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 L'indicibile salto di qualita'

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
admin Inserito il - 05/09/2016 : 09:57:18
L'indicibile salto di qualita'

Le Chiavi Mistiche dello Yoga

di Guido Da Todi


Capitolo 61:

È necessario che <l’indicibile salto di qualità> avvenga. Prima, o poi,
tutti lo dovranno compiere.

Parliamo per un attimo dell’idea che ogni ricercatore si fa del divino,
prima ancora di averne realizzato la presenza in ogni particella del
proprio essere, sperimentandola a fondo, indiscutibilmente e senza riserve.

Inutile dire, innanzitutto, che l’uomo possiede la medesima natura di Dio.
E, anche quando ne analizza, per fede cieca, l’esistenza nelle cose
universali, è spinto – proprio in quanto divino – da una funzione superiore
del proprio istinto ad accettare la profonda verità di questo suo credo.

Tuttavia, il <campo di Kurukshetra> - ossia, la vita quotidiana dello
spiritualista - è ricco di una tale confusione di forme, di credi, di
movimenti disordinati, tanto che egli fa prevalere le sue preferenze etiche
verso <maschere> della divinità; verso una molteplice quantità di veli, che
sono scambiati per l’Essenza che ricoprono.

Ed ecco quanto, qui, sia fondamentale indicare con fermezza che il
significato che diamo al termine Dio si identifica strettamente a quello
usato dalla tradizione hindù: l’inesprimibile polo assoluto che, mentre può
essere sinonimo di vita universale, ne è anche l’armonia equilibratrice;
una Realtà che ogni suo vero e maturo figlio percepisce con la
medesima intensità innegabile che egli rintraccia in ogni altra
espressione del manifesto.

Non si tratta, quindi, di un semplice simbolo religioso; né di
uno sforzo mentale a creare l’immagine del <meglio di ogni meglio>.

No. Il Verbo, la cui eco sono tutte le cose che il cosmico esprime, è una
<Sonorità> ben stabile e sovrana; una Nota che si ripercuote nell’animo di
chi sia capace di percepirla con tanto acuto senso di realismo, da essere
immediata prova a Se stessa.

Una prova – ripetiamo – indicibile.

Tuttavia, il ricercatore stenta ad abbandonarsi nel Vuoto Puro che la
contiene. Il suo mondo si arricchisce, man mano, di una serie interminabile
di <stampelle>, o di <starting points>, che sono rappresentati da religioni
– che pensano per lui; e da una serie di chiaroscuri, che tratteggiano una
scala gerarchica di individui – dal fratello più avanzato, all’Avatar.

Egli si appoggia, pure, alla propria mente superiore. E da essa ricava
sottili meccaniche del come e del perchè si possa pervenire alla libertà
finale. Una libertà, tuttavia, che non raggiungerà mai, fino a quando
scambierà il sistema con quanto è da esso rappresentato.

<…O migliore dei guerrieri Kuru, nessuno prima di te ha potuto contemplare
questa Mia forma universale, perchè né lo studio dei Veda, nè i sacrifici,
né gli atti caritatevoli, e neanche i riti, l’ascesa severa o altre simili
pratiche permettono di vedere questa forma (Bhagavad Gita – verso 48
– capitoli 11)>
<..Quando la tua mente non si lascerà più distrarre dal linguaggio fiorito
dei Veda, sarai situato nella realizzazione spirituale, in piena coscienza
di Krishna (Bhagavad Gita – verso 53 – capitolo
2).>

Diciamoci la verità: è molto più facile ed usuale derogare a Dio, mentre ci
si stringe a rappresentazioni individuali, o mentali che riteniamo
rappresentino una promessa a farcelo raggiungere.

Sapete la differenza che passa tra un pensiero concreto ed uno astratto?

La rosa, con le sue forme e colori, con il suo profumo ed il gambo ricco di
spine è la rappresentazione mentale <concreta> di un singolo componente del
regno vegetale intero; mentre, l’intero regno vegetale è il simbolo
astratto in cui è racchiusa la rosa.

Un albero è la forma concreta soggettiva del mondo arboreo in generale.

Ebbene - benché l’esempio non sia pertinente in senso assoluto a quanto
vogliamo indicare - potremo dire che lo spiritualista medio che focalizza
le sue attenzioni sul mondo della Forma, e che egli rende incandescente
con l’energia della propria incompleta ricerca di Dio, esprime una
funzione parziale dello spirito, proprio come una singola rosa è un
frammento dell’intero mondo vegetale.

In qualche modo, l’idea astratta del regno vegetale esiste nel fiore; come
esiste nel ricercatore la
<sensazione> che Dio sia presente nelle Scuole che frequenta, o nei Guru
che devotamente serve. E così è, a dire il vero.
<..O figlio di Kunti, Io sono il sapore dell’acqua, la luce del sole e
della luna, la sillaba OM nei mantra vedici. Sono il suono nell’etere e
l’abilità nell’uomo (Bhagavad Gita – verso 8 – capitolo
7).>
<..Sono il sapore originale della terra, e il calore del fuoco. Sono la
vita in tutto ciò che vive, e l’austerità nell’asceta (Bhagavad Gita –
verso 9 – capitolo 7)

… Quanto detto sinora, però, non ha il potere di sciogliere i lacci che
legano l’individuo al mondo di maya.

Difatti, Dio è sicuramente nelle persone che lo rappresentano degnamente;
tuttavia, è pure fuori di esse.

<…Sappi che ogni condizione dell’essere, dipenda essa dalla virtù, dalla
passione o dall’ignoranza, non è che una manifestazione della Mia energia.
In un certo senso Io sono tutto, ma rimango indipendente. Non sono soggetto
alle influenze della natura materiale, poiché esse sono in Me…(Bhagavad
Gita – verso 12 – capitolo 7).>

Di conseguenza e senza alcun dubbio, la meta di ogni ricerca spirituale è
giungere a percepire, in modo definitivo e sicuro, il <Suono> latente di
Dio, in ogni cosa; e fuori di essa.

A questo punto, la somma di tutte le acquisizioni della mente superiore, o
inferiore, cadrà nel vuoto dell’insignificante; e proprio come i sacchetti
di sabbia – lanciati verso terra da una mongolfiera - riescono a
sbalzarla, di colpo, verso il cielo, così lo spirito umano si troverà –
libero e deliziato - nella mistica atmosfera dell’Uno, visto quale Verbo.

Ecco, la chiave.

<…Si deve meditare sulla Persona Suprema come sull’Essere onnisciente, il
più antico, Colui che controlla e mantiene tutto, che è più piccolo del più
piccolo ed è inconcepibile, al di là dell’intelligenza materiale, e che
rimane sempre una persona. Luminoso come il sole, trascende questo mondo di
tenebre (Bhagavad Gita – verso 9 – capitolo 8).>

Questo, è <l’indicibile salto di qualità> dello spiritualista;
che, inizialmente, nasconde una promessa, ma, in seguito, diviene la più
alta realizzazione di libertà metafisica, oltre la quale non esiste altro.

<..Poiché i saggi Mi conoscono come il fine ultimo di tutti i sacrifici e
di tutte le austerità, come il Signore Supremo di tutti i pianeti e di
tutti gli esseri celesti, come l’amico e il benefattore di tutti gli esseri
viventi, trovano il termine delle sofferenze materiali (Bhagavad Gita –
verso 29 – capitolo
5).>

Abbiate il coraggio, quindi, e la fiducia di abbandonare l’intensa stretta
quotidiana che portate verso quei simboli che <indicano> Dio, pur rimanendo
riconoscenti per quanto essi vi hanno dato sinora.

Divenite voi stessi!

Iniziate a domandarvi il perchè questi fratelli e sorelle maggiori, o
queste Scuole, vi abbiano attratto. Ma, siate, anche, consapevoli che
l’incontro che il destino ha prodotto tra voi e tali
<strumenti di servizio> ha una precisa funzione, voluta da Dio medesimo:

<…Cerca di conoscere la verità avvicinando un maestro spirituale; ponigli
delle domande con sottomissione. L’anima realizzata può rivelarti la
conoscenza perchè ha visto la verità (Bhagavad Gita – verso 34 – capitolo
4).>

Sappiate per certo, miei cari amici, che fino a quando non farete il primo
passo verso l’Uno, inteso in questi termini; fino a quando non rinuncerete
alla rosa, per l’intero universo dei fiori; fino a quando non tradurrete in
articolazione l’inarticolata Voce del Silenzio; fino a quando non amerete
Dio, realizzandoLo come il Cuore pulsante di qualunque organismo parziale
dell’universo, voi non sarete liberi.
Il <ronzio della sacra Ape> inizierà a vibrare, allora, in ogni poro,
spirituale e fisico, che possedete. Il mistero taumaturgico della
transustanziazione e dell’eucaristia cosmica si produrrà, ed il Verbo
tornerà a divenire Carne. Nella stessa, viva realtà dei vostri tre piani di
esistenza.

Molti di voi non lo crederanno. Eppure, la Voce del Caro Amico diverrà, da
quel momento, quanto di più famigliare possiate mai immaginare.

E il miracolo rinnovato dell’alfa e dell’omega, tornati a formare la chiusa
corona dell’autorealizzazione, vi riempirà di tanto amore, di tanta
infinita estasi, che ogni vostro amico, ogni vostro parente, ogni
sconosciuto individuo, a contatto con voi, verranno, a loro volta,
misteriosamente soffusi dal polline che la Sacra Ape rifulgerà su di essi,
riflettendosi da Dio al vostro animo!

Personalmente, nella lunga vita che vedo dietro di me, ho studiato tutto
quello che c’era da studiare, nei più alti e sublimi argomenti metafisici;
ho praticato la massima forma di yoga tradizionale (il Kriya Yoga); ho
scritto libri e servito uomini e donne alla ricerca della verità.

Eppure, in questo momento, mentre vi sto scrivendo, vedo la mia mente,
ritorta, lì, in terra, come un ferro arrugginito; mentre una leggera,
costante brezza mi agita i capelli. È l’unica Realtà che mi resta: la
brezza della Presenza.

Perchè mai debbo avere il timore di testimoniare una verità millenaria, a
cui mi hanno condotto –
con milioni di altri fratelli – le sante rivelazioni della sempre benedetta
India?

La Presenza esiste! Esiste, proprio nel modo in cui si manifesta a tutti
noi, nel sacro testo della
Bhagavad Gita.

…Non so, ora, dove mi porterà l’Uno. Ma so che sono arrivato al termine
della mia Divina
Avventura.

Il dolce, costante sussurro del mio Signore oramai non mi abbandonerà più,
durante gli infiniti cicli che mi attendono.

Ed una cosa mi delizia profondamente. Tale stupenda realizzazione toccherà
a tutti quanti voi – fratelli miei – dovunque voi siate, e qualunque grado
di attenzione abbiate posto in quanto vi ho appena testimoniato.

….Provate a fare <quel primo passo>! Tutto il resto è ciarpame..


(Guido Da Todi)







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