene....
Ovviamente, quando vi si infila il bastone, e il carro, con le quattro ruote, cammina, proprio in quelle ruote ci sarà un sobbalzo, ci sarà irregolarità, un continuo fastidio, e un disturbo di chi è seduto, là sopra, sul sedile… che sta proprio sulla ruota.
Ecco, è questa la sofferenza di cui si occupa la Via del Dharma: una sofferenza costante, un’insoddisfazione generale; sono le angosce piccole, le angosce grandi, il non essere mai contenti.. insomma, il voler uscire – senza riuscirci - da questa scontentezza, dentro di noi, e che alla fine ci fa stare sempre malinconici e tristi.
Tutto ciò, con ampie schiarite; ma, anche, con ampie immersioni nella nostra malinconia.
Questa è la sofferenza (poi, vedremo che ci sono anche altri tipi di sofferenza…la storia delle due frecce…ne parleremo; ma, non esageriamo molto, ora, con l’anticipazione dei prossimi dettagli…).
In effetti è una sofferenza soffusa, che è la caratteristica dell'uomo, e che ci accompagna nelle nostre meditazioni solitarie, nei nostri monologhi interiori – anche se viviamo in coppia (…spesso, le coppie sono formate da due individui soli…da una donna solo e da un uomo solo, che, sempre, hanno, diciamo così, questi ruscelletti interni, di dispiacere, velenosi, che fan male)… e ci conduce fino alla morte questa sofferenza. Fate conto, quindi, che la mia spiegazione rappresenti una pennellata del problema….
Poi, ci saranno gli altri problemi, che non voglio certamente affrontare, adesso…L’impermanenza…
Ogni realtà è impermanente; ogni realtà è, quindi, intrisa di sofferenza; oppure, toccata dalla sofferenza
E ogni realtà, a causa dell’impermanenza di tutte le cose, è priva di un sé stabile.
Ossia, non è che il sé individuale non esista (…è molto bello…è molto bello – e ne parleremo più avanti - il fatto di sentirsi parte dell’universo, ma non coagulati in una gabbietta)…
….Per quanto Guido, che vi sta parlando, abbia il senso dell’io, lo percepisce solo fino a che esso si esprime…(ma, tra poco, parleremo degli Skanda…)
Come una ruota del carro, oppure come un vaso di coccio, che sta in piedi fino a quando non gli si da un colpo e lo si fa cadere in mille pezzi, così Guido, quando morirà, cadrà in mille pezzi ed il suo sé diventerà un aroma; si ritroverà nei semi del karma che avrà creato nella presente rinascita….
Ed è bello “non essere”!... è bello il non sé di cui parla il Signore Buddha.
Viveteci un attimo, non siate legati a delle funi urticanti. Abbiamo già detto…un uomo e una donna, a volte, é come se stessero avvinti ad un palo conficcato…ecco, a Venezia…quei pali che spuntano dal mare…
Essi, sovente, si trovano legati a quel palo da cinghie di cuoio, che rappresentano, appunto, i loro attaccamenti, le loro illusioni… E il fatto che tutto quanto sia legato al resto delle cose - e ne parleremo, adesso - e, nel contempo, ci sia un costante rinnovo, fa si che noi ci ritroveremo, sempre, in rinascite future, privi di un sé, ma ricchi della continuità del nostro pensiero, del nostro “continuum mentale”.
Ma, per favore, lasciamo per un attimo anche questo aspetto…mi premeva indicare quale è la sofferenza da cui, sperimentando il sistema che noi affronteremo tra poco, potrete tranquillamente liberarvi, con gioia, in questa stessa vita.
Anche il desiderio, viene indicato da Buddha come responsabile della nostra sofferenza.
Buddha lo chiama Tana: “avidità”….
Anche qui aggiungo che nessuno mi proibisce, francamente, quando la mattina io esco di casa, di andare in un bar e prendermi un buon caffé …parliamoci chiaro…. nessuno mi proibisce di leggermi un giornale… o di dedicarmi ai miei amati studi… Ecco, ci sono molti che, giustamente, non hanno afferrato lo spirito della Dottrina
.... Bisogna oliare un pochino i meccanismi interiori, perchè la macchina possa camminare….eppure, esistono alcuni che, ad un certo punto, affermano, addirittura:
“…no, anche il mangiare è un desiderio..”
….Ed è sbagliato, è pazzesco, tutto questo, credetemi.
Non c’è cosa più equilibrata, invece, del sentiero del Dharma …esso vi darà pace, vi sgancerà addirittura da diverse monomanie…..
Quindi, quando noi parliamo di desiderio, parliamo di quel tipo di avidità, di quel tipo di tensione costante, di legame e di passionalità che, spesso, proviamo, verso le cose, verso la vita…. Non vi afferra un incantesimo, quando voi osservate l’ immagine di uno yogi, che sprofonda nella sua gioia interna – quella del non sé - che è al centro delle cose…?
Ecco, costui è privo di desideri…
Difatti, abbiamo visto che il ruscello della vita, l’essenza impronunciabile dell’esistenza sta proprio al centro delle cose….
E che gioioso incantesimo ci prende, le rare volte che percepiamo come, in effetti, si può e si debba esistere “senza vita formale”.
Dentro di noi, allora, potremmo restarcene sempre a nutrirci di quel miele e di quella tenerezza; di quel amore cosmico, di quella pace che nasce dal non essere coinvolti nella forma, nella forma “transeunte”…quando ci identifichiamo nel non sé, nel “non forma”….lì, dove ci vuole portare Gotamo il Buddha.
Quando Gotamo Buddha uscì dal suo stato di grazia, ai piedi dell’albero di Bodhi, e decise di dare la verità all’uomo, esclamò:
“….Ho trovato “l’antichissimo sentiero” percorso da tutti i Buddha, e da tutti gli uomini santi.”
Credo che sia molto interessante soffermarci, per un attimo, qui, e sostenere che nulla di nuovo avviene nei cicli planetari. E’ previsto che la misericordia divina, sotto aspetto di un Buddha, venga periodicamente a liberare l’uomo, ed era previsto che il nostro grande amico, sacro Amico venisse… però percorrendo (questo è molto interessante, perché da fiducia e conforto a tutti noi…) percorrendo un sentiero che è stato sempre lo stesso, attraverso immemorabili millenni e cicli (forse, anche in altri sistemi solari).
Un Buddha non può restarsene avulso dalla tradizione.
Ed ecco che Buddha dice,:
“…Ho rintracciato l’antichissimo sentiero di tutti i Buddha e ve lo ripropongo…”
Quindi, insisto molto a sottolineare, che, secondo quanto noi riusciamo a comprendere, è un sentiero che ha portato in passato – e Buddha lo ha rintracciato - la libertà all’uomo; un sentiero integrale, completo. Quello che libera dalla sofferenza. Abbiamo visto che la testa di smeraldo di questo dragone del Sentiero, sono le Quattro Verità, e che la Quarta Verità indica, sperimentalmente, come tu possa uscire dal dolore e liberarti in questa stessa tua vita.
Ricordo a tutti voi che Buddha insiste e conferma sovente che c’è la possibilità che chi segua il suo sentiero si possa liberare nel ciclo immediato che sta vivendo.
E possa entrare nella gioia del non sé, non procrastinando oltre, così, la propria libertà Ecco, senza cadere nell’enorme errore della frettolosità interiore, dell’emotività, va comunque detto che Buddha ha un grande potere: quello di offrire la possibilità della sperimentazione a tutti quanti noi.
Buddha non parla invano. Buddha viene a liberare tutti! Abbiamo visto, prima, che le Quattro Nobili Verità, o le Verità che rendono Nobili - quelle che risvegliano l’uomo al bruciante dovere che egli ha di uscire dalla ruota del Samsara -, queste verità terminano sempre con una sollecitazione a realizzare in se stessi, nell’immediatezza, quanto rivelano.
La prima nobile verità ripete – la riproponiamo - che bisogna capire la sofferenza; la quale va assorbita, e non allontanata, e c’è la necessità di viverla interiormente, ora; di sentirla completamente.
Poi, la seconda verità, ricorda che la sofferenza nasce, a causa dell’attaccamento a qualcosa….
Noi dobbiamo abbandonare la distrazione del desiderio e… …finalmente!... Buddha ci fa visualizzare l’abbandono avvenuto di ogni desiderio
Abbiamo realizzato la seconda verità, tramite l’insegnamento che spinge a conoscere il problema, a superarlo e, infine, a realizzare lo stato di abbandono completo dal medesimo.
Per cui, quanto importa, adesso, dire è che ci troviamo di fronte ad un’integrale sperimentazione soggettiva…che io esorto vivamente a realizzare in voi stessi……..
Non è un caso che ognuno di voi, che ascolta questi dialoghi, e che sia giunto qua.
Non si arriva a Gotamo Buddha, senza una ragione….
Avete percorso migliaia di rinascite, nel passato, addirittura planetario…migliaia di cicli cosmici…avete sofferto, e la risacca della vostra volontà e dei vostro karma vi hanno condotto, qui, di fronte all’Illuminato.
Quindi, tutti avete un valore; rappresentate sicuramente una valida caratura.
Questo, di certo, non lo affermo per solluccherarvi l’intimità… ma, vi esorto a poggiare la vostra fede su queste realtà. Con serenità, con purezza, lo stesso Buddha suggerisce:
“…Sperimenta quello che io ti dico”….
Ed ecco…. da qui, in poi, stiamo entrando nel terzo dialogo e nella sperimentazione che tutti attendiamo….. “…Esperimenta quello che ti dico… io ti rendo più facile e ti spiego al dettaglio questo antichissimo sentiero di liberazione, senza età , che ho rintracciato in questa mia vita, 2600 anni fa, e che offro all’umanità. Però, tu devi agire….(Buddha)..”
Il mio amatissimo insegnante spirituale, Ajahn Chandapalo – l’abate del convento buddista theravada Santacittarama, a Rieti - dice, in proposito:
“…Decidetevi, decidetevi a credere in voi stessi, non state sempre e solo a sentire gli altri...”
(Guido Da Todi)
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