ROMA. Per una volta, Internet servirà a ricordare. Da oggi per dieci sterline (poco più di 14 euro) la tragedia di Auschwitz sarà consultabile sul sito www.evidenceincamera.co.uk che pubblicherà foto inedite scattate dagli aerei della Raf (l'aviazione britannica) che documentarono le atrocità naziste, cinque mesi prima dell'arrivo degli alleati. Gli scatti più inquietanti sono senza dubbio quelli che hanno immortalato i forni crematori in funzione, il 23 agosto 1944, nel campo di Auschwitz-Birkenau, oggi Oswiecim in Polonia. Fotografie che sono rimaste sepolta per sessant'anni. Ma sul sito britannico saranno disponibili anche altri 5 milioni di fotografie dell'Aerial Reconnaissance Archive, messe in ordine e digitalizzate attraverso un progetto della Keele University.
Alcune delle immagini più pregnanti del secondo conflitto mondiale, compreso lo sbarco in Normandia, con i cadaveri degli americani che galleggiano nel mare; la corazzata tedesca Bismarck nascosta sette giorni in un fiordo norvegese prima del suo affondamento; Colonia prima e dopo i bombardamenti alleati.
«Queste immagini ci permettono di vedere la guerra di prima mano» ha sintetizzato il responsabile del progetto, Allan William. «Sarà come un replay delle azioni vissute». Questo vale soprattutto per le fotografie scattate su Auschwitz, già anticipate dai media di mezzo mondo, con le colonne di fumo dei forni crematori, e code lunghissime di uomini, donne e bambini in attesa della morte. I nazisti, sentendo la sconfitta ormai prossima, avevano intensificato il programma di sterminio per almeno 437mila ebrei ungheresi.
Le foto sono state esaminate per anni dagli inglesi, ma senza la dovuta attenzione, forse perché la priorità degli alleati era rappresentata dalla sconfitta di Hitler, anziché dal salvataggio dei prigionieri. I piloti ricognitori che scattarono le foto volavano disarmati, spesso a bassa quota sulle linee nemiche o sopra ai campi di battaglia. Molti di essi vennero abbattuti nel corso delle missioni.
-------------
Milioni di fotografie inedite della Raf disponibili sul Web
Le immagini ducumentano, tra l'altro, le atrocità naziste cinque mesi prima dell'arrivo degli alleati
LONDRA - Questa è Auschwitz, vista dall’alto, sono le 11 del mattino del 23 agosto 1944. Dal cielo, il campo di sterminio che è diventato sinonimo dell’Olocausto pare un baraccamento militare, o un enorme campeggio estivo. Invece è la più mostruosa macchina di assassinio costruita dall’uomo, in piena attività: si vede una colonna di fumo che s’alza da una fossa comune e, con ingrandimenti resi possibili dall’altissima definizione, si vedono pure i prigionieri in coda per l’appello finale, prima della morte. Auschwitz, nell’estate del ’44, lavorava come una catena di montaggio dello sterminio: la sconfitta della Germania era sentita vicina e i nazisti s’impegnavano freneticamente per eliminare gli ebrei ungheresi, almeno 437 mila persone, quando un aereo da ricognizione della Raf, l'aviazione britannica, sorvolò quel lembo di terra, oggi Oswiecim in Polonia, e scattò questa foto. Purtroppo, l’immagine rimase sepolta per sessant’anni, fino a ieri. Oggi è un documento che ci restituisce, visto mentre accade, il genocidio.
(foto non disp)
Perché questa straordinaria fotografia, ora rilasciata dai National Archives di Londra, non fu mai pubblicata? Le ragioni sono molte, e alcune amare da confessare. Nell’estate del ’44 lo sterminio degli ebrei, se non la sua portata, era già noto agli alleati, perché denunciato a Washington e Londra dalle stesse organizzazioni ebraiche. Ma il pubblico britannico e americano sapeva poco, perché poco gli era stato detto e, in guerra, la priorità non era salvare i prigionieri nei campi, bensì battere Hitler prima che sviluppasse armi devastanti. Perciò la Raf setacciava il territorio nazista alla ricerca di strutture militari e industriali: gli aerei scattavano foto alla velocità d’un mitragliatore, e forse neppure chi colse quest’immagine notò qualcosa di particolare. La tecnologia aveva prodotto macchine fotografiche così veloci che nessuno poi, in Gran Bretagna, poteva passare in rassegna l’enorme materiale raccolto. Così lo scatto, sepolto tra altri cinque milioni, fu ignorato fino a quando, l’anno scorso, i National Archives diedero l’intero lotto alla Keele University, perché l’adattasse, in forma digitale, per essere processato su computer. E n’è uscito questo documento unico - «estremamente emozionante», secondo l’uomo che l’ha scoperto, Allan Williams - che testimonia l’orrore della storia.
E la storia è questa. Nella sua ultima estate di attività, Auschwitz (o meglio Auschwitz II: il campo di sterminio di Birkenau, cui queste foto si riferiscono) era come sopraffatta dalla fretta di sterminare il maggior numero di persone, in un’aberrante corsa contro il tempo. Le camere a gas uccidevano a una tale velocità che i forni crematori non facevano in tempo a eliminare i cadaveri, sicché i nazisti organizzarono fosse a cielo aperto dove i corpi delle vittime venivano gettati e bruciati. E il fumo che si vede nella foto sale proprio da una di queste fosse, accanto a un forno crematorio. Dettaglio agghiacciante: le code erano tali che i destinati alla morte erano costretti ad aspettare il loro turno per ore in un bosco poco lontano, dove finivano per essere ricoperti dalle ceneri, portate dal vento, di coloro che li avevano preceduti: l’inferno costruito in Terra.
Dopo questa foto, le camere a gas di Auschwitz avrebbero continuato il massacro per altri cinque mesi. Il campo fu liberato il 27 gennaio 1945, nel cui anniversario si celebra il giorno della Memoria, e l’entità dello sterminio cominciò a essere divulgata. Eppure solo a guerra finita, nella seconda metà del 1945, si videro i primi cinegiornali che mostravano i sopravvissuti dei campi, così come li avevano trovati le truppe sovietiche nella loro avanzata verso Berlino, che testimoniavano direttamente il genocidio. E il mondo faticò a prendere coscienza di quanto era accaduto, se perfino un protagonista come Primo Levi, secondo quanto usava dire, tardò a scrivere la sua testimonianza, Se questo è un uomo , perché temeva di non essere creduto nel raccontare una realtà troppo abominevole per essere accettata.
Era la stessa condizione psicologica dei piloti della Raf: l’anonimo fotografo «non sapeva che cosa stava accadendo - dice Williams -, gli operatori avevano l’ordine di fare ricerche con lo scopo di trovare informazioni militari. Non avevano il tempo di pensare a che altro poteva accadere». Noi che sappiamo che cosa cercare, invece, possiamo trovare in questa miniera d’immagini, di cui Auschwitz ’44 è la scoperta più importante, le prove di un passato che ancora dà lavoro agli storici. Nei milioni di scatti della Raf ci sono le immagini di Colonia prima e dopo il bombardamento, dello sbarco in Normandia e di altri capitoli fondamentali della lotta al nazismo. Tanto che già Spielberg, il regista, ha scandagliato questo archivio, per cercare dettagli che ha usato in Band of Brothers , una serie televisiva. Da domani, l’immagine di Auschwitz, assieme a molte altre, sarà consultabile sul sito www.evidenceincamera.co.uk al prezzo di dieci sterline. L’inferno, sessant’anni dopo, arriverà sul nostro computer.