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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
admin Inserito il - 15/10/2004 : 11:47:00
Indymedia dissequestrata, ma ora tocca a Pino Scaccia

by Paolo Attivissimo


I dischi rigidi dei server di Indymedia sequestrati il 7 ottobre scorso
sono stati restituiti, apparentemente intatti, a Rackspace ieri
pomeriggio (13/10), stando a un comunicato di Indymedia.

http://www.indymedia.org/en/2004/10/112119.shtml

Le esatte motivazioni del sequestro restano tuttora ignote. Essendo il
sequestro coperto dal segreto istruttorio, e' estremamente difficile
avere dati certi che chiariscano i termini della situazione, e ragionare
sulle ipotesi e' pericoloso. Per esempio, le foto di agenti svizzeri in
borghese pubblicate da Indymedia, che molti hanno sospettato siano la
causa del sequestro, sono al momento soltanto una motivazione ipotetica
non confermata.

E' invece abbastanza assodato che il procedimento di sequestro è
scaturito da un'indagine nata al fuori degli Stati Uniti e su richiesta
delle autorità svizzere e italiane.

La dichiarazione di Rackspace ("...an investigation that did not arise
in the United States"), citata da The Register:

http://www.theregister.co.uk/2004/10/08/fbi_indymedia_raids/

La dichiarazione dell'FBI all'Agence France Presse:

http://story.news.yahoo.com/news?tmpl=story&cid=1509&ncid=738&e=6&u=/afp/20041008/tc_afp/us_internet_justice

"The FBI acknowledged that a subpoena had been issued but said it was at
the request of Italian and Swiss authorities. 'It is not an FBI
operation,' FBI spokesman Joe Parris told AFP. 'Through a legal
assistance treaty, the subpoena was on behalf of a third country.'"

Essendo il sequestro avvenuto in territorio inglese, la faccenda
coinvolge sicuramente il Home Office (Ministero dell'Interno). Se il
sequestro è avvenuto per acquisire prove da presentare in tribunale, gli
atti dell'eventuale processo dovranno rivelare le modalità di
acquisizione per confermare che siano legali e quindi ne sapremo
qualcosa in più. Sono già state presentate interpellanze in proposito al
Ministro dell'Interno David Blunkett. La risposta è attesa a breve,
secondo The Register:

http://www.theregister.co.uk/2004/10/14/indymedia_servers_back/

Il caso Indymedia è importante perché ha delle conseguenze per chiunque
pubblichi qualcosa su Internet: dalle testate "istituzionali" fino
all'ultimo dei blogger.

Infatti si possono condividere o meno le idee di Indymedia, ma resta il
fatto che è stata oscurata una testata giornalistica (sì, Indymedia è
una testata giornalistica, perché in moltissimi paesi fare giornalismo è
un diritto automatico e non richiede una tessera dell'Ordine). Ed e'
stata oscurata senza che vi fossero necessità tecniche: se le autorità
avessero voluto i dati dei dischi, avrebbero potuto copiarli senza
rimuoverli, come da prassi giuridicamente consolidata, e senza neppure
farlo sapere a Indymedia.

Inoltre l'oscuramento è avvenuto senza dare alcuna giustificazione e
anzi dando ordine a Rackspace di non discuterne i dettagli con la
testata stessa, secondo la prassi vigente in Inghilterra. Indymedia,
quindi, non sa di cosa è accusata. Quali che siano i motivi più o meno
validi dell'azione di sequestro, è una situazione più acconcia a un
regime totalitario che alla teoricamente civile Europa.

Ma che c'entra Pino Scaccia, il giornalista RAI? C'entra perché c'è un
parallelo interessante. Scaccia, infatti, è stato colpito proprio in
questi giorni da un esposto-denuncia perché qualcuno ha pubblicato, nel
blog del giornalista, un commento che ha violato la privacy di un minore.

A un giornalista RAI viene dunque contestata una violazione per molti
versi analoga a quella contestata, perlomeno in via informale, a
Indymedia (anche le foto degli agenti, infatti, non erano state
pubblicate direttamente dai gestori di Indymedia, ma facevano parte di
un commento di un partecipante a un forum).

Scaccia non rischia il sequestro degli hard disk per una settimana, ma
la punizione e l'espulsione dall'Ordine dei Giornalisti. Rischia il
posto di lavoro, gestito con correttezza per trent'anni, per una cosa
che non ha scritto lui, ma è stata affissa da un lettore anonimo.

Anche per Pino Scaccia dovrebbero esserci sviluppi a breve: l'udienza si
tiene domani (venerdì). La notizia e' riportata da Punto Informatico:

http://punto-informatico.it/p.asp?i=49997

e commentata nel blog di Scaccia:

http://www.pinoscaccia.rai.it/

In entrambi i casi, sembra che si stia stabilendo un principio molto
pericoloso: chi gestisce un sito che ospita commenti pubblicati dai
lettori risponde in prima persona per quei commenti. E' come se i
condomini fossero responsabili per gli insulti scarabocchiati sui muri
del condominio da vandali con le bombolette.

Viene spontaneo chiedersi, a questo punto, che cosa succede se qualche
malintenzionato scrive frasi ingiuriose o lesive della privacy nei
commenti di siti come Punto Informatico o Zeus News, o nei forum della
Rai, o in un blog. Di fronte a episodi come questi, molti responsabili
di siti d'informazione e blog potrebbero sentirsi in dovere di spegnere
per prudenza le aree di discussione e commento, con grave danno per la
libertà di comunicazione in Rete. E così i casi di Indymedia e di Pino
Scaccia, apparentemente così lontani, finirebbero per toccare ognuno di noi.



Aggiornamento su Indymedia

Punto Informatico ha appena pubblicato che la richiesta di sequestro ha
origini italiane.

Indymedia dichiara che "La pm Marina Plazzi che indaga sulla FAI e sui
pacchi bomba a Prodi aveva chiesto l'acquisizione di alcune informazioni
su notizie passate su indymedia" e che "questo ordine e' stato
interpretato in senso quantomai estensivo da parte dell'FBI che ha
proceduto a un sequestro vero e proprio, un eccesso molto grave, che non
e' stato ovviamente convalidato."

http://italy.indymedia.org/news/2004/10/662351.php

Con buona pace di chi era saltato subito alla conclusione che i
"cattivi" erano gli americani.



Ciao da Paolo.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
(C) 2004 by Paolo Attivissimo (www.attivissimo.net).




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