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 Il ritmo giusto dopo l'ictus

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
admin Inserito il - 27/07/2010 : 11:14:30
Il ritmo giusto dopo l'ictus

La cosiddetta "stimolazione uditiva ritmica" può essere utile per migliorare le capacità di movimento

da corriere.it - 26 luglio 2010

MILANO - Recuperare il movimento dopo un ictus, ascoltando la musica: è possibile, secondo una revisione degli studi sull'argomento condotta dalla Cochrane Collaboration, l'ente internazionale che si occupa della valutazione indipendente delle ricerche scientifiche. Gli esperti Cochrane hanno riesaminato i dati di sette piccole ricerche che avevano coinvolto poco meno di 200 pazienti colpiti da un ictus e sottoposti a un ciclo di riabilitazione in cui fosse compresa la musicoterapia: stando ai risultati, la cosiddetta "stimolazione uditiva ritmica" può essere utile per migliorare le capacità di movimento. In pratica, il ritmo del brano musicale scelto dal terapista come sottofondo accompagna gli esercizi e, dando il tempo, li facilita: i pazienti muovono meglio le braccia e diventano anche capaci di camminare più velocemente e fare passi più lunghi.

«Il ritmo è l'elemento principale di cui tener conto nella musicoterapia per l'ictus - dice Joke Bradt, autore della revisione -. I benefici dell'ascolto libero di brani, dal vivo o registrati, per favorire la ripresa del linguaggio sono invece meno certi: nella maggior parte dei casi gli studi sono troppo piccoli per poter trarre conclusioni solide». Le virtù delle note non finiscono qui: una ricerca condotta da Francesco Riganello dell'Istituto Sant'Anna di Crotone su alcuni pazienti in stato vegetativo ha dimostrato di recente che la musica "smuove" qualcosa anche in chi non è più cosciente. «Se un soggetto sano ascolta un brano di musica classica e ne viene emozionato si modifica un parametro cardiaco associato, nel cervello, a un incremento della capacità di attenzione. Lo stesso si verifica in chi è in stato vegetativo», racconta Riganello.

La musica riprodurrebbe fedelmente l'"effetto mamma": le persone legate affettivamente a pazienti che non hanno più alcun contatto con l'esterno riferiscono spesso che il proprio caro "risponde" quando sente la loro voce, o la loro presenza fisica. Allora questi pazienti provano emozioni? Che sia possibile usare la musica per riportarli alla coscienza? «È probabile che nei pazienti in stato vegetativo si aprano "spiragli", finestre di attenzione e comunicazione verso l'esterno che dovremmo riuscire a cogliere per poterle sfruttare - osserva Riganello -.

La musica potrebbe aiutarci a entrare in questi squarci verso il cervello del malato, visto che provoca alterazioni cardiache che nei sani sono connesse alle emozioni e all'aumento dell'attenzione. Occorre studiare ancora molto questo tema prima di poter fare ipotesi: non dobbiamo fare speculazioni avventate, ma sicuramente porci qualche domanda».

Elena Meli






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